Lettere al Direttore Il Foglio
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Cantonate di Orfini. Cantonate di Camusso (e Landini). Cantonate renziane
1-Al direttore - Condivido il suo pungente e per me impeccabile editoriale di ieri sulla Cgil.
In fondo, il dilemma che lacera il gruppo dirigente della confederazione (sempre meno) maggioritaria è questo: meglio una Camusso oggi o un Landini domani? Il guaio è che, in entrambe le alternative, il meglio si confermerebbe nemico del bene.
Michele Magno
Il vero guaio è che Susanna Camusso non ha capito che per la prima volta nella sua vita da sindacalista potrebbe contare qualcosa. Se solo si rendesse conto, Landini non esisterebbe più.
2-Al direttore - Il busillis che mi arrovella e al quale non riesco a dare risposta è il seguente: se un deputato della Repubblica, anche presidente del partito di maggioranza relativa, dice pubblicamente che bisogna torturare o impalare o scartavetrare qualcuno e il presidente del Consiglio, cioè della sua stessa maggioranza, magari segretario dello stesso partito, lo manda a quel paese, cosa conseguentemente deve fare il deputato-presidente? Appellarsi al diritto d’opinione e rivolgersi a qualche tribunale europeo perché sanzioni il presidente del Consiglio-segretario o basta chiederne le dimissioni via social?
Valerio Gironi
Semplicemente, prendere atto che nella vita del suo partito conta meno di un Raffaele Fitto.
3-Al direttore - Siamo ai primi passi, ma si profila il rischio che una persona, pur essendo assolta in un giudizio penale o addirittura estranea alle indagini e magari coinvolta nelle intercettazioni pur senza alcuno specifico addebito, poi di fatto finisca con l’avere bisogno di una sorta di riabilitazione o di conferma di innocenza metagiuridica da parte del presidente dell’Autorità anti corruzione, che puntualmente viene interpellato da organi di stampa ed emette la sua valutazione. Così continuando, si realizzerà non solo il necessario ruolo dell’Authority per l’azione di prevenzione e contrasto – e quanto pesi la corruzione non solo nel campo sociale, ma anche in quello economico lo ricorda frequentemente il governatore Ignazio Visco – ma anche una sorta di funzione, da brividi, preposta alla certificazione della moralità pubblica (che potrebbe rammentare lo stato etico). Dove si arriverà? Si porrà fine a questa confusione di ruoli e all’utilizzo massimamente improprio della morale per fini politici? Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Su Cantone, Renzi secondo me ha preso, come dire, una grande cantonata. Se ne accorgerà sulla sua pellaccia.
4-Al direttore - L’Europa ha condannato l’Italia per le criminali violenze della polizia all’interno della scuola Diaz. Che vergogna. Per le violenze? No. Dopo quattordici anni che se ne discute, grazie alla condanna dell’Europa (è proprio il caso di dirlo: grazie) i nostri accidiosi parlamentari hanno messo all’ordine del giorno l’esame della legge sulla tortura. Boldrini & Co., fino a ieri discuterne era superfluo o semplicemente noioso? Se la condanna fosse avvenuta fra tre secoli probabilmente l’avrebbero discussa “il giorno dopo”. Sì, perché l’Italietta è il paese del giorno dopo, delle leggi fatte sull’onda dell’emozione: un paese privo di amor proprio, un paese che preferisce rimandare anziché votare delle leggi semplicemente perché giuste, ma è lo stesso paese che si agita freneticamente se dall’estero ci tirano le orecchie. E qualcuno si stupisce che molta gente per bene sia esterofila?
Roberto Bellia
Non ho nulla contro il reato di tortura. Non condivido invece che il reato di tortura non venga esteso agli abusi della carcerazione preventiva. E non mi piace, poi, che questo governo giochi con le leve del penale per sfamare l’opinione pubblica.
5-Al direttore - Commenti e reazioni sulla strage al Palazzo di giustizia di Milano sono tutti per le falle nella sicurezza, per la dinamica degli avvenimenti, per l’identità delle vittime. Invece Eurointelligence di ieri osserva che il fatto accade in una crisi economica lunga e non ancora finita, e ricorda che episodi simili, seppur non così drammatici, sono avvenuti anche in Germania. Leggendo che il precedente avvocato di Giardiello stava per testimoniare contro di lui, il sito di Wolfgang Munchau si domanda se quanto avvenuto a Milano non debba indurre a riflessioni più generali: come i sistemi giuridici europei si pongono rispetto al diritto fallimentare; se non sia il caso di pensare a un approccio diverso, che tenga separate le questioni civili e quelle penali.
Franco Debenedetti