Giulio Sapelli: "L'Italia è un paese governato dall'esterno. È ora che si torni a votare"

Secondo l'economista, nel 2011, Berlusconi fu al centro di forti pressioni tedesche e francesi e Napolitano non seppe far di meglio che chiamare Monti, autore di politiche scellerate che hanno distrutto l'industria

di Alessandro Franzi LinKiesta 22 Ottobre 2016 - 08:30

Unesco: Renzi, allucinante risoluzione su Gerusalemme, stop a queste posizioni

Renzi: "Vedrò il ministro Gentiloni". La Comunità di Roma: "Dia seguito alle sue parole"

Una vista della città vecchia di Gerusalemme © ANSA

Redazione ANSA ROMA 21 ottobre 2016 13:21

Ma che succede se vince il Sì?

Lo Yes di Obama al referendum aiuta a superare la retorica delle cavallette e offre elementi utili per spiegare perché l’America ha paura dell’Europa e perché Renzi può fare con la politica quello che Draghi fa con la moneta

di Claudio Cerasa | 21 Ottobre 2016 ore 06:18 Foglio

Così Renzi ha eliminato le sanzioni alla Russia dall'agenda europea. I documenti inediti

Francia e Germania non si attendevano un’opposizione così dura dell’Italia e il risultato è stato che dal testo della dichiarazione del Consiglio europeo la parola “sanzioni” è sparita. E’ un passaggio notevole del vertice di Bruxelles e lo ha firmato Renzi che in questa partita non è affatto isolato

di Mario Sechi | 21 Ottobre 2016 ore 07:58 Foglio

Il terrore del Cav. si chiama D’Alema

Acrobazie di Berlusconi per evitare che FI sia contagiata dal dalemismo

di Salvatore Merlo | 21 Ottobre 2016 ore 06:10 Foglio

Il quesito nel tunnel degli opposti pareri. Il Tar boccia Grillo

Ma si continuerà a puntare sull'intera riscrittura costituzionale, aggiungendovi sempre una fortissima dose di assalto diretto al presidente del Consiglio

 di Marco Bertoncini Italia oggi 21.10.2016

Il referendum e lo scontro che non c'è: quello sul Titolo V e sull'energia

Il riparto delle competenze tra Stato e Regioni non è tema che scalda i cuori, ma impatta direttamente sulla vita dei cittadini, molto più dell'abolizione o meno del CNEL o degli stipendi parlamentari

di Piercamillo Falasca | 20 Ottobre 2016 ore 18:23

A furia di parlare di immunità dei senatori, di ricorsi al TAR e di combinati disposti, c'è un pezzo fondamentale della riforma costituzionale che rischia di passare sotto silenzio: la riforma del Titolo V, cioè del riparto delle competenze tra Stato e Regioni. Non è tema che scalda i cuori, eppure impatta direttamente sulla vita dei cittadini, molto più dell'abolizione o meno del CNEL o degli stipendi parlamentari. Decidere se lo Stato debba ampliare la propria sfera di intervento nella sanità oppure no,  se il turismo debba diventare competenza statale o restare regionale, centralizzare o lasciare decentrate le politiche attiva per il lavoro: se non fossimo preda all'irrazionalità del tempo, nella campagna referendaria ci occuperemmo più di questo che dell'immunità dei senatori.

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Il tema protagonista del recente referendum sulle trivelle - l'energia - è forse l'ambito più delicato tra le materie oggetto della riforma del Titolo V. Tralasciando i toni populisti di chi (come il solito governatore pugliese Michele Emiliano) già lancia allarmi contro il rischio di nuove trivellazioni di mare e di terraferma, la questione della produzione, distribuzione e trasporto di energia è argomento centrale per il futuro del Paese. Dalle fonti più tradizionali a quelle rinnovabili, in ambito energetico l'Italia ha oggettivi problemi regolatori e culturali.

In un confronto pubblico organizzato oggi alla Camera da "Ottimisti&Razionali" (associazione promossa tra gli altri da Claudio Velardi, Mario Sechi, Gianfranco Bordini) per presentare la campagna informativa "Energie al voto", il senatore Gaetano Quagliariello (e sostenitore del No) ha offerto uno spaccato interessante dell'attuale Titolo V: "lo Stato doveva pensare ai principi e le Regioni ai dettagli; lo Stato ha finito per considerare principi i dettagli delle Regioni e le Regioni hanno considerato dettagli i principi dello Stato".

Molto vero, perché negli ultimi anni i governi si sono spesso lasciati paralizzare da regioni bellicose e interessate anzitutto a scacciare dal proprio territorio qualsiasi investimento energetico di un certo rilievo.

Riuscirà la riforma costituzionale a superare questa impasse? Sul punto dell'energia, la distanza tra Quagliariello e la sua interlocutrice (la deputata del PD Chiara Braga, favorevole al Sì) è apparsa limitata. Comunque vada il referendum, infatti, nel campo energetico il dramma italiano è anzitutto culturale e non istituzionale: lo status quo (tra conflitti di competenze, pastoie burocratiche e sovrapposizioni contraddittorie) è indifendibile, ma la vittoria del Sì cambierà qualcosa solo se la politica italiana locale e nazionale imparerà a non sospettare dell'innovazione tecnologica e degli investimenti privati. Detto in altri termini: la riforma del Titolo V, se gli italiani vorranno confermarla col voto del 4 dicembre, dovrà poi essere "usata".

Dopo il referendum costituzionale, dunque, il confronto politico tornerà a essere tra "sviluppisti" e "anti-sviluppisti", tra ottimisti razionali da un lato e pessimisti irrazionali dall'altro, due fronti culturali oggi presenti e mescolati con diversi gradi di intensità sia nel Sì che nel No.

Categoria Italia

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di Redazione | 20 Ottobre 2016  Foglio

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Già parlamentare del Pci, direttore de L'Unità e, appunto, presidente della Rai, Petruccioli continua a osservare la politica con gli occhi della passione, che nel tempo si è temperata sempre più al fuoco di idee riformiste

 di Goffredo Pistelli twitter @pistelligoffr  Italia Oggi, 20.10.2016

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