Lettere al Direttore Il Foglio 3\1.5.2016
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Palermo e i masculiddi della trattativa Ci scrive Lo Voi. Alfano e il nuovo partito a Ottobre ma con chi?
1-Al direttore - Egr. dott. Sottile, presumo – devo presumere – che Le sia sfuggita di mano la penna (o la tastiera). Abituata a eseguire i Suoi ordini precisi, arguti, a volte aspri e sempre diretti, questa volta la Sua penna deve essersi autonomamente avventurata verso un percorso diverso, denso di paragoni e paradossi che rischiano di non raggiungere la meta prefissata. Mi riferisco al Suo articolo “Il relitto della trattativa”, pubblicato sul Foglio e poi ripreso dal sito di Livesicilia, ove l’ho letto con qualche ritardo. Intendiamoci: non mi permetto di criticare l’articolo, che già dal titolo, oltre che dall’occhiello e dal sommario, individua chiaramente una posizione già espressa in precedenti Suoi pezzi. Lei ha, come tutti, il sacrosanto diritto di criticare – anche severamente – qualsiasi iniziativa giudiziaria della procura di Palermo (o di altri uffici); ricevere critiche è ormai da tempo parte del nostro mestiere e ci arricchisce, Lei e altri lo avete fatto in passato (anche quando tanti altri Suoi colleghi sugli stessi argomenti si sperticavano in lodi) e mi auguro sinceramente che continuiate a farlo in futuro.
Il problema non è la critica o il corpo dell’articolo (lo “svolgimento”). Il problema deriva dal “prologo”. Trasformare un processo penale (che è una cosa seria per tutti, accusati e accusatori, giudici e difensori) o anche solo un’iniziativa adottata nell’ambito di un processo penale in una sorta di disfida adolescenziale a esibire la propria virilità, così dimostrando di essere “masculiddi”, è quanto meno ingeneroso, non solo per gli accusatori, ma anche per gli accusati, i difensori e i giudici che dovranno decidere. Paragonare poi un’iniziativa processuale a un ulteriore sfoggio di virilità, quale quello prodotto dalle voglie sessuali di un soggetto, per tale ragione (a quanto parrebbe) morto ammazzato, è più che ingeneroso, è – a mio sommesso parere – irrispettoso (qualcuno meno moderato di me, in altri tempi e non conoscendoLa, lo avrebbe definito quasi intimidatorio).
E’ solo per questo che Le scrivo, dott. Sottile, convinto che la Sua penna stavolta non abbia correttamente eseguito i Suoi ordini. Guardi, Le do una notizia in anteprima, a rischio di beccarmi una reprimenda da parte del presidente della Corte d’Assise di Palermo, che – come Lei giustamente dice – governa l’aula con nervi saldi e davanti al quale questa notizia avrebbe dovuto essere data. Già da diverse settimane, ben prima dunque del Suo articolo, i pubblici ministeri che seguono il c.d. processo trattativa (e che, come Lei sa, in udienza sono autonomi per legge) mi avevano informato che avrebbero chiesto di rinunziare all’audizione diretta del presidente emerito Ciampi, proprio in considerazione della sua età e delle sue precarie condizioni di salute; aspettavano solo il maturarsi delle condizioni processualmente corrette per informare la Corte di tale decisione. Nonostante la testimonianza fosse stata a suo tempo già ammessa dalla Corte di Assise, chiederanno quindi di acquisire i verbali delle dichiarazioni rese dallo stesso presidente emerito, confidando che non vi siano opposizioni da parte dei difensori. Vede che bravi masculiddi?
Vede, dott. Sottile, proprio il presidente Ciampi aveva – durante il suo settennato – invitato tutti ad avere rispetto della magistratura e dei magistrati; e lo stesso hanno fatto poi i presidenti Napolitano e Mattarella. Solo di questo abbiamo bisogno, di rispetto, non di effimeri consensi o di indiscriminati e poco meditati plausi (ed applausi). Ben vengano le critiche, aspre, severe, puntute, ma si fermino – per favore – sulla soglia del rispetto dell’altrui persona, ché sennò le generalizzazioni sono facili e nessuno ne esce indenne.
E’ solo per questo che ho ritenuto di scriverLe, e non per l’imbarazzo che ho provato nel leggere l’accostamento tra il sig. Ammirata e i pubblici ministeri dell’Ufficio da me diretto, anche accettando l’ulteriore rischio – che chi invia una rettifica, una precisazione, un chiarimento sa di correre – di vedere decostruita questa mia con sapienti argomentazioni destinate a “metterci il carico”. Motivo per il quale Le assicuro che non ritornerò sull’argomento.
Ed è solo per questo che Le chiedo di far sì che la Sua penna riprenda ad andare giù pesante tutte le volte che ritiene, non chiedendole di scusarsi ma magari dicendole “torna a bordo”. E siccome il Foglio a Palermo non arriva (non si sa perché), oso pure chiederLe di postare questa lettera, oltre che sul sito del Foglio, anche sul sito di Livesicilia, da Lei diretto.
Cordialmente
Francesco Lo Voi
E’ un’ottima notizia, gentile dottor Lo Voi, che la procura da lei guidata – bravi masculiddi – abbia scelto di non sentire il presidente emerito Ciampi. Mi permetta però di dissentire su un punto in particolare. Il processo sulla trattativa stato mafia – un processo in cui, a oggi, manca il movente, mancano le prove, e un processo di cui non è ancora chiara nemmeno la formulazione dei reati – è stato per moltissime ragioni davvero un grande sfoggio di virilità. Ho letto qualche giorno fa una sua frase sul Messaggero in cui dice che in passato, naturalmente non solo a Palermo, “c’è stata una sorta di autoattribuzione di patenti e distintivi antimafia basati sulle cose dette e non su quelle realizzate”. Mi consenta di farle notare, per amor di cronaca, che nella storia recente del nostro paese è difficile ricordare un’inchiesta come quella sulla Trattativa capace di dispensare con così grande disinvoltura patenti e distintivi antimafia basati sulle cose dette e non su quelle realizzate. A onor del vero bisogna anche riconoscere che i masculiddi torbiti, come si dice dalle nostre parti, proliferavano con più facilità prima del suo arrivo alla guida della procura di Palermo. Grazie della lettera.
2-Al direttore - Alfano sul Corriere della Sera dice che a ottobre nascerà un nuovo partito liberal moderato per raccogliere tutti i moderati di centrodestra che non stanno con Salvini… cos’è una vendetta dell'’uomo “senza quid” per tentare di fare un copia incolla di Forza Italia?
Roberto Carletti
Sempre che poi quel partito moderato indipendente da Salvini non sia Berlusconi stesso a fondarlo.