Cosa direbbe chi ricevesse a spese sue un media scelto dal governo? Questa è la Rai

L'italiano medio (che è un conservatore anche se si dichiara rivoluzionario) è così abituato al servizio pubblico Rai (che non a caso è nato in pieno fascismo) che non si rende conto dell'assurdità del medesimo

 di Pierluigi Magnaschi Italia Oggi, 6.8.2015

L'italiano medio (che è un conservatore anche se si dichiara rivoluzionario) è così abituato al servizio pubblico Rai (che non a caso è nato in pieno fascismo) che non si rende conto dell'assurdità del medesimo che è sostenibile solo in una società dittatoriale dove, a scuola, si adotta il libro di Stato e nelle famiglie si riceve la tv di Stato. In una società libera, invece, al cittadino deve essere lasciata, almeno, la libertà di informarsi e di divertirsi come vuole, con i suoi soldi. Il canone obbligatorio a favore della Rai assomiglia all'obbligo di abbonarsi a un giornale che, in aggiunta, è scelto dallo Stato. È quindi una violenza profonda dei diritti fondamentali dei cittadini in una società libera.

È vero che il canone esiste anche in altri paesi europei. Ma è anche vero che esso non è mai stato previsto negli Usa, nei quali, se ci fosse qualcuno che lo proponesse, sarebbe subito internato come malato di mente. La tv di Stato (con canone incluso) nasce in Europa solo perché, in Europa, fascismo e nazismo si erano impossessati della radio che, rivolgendosi allora a popolazioni prevalentemente analfabete, aveva riscosso un successo tale da far ritenere che la radio fosse la macchina che riusciva a lavare il cervello della gente. E se queste erano le sue prerogative (ma non lo erano) era giusto sottrarre ai privati quello strumento diabolico per avocarlo allo Stato.

Settant'anni dopo la fine della seconda guerra mondiale sarebbe venuto il momento di prendere atto che ha fatto il suo tempo il monopolio Rai (che, tra l'altro, non è più monopolio da molto tempo; anche se è rimasto l'obbligo del canone che è la residua espressione di un monopolio che non esiste più). La soluzione più utile sarebbe la privatizzazione completa della Rai (ovviamente senza più il canone) con un'asta internazionale. Ciò consentirebbe di superare l'anomalia offensiva per la libertà della gente di una tv di Stato e, nel contempo, di realizzare capitali importanti a sollievo del debito pubblico.

Ma il principale oppositore di questa ipotesi non è tanto la sinistra (che, essendo ideologicamente statalizzatrice, è, per sua natura, ostile alle privatizzazioni), ma il leader (sempre meno) del fronte conservatore, Silvio Berlusconi, che però è anche il leader di Mediaset che, in caso di totale privatizzazione della Rai, dovrebbe competere con un nuovo conglomerato televisivo. Berlusconi inoltre, da anomalo esponente dei liberali, è contrario, in subordine, anche alla riduzione del canone Rai perché, a parità di tutte le altre condizioni, porterebbe la Rai a essere più aggressiva sul mercato pubblicitario, per recuperare le risorse venute meno con la riduzione del canone, e quindi andrebbe a rosicchiare (più di quanto non faccia ora) la torta della pubblicità tv che non è in crescita e alla quale si abbevera anche Mediaset. Insomma, la riduzione del canone Rai, che farebbe bene ai cittadini italiani (specie ai meno abbienti), farebbe male a Mediaset e quindi non si può fare.

La Rai non privatizzata è un molok autoreferente e in piena metastasi, che cresce quindi da sola, in maniera inarrestabile. Anche perché la Rai era di proprietà dei partiti mentre ora è spesso essa stessa la proprietaria dei partiti. Con uno strordinario rovesciamento dei ruoli, la Rai è diventata un ente autoreferente. Cioè, in altre parole, fa quel che vuole. La politica cambia i cda ma chi continua a comandare, nei fatti, è la sovrastruttura Rai che, al pari (e più) delle grandi burocrazie, è impermeabile a ogni direttiva.

Nei tempi d'oro prima di Tangentopoli, la Rai aveva tre reti equamente distribuite fra i tre grossi partiti di allora: Rai1 alla Dc, Rai2 al Psi e Rai3 al Pci. Scomparsi i partiti allora di governo e rimasto in piedi solo il Pci, la Rai, in base al principio che in natura (e quindi anche in politica) il vuoto viene sempre riempito, la Rai dicevo, è diventata, in tutte le sue tre reti, una emittente di centrosinistra. Inoltre, senza nessun dibattito (cioè alla chetichella, con un colpo di mano mai denuciato o contrastato da nessuno) la Rai ha inventato altri canali.

Adesso la Rai ha addirittura 15 canali (oltre alle mini Rai regionali, una per Regione, ognuna al servizio e in celebrazione del governatore pro-tempore) ma non ha un canale all news 24 ore su 24 diffuso solo in inglese e ricevibile in tutto il mondo (che ha, invece, non solo la Francia o la Spagna, ma persino la Corea del Sud o Israele) e che sarebbe l'unico a meritarsi il finanziamento pubblico, essendo, esso, lo strumento di politica estera per far conoscere l'Italia nel mondo.

Pierluigi Magnaschi

Categoria Italia

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