Il gius-manettarista Zagrebelsky. L’intimidatoria pretesa che la politica

abolisca i vitalizi ai condannati- Secondo il giurista Gustavo Zagrebelsky, la politica, cioè il Parlamento, ha la colpa di “cercare l’alibi dei giuristi per non decidere

di Redazione | 17 Aprile 2015 ore 06:18 Foglio

Gustavo Zagrebelsky (foto LaPresse)

Secondo il giurista Gustavo Zagrebelsky, la politica, cioè il Parlamento, ha la colpa di “cercare l’alibi dei giuristi per non decidere”. E di che cosa si dovrebbe decidere, con tanta urgenza? Della separazione delle carriere dei magistrati? No, dell’abolizione, in modo retroattivo ai condannati, dei vitalizi legati a cariche pubbliche. “Già dalla prossima seduta – tuona Zagrebelsky – va fatta una delibera che però stia in piedi e regga i possibili rilievi di carattere giuridico”. (Costituzionalisti avvertiti). Dunque i problemi giuridici esistono, lo sa anche il gius-manettarista Zagrebelsky, che però attribuisce a pavidità o a connivenza la stessa preoccupazione quando viene nutrita da altri. In realtà l’obiezione giuridica è grande come una casa: ogni reato prevede una pena, che viene irrogata dal tribunale nella sua sentenza di condanna. Aggiungere alla condanna penale una cancellazione di retribuzioni retroattiva è assolutamente incostituzionale. Anche se quegli emolumenti vengono definiti prebende, nel momento in cui sono stati erogati non erano condizionati, così come una pensione non è condizionata alla buona condotta di chi la riceve.

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Si può decidere di abolire questi vitalizi per il futuro, il che è già stato fatto in molte istituzioni, oppure di condizionarli, ma non certo in modo retroattivo. L’idea di imporre alle istituzioni di violare la Costituzione per dimostrare la loro “virtù” è un tipico atteggiamento giacobino, vendicativo e sostanzialmente immorale. I princìpi della civiltà giuridica dovrebbero prevalere sui rigurgiti giustizialisti, che invece stanno riprendendo, con l’appoggio del solito circo mediatico-giudiziario. Strumentalizzando l’indignazione popolare (largamente sostenuta da campagne martellanti) per gli emolumenti dei politici in una fase di difficoltà economiche, si cerca di far credere che da lì nascano i problemi e persino la crisi, e che quindi la vendetta contro la “casta” sarebbe risolutrice. E’ un modo quasi razzistico di indicare un nemico collettivo su cui scaricare la rabbia, con l’effetto secondario di distrarre dai problemi reali da affrontare. Se il Parlamento non seguirà le pretese di Zagrebelsky e preferirà occuparsi di riforme utili farà solo il suo mestiere, ma c’è da temere che in questo clima nefasto finirà col farsi trascinare in quest’altra puntata della telenovela giustizialista.

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