Lettere al Direttore Il Foglio 14.5.2015
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L’anomalia italiana di una destra che conta come il due di briscola. Bamboccioni
1-Al direttore - All’articolo sul Corriere della Sera di Belardelli riguardante la sentenza della Consulta
sulla rivalutazione delle pensioni, positivamente commentato dal Foglio, ha fatto seguito – come replica, sia pure non espressa – l’editoriale sullo stesso giornale di un personaggio autorevolissimo qual è Sabino Cassese, già giudice della Corte, il quale ha duramente criticato coloro che ritengono che gli interventi della Consulta svuotino i poteri del Parlamento. Questi, afferma Cassese, vorrebbero fare a meno del garante della Costituzione – dal momento che compito della Corte è quello di assicurare che le leggi siano conformi alla Carta – facendo compiere un passo indietro di duecento anni al costituzionalismo. Poi, però, Cassese, entra nel merito della sentenza svolgendo una serie di osservazioni critiche. Credo che questo sia l’approccio giusto: valutazione piena del merito delle decisioni del Giudice delle leggi, che si sta facendo particolarmente difficile per la necessità del bilanciamento tra diritti e valori ugualmente protetti costituzionalmente e spesso tra loro collidenti e, nel contempo, distanza dalla tesi dello svuotamento dei poteri di Parlamento e governo che, se assunta, porterebbe alla conseguenza dell’insindacabilità di numerose leggi e conflitti di attribuzione. Inoltre non confonderei la Corte, un organo costituzionale, con l’autorità giudiziaria e, dunque, con i noti, evidenti problemi della giustizia. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Ragionamento corretto. Ma il bravo Cassese, di cui abbiamo molta stima, sbaglia o fa finta di non vedere le cose come stanno: la decisione sulle pensioni, da parte della Consulta, ha tutti i tratti per essere considerata una decisione politica. La Corte non è l’autorità giudiziaria ma quando l’autorità giudiziaria influenza e determina i voti della Corte (anche per negligenza della politica che non riesce a nominare i membri della Consulta che mancano all’appello) non si può dire che l’autorità giudiziaria, seppure indirettamente, sia estranea ai processi decisionali. Soprattutto in questo caso. Grazie.
2-Al direttore - Il voto di Berlusconi, come le azioni di Cuccia, non si conta, si pesa? Wishful thinking, forse? Oggi persino le azioni di Cuccia si conterebbero, credo, e una a una. E riferirsi a Cuccia, e a quella via Filodrammatici (oggi marmorizzata come piazzetta Cuccia), è paradossale, perché è rivolgersi ai salotti buoni, ad anni nei quali, appunto, “un regime bloccato bloccava tutto”. I paradossi spiegano le cose – scriveva ieri, magnificamente, l’Elefantino – ma chissà stavolta.
Luca Rigoni
Il berlusconismo si pesa, eccome se si pesa, e a prescindere da quanti voti prenderà Forza Italia alle regionali l’eredità politica di Berlusconi è più viva che mai e vive in molte idee portate avanti da Matteo Renzi. Per il resto, poi, se proprio dobbiamo pensare al pallottoliere oggi i numeri sono spietati, ovvio, ma non bisogna frignare e bisogna capire da dove ripartire per provare a costruire una destra vincente. Se non fosse sufficientemente chiaro – come segnalato ieri da due ottimi editoriali del Financial Times (“The spirit of Thatcher returns to Victoria Secret”) e del New York Times (“The center-right moment”, David Brooks) – l’anomalia vera in Italia è avere una sinistra che riesce a interpretare meglio della destra le esigenze degli elettori del proprio paese dopo anni di grande crisi. “L’evento più sorprendente di questa stagione politica – ha scritto David Brooks – è ciò che non è accaduto. Il mondo non ha virato a sinistra. Data la crisi finanziaria, con le diseguaglianze che si allargano, l’impopolarità delle affermazioni contenute nei programmi conservatori su tematiche sociali e dell’immigrazione, nessuno avrebbe mai pensato che i partiti progressisti avrebbero trovato tutte queste difficoltà a vincere le elezioni… Negli ultimi anni, la politica economica del centrosinistra si è spostata da un progressismo basato sulle opportunità a un progressismo basato sulla redistribuzione”. Ecco. La sinistra che segue questa dottrina, come spiega oggi bene Paola Peduzzi nell’inserto I, è una sinistra destinata a raccogliere le briciole. Una destra che non capisce l’occasione storica che ha nell’interpretare questo vento favorevole che soffia, è una destra che molto semplicemente non ha più gli occhi per capire il mondo.
3-Al direttore - Vogliono il reddito di cittadinanza, cioè la paghetta istituzionalizzata, e poi si lamentano se li chiamano bamboccioni.
Giovanni De Merulis
Ha ragione da vendere, sul tema, se proprio dobbiamo affrontarlo, il professor Riccardo Puglisi, che sul sito del Foglio ha detto così (e bene) a Luciano Capone: “Se un’ora di lavoro in più rende zero le persone sono indotte a godersi il tempo libero. Questo rischia di creare una classe di persone che vive di sussidi e rimane intrappolata nella povertà, qualcosa di simile a ciò che è accaduto nell’Inghilterra pre-Thatcher. E’ sensato che ci sia un reddito minimo universale, sì, ma deve essere a un livello tale e con un meccanismo tale da mantenere gli incentivi a lavorare”.
4-Al direttore - Dice David Miliband, il fratello anche lui perdente di Ed, che non ha alcuna intenzione di candidarsi alla guida dei laburisti: “Non esistono le seconde opportunità, non puoi riavvolgere la cassetta’’. Unfit to lead, ma di testa sua. E’ la Gran Bretagna, bellezza. Da noi si continuano a maneggiare i Geloso, i vecchi e cari magnetofoni. E a riavvolgere stantie bobine ideologiche con le Bic.
Gino Roca