"Mafia capitale" già retrocessa
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I titoloni che fino a pochi giorni fa erano stati dedicati a “Mafia Capitale” sono scomparsi dalla prime pagine dei giornali, e in quelle interne si trovano notiziole di contorno. Forse finalmente si comincia a dare la giusta proporzione allo "scandalo" che tanto scandalo non è
di Redazione | 08 Giugno 2015 ore 14:11 Foglio
Nel giro pochi giorni i titoli di scatola che erano stati dedicati a “mafia capitale” sono scomparsi dalla prime pagine dei giornali, e in quelle interne si trovano notiziole di contorno, che non arricchiscono gran che la trama del romanzetto criminale che era stato promesso ai lettori. E’ più o meno la stessa parabola rapidamente declinante che era toccata, a suo tempo, alla cosiddetta “cupola milanese” inizialmente descritta come una sorta di Spectre del malaffare e poi derubricata a mediocre vicenda di millanterie di politici del tempo andato e avidità di funzionari. D’altra parte bastava guardare le somme promesse dai capi bastone della società dei magnaccioni romani per capire che si era ben lontani dallo scandalo del secolo. Anche l’uso politico della vicenda si è arenato presto, non solo per il coinvolgimento più o meno di tutte le amministrazioni capitoline, ma soprattutto perché al di là del carattere estremo dei reati contestati, fino all’associazione mafiosa, quello che è emerso è un sottobosco di affari legato a forme di assistenza impopolari, e quindi un po’ occultate, ai centri di accoglienza. Il linguaggio particolarmente sapido utilizzato nelle conversazioni tra i protagonisti, che è l’unico aspetto veramente peculiare di questa vicenda, ha tenuto il campo mediatico per un po’, ma ha stufato il pubblico già dopo pochi giorni.
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Naturalmente le questioni di sostanza, il problema di una gestione opaca dell’accoglienza che consente o addirittura favorisce uno sfruttamento speculativo e gli spregiudicati collegamenti con ambienti malavitosi di settori dell’amministrazione, richiedono una attenzione e una correzione sollecite. Questa opera di risanamento, però, può essere efficace quanto più si svolge sulla base di analisi razionali di questioni oggettive. Lo scandalismo esagitato, invece, crea un clima nel quale è difficile distinguere problemi reali e complessi, che sono la radice delle degenerazioni, dai comportamenti censurabili dei singoli, con l’effetto di amplificare tutte le reazioni retoriche e moralistiche che alla fine lasciano le cose come stanno. Se lo scandalo è finito a pagina 10, l’incapacità politica ad affrontare in modo civile e razionale il problema dell’accoglienza resta un problema insoluto.
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