Lettere al Direttore 17.4.2015
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Camusso e l’uomo solo al comando. Avvenire senza sense of humour
1-Al direttore - Ignazio Marino non perde occasione per segnalare il suo pressappochismo, lo stesso con cui amministra la capitale.
Nell’intervista al Corriere della Sera in cui risponde a Pisapia ricorda al collega sindaco che “Milano l’abbiamo fondata noi romani” – ma lui è di Genova – evidentemente non conoscendo la Milano pre-romana di cui avrebbe appreso la conoscenza da qualsiasi guida turistica. Non contento dei suoi svarioni, Marino ostenta poi molta intimità con il cardinale Carlo Maria Martini, “il mio amico” che “quando fu nominato arcivescovo da Paolo VI rispose che ci voleva pensare”. Peccato che a mandare Martini a Milano fu Giovanni Paolo II, che lo nominò il 29 dicembre 1979. Paolo VI era morto da quasi un anno e mezzo.
Ubaldo Casotto
Daje Marino! (cit.)
2-Al direttore - Ho letto ieri su Avvenire che il teologo corsivista Gianni Gennari si indigna molto perché il Foglio pubblica donnine discinte nella pagina “That win the best” lo stesso giorno in cui anticipa il contenuto di due libri sul pensiero di Gesù riguardo al divorzio. Va bene che preti e vescovi tendono ad avere scarso senso dell’umorismo – preferendo esercitare quello del moralismo – ma non pensavo fosse necessario dover spiegare proprio a Gennari che quella è una pagina di satira che prende in giro lo stile tabloid dei giornali. Il bello del Foglio è che non censura nulla, e che con la stessa efficacia parla di fede, politica, sesso, calcio, cultura, filosofia e guerra. Più cattolico di così!
Luca Ardinale
Risponde Jack O’Malley: Il teologo Gennari dovrebbe sapere che molte di quelle signorine poco vestite che pubblichiamo il martedì sulle pagine del Foglio lo precederanno nel Regno dei Cieli.
2-Al direttore - Matteo Salvini ha detto no. Se a qualcuno balzasse in testa la sciagurata idea di accogliere, o almeno ospitare pro tempore dei poveracci scampati alla guerra, alla carestia, all’odio razziale, alla morte, non potrà farlo se non a casa propria, a spese proprie. Abbiamo già i nostri di poveri cristi / fuoco alzzo zero sugli scafisti!, cantava Giorgio Canali irridendo l’animosità di un nord Italia ormai estinto. E’ la pancia del paese, e non si sazia.
Jori Cheubini
3-Al direttore - Squilli di rivolta anche dentro il Pd? Con l’Italicum siamo infine alla resa dei conti? Si ricorda bene il Bersani all’indomani del faticato sì al ddl di riforma costituzionale: “Questa è l’ultima volta che ci adeguiamo, ma la legge elettorale dovrà essere cambiata”. Renzi non si fece intimorire e rilanciò di botto: “Calendarizzo la riforma elettorale a prima delle elezioni regionali”. Come dire che, qualora l’esito delle votazioni gli arridesse, chi lo avesse tradito verrebbe poi raso al suolo. Considerando che le vittorie in Veneto e Campania ora non sono utopia e che il Pd rischia di fare il pieno, il messaggio suona forte e chiaro. La minoranza dem ha paura e allora chi ti mette lo zampino? Beppun da Genova ovviamente. Il M5s chiede un patto con la minoranza Pd all’interno della commissione cui è stata assegnata la riforma elettorale, insieme i due hanno i numeri per bloccarla. Che fare? Dilemma amletico per bersaniani, fassiniani (da Fassina), civatiani, ed esuli vari. Se accettano l’accordo con i grillini, poi subiranno le ire di Matteo, specie nell’ipotesi di un possibile ritorno alle urne, scenario dipinto dallo stesso premier (“Se salta l’Italicum vado da Mattarella”). Se lo rifiutano fanno l’ennesima e forse definitiva figuraccia da incollati-alla-poltrona. Da qui l’ulteriore soluzione mediana: l’autosospensione. Vale a dire che i parlamentari della minoranza dem si sospendono da membri effettivi della commissione e così non dovranno votare né sì, né no. La stessa tattica che hanno seguito in direzione, proprio sulla legge elettorale, quando optarono per l’Aventino. Forse c’ha davvero ragione Renzi: la politica non è il Monopoli. E’ un monopolio.
Marco Lombardi
La battaglia attorno all’Italicum dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che con questi dirigenti l’opposizione non vincerà mai.
4-Al direttore - Ho letto ieri la sua intervista a Susanna Camusso. Camusso dice che non voterà più Pd. Ma lei pensa che questa posizione possa avere un qualche riflesso nello spostare voti da un partito all’altro?
Mario Certoni
Non credo. Ma trovo spassoso che la nascita di “un nuovo soggetto politico” di cui parla Camusso sia legata alla ricerca disperata di un leader che possa mettere insieme tutta la sinistra non renziana d’Italia. E lo trovo spassoso per una ragione semplice: il leader che sarà, se ci sarà, dovrà avere la stessa caratteristica che Camusso e compagnia contestano a Renzi: quella di essere un leader forte e possibilmente capace di comandare anche da solo.