Il voto alle primarie, una spanno-crazia
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Si discute di primarie. Bisognerà decidere i candidati sindaci di importanti città
di Marco Bertoncini, Italia Oggi, 22.8.2015
Si discute di primarie. Bisognerà decidere i candidati sindaci di importanti città, alle urne in primavera: Milano, Torino, Bologna, Trieste, Cagliari, Napoli e altri capoluoghi ancora. Nel centrosinistra si avvertono incertezze in Sel, partito disunito di fronte all'ipotesi di alleanze col Pd renziano. Un'eccezione sarebbe Cagliari, il cui sindaco è vendoliano. Nel Pd, nonostante le primarie siano all'origine dei successi di Matteo Renzi, serpeggia scarsa fiducia verso tale strumento, ricordando le batoste subite dal partito a Milano (Giuliano Pisapia) e a Napoli (Luigi De Magistris).
Nel centrodestra tradizionalmente a sostegno delle primarie è Giorgia Meloni. Matteo Salvini da un po' insiste: ritiene che il seguito popolare del quale è accreditato consentirebbe a suoi candidati di prevalere. Il Cav non ha mai taciuto la propria avversione, anzi ribrezzo, tant'è che di rado il centrodestra ha fatto ricorso alle primarie per individuare candidati alle cariche amministrative. Stavolta, tuttavia, lascia che circolino ipotesi, talora sostenute da singoli esponenti forzisti, di favore alle primarie.
Un ostacolo oggettivo, sovente citato e talvolta sperimentato, sono le infiltrazioni. A votare per un candidato possono andare alle primarie cittadini che mai lo voterebbero nella conseguente elezione, perché di opposto partito. Il fenomeno è segnalato nelle primarie dei laburisti britannici, con sostegni al veterosocialista Jeremy Corbyn espressi da conservatori. La verità è che le primarie, da noi, sono essenzialmente un mezzo per mobilitare attivisti e sostenitori di alcuni partiti. Non è proprio detto che l'individuazione di candidati e dirigenti, magari con voti di compiacenti extracomunitari, sia efficace.
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