SE UN ITALIANO HA DEFINITO QUEL COMPLETO SPETTRO DI CONFORMISMI E LECCACULISMI, CHE È LA NATURA ITALIANA

QUESTO È MUSSOLINI - A PROPOSITO DELL’ECCESSO DI BIOGRAFIE DEL DUCE, FRANCESCO MERLO RISPONDENDO A MIRELLA SERRI, SCRIVE

2 dic 2024 13:23 dagospia.com lettura4’

“RIMANE MISTERIOSO IL SUCCESSO DI OGNI RIBOLLITA DELL’UOMO A CAVALLO, L’EROS E PRIAPO AFFACCIATO AL BALCONE, IL PLEBEO ROMAGNOLO CHE AVEVA INVENTATO IL FASCISMO, IL “ME NE FREGO” CON IL SANGUE CALIENTE E IL PERBACCO TRA LE GAMBE” – LA REPLICA DI GIORDANO BRUNO GUERRI, AUTORE DEL RECENTE SAGGIO BENITO, INVIATA A DAGOSPIA: “MUSSOLINI ERA “IL SACCO VUOTO”, CONCLUDE MERLO CITANDO TOGLIATTI, “CHE CIASCUN ITALIANO, ANCORA RIEMPIE COME VUOLE”. E’ UN ROVESCIAMENTO DI PROSPETTIVA, CARO FRANCESCO: GLI ITALIANI ERANO IL SACCO VUOTO CHE IL DUCE CREDETTE DI RIEMPIRE COME VOLEVA. ALLA CADUTA, IL SACCO GLI SI ROVESCIÒ ADDOSSO, E COSÌ SI SPIEGANO I 45 MILIONI DI FASCISTI DIVENTATI 45 MILIONI DI ANTIFASCISTI, COME CI FULMINÒ LEO LONGANESI. BASTI PENSARE CHE CI AFFIDAMMO ALLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, AL VATICANO, DOPO CHE LA CHIESA AVEVA APPOGGIATO IN OGNI MODO IL REGIME...”

LETTERA DELLA STORICA MIRELLA SERRI ALLA POSTA DI FRANCESCO MERLO – La Repubblica

Caro Merlo, a proposito dell’eccesso di biografie di Mussolini lei elogia la “cosmogonia” di Scurati, “Il capobanda” di Cazzullo e “Benito” di Guerri. I primi due si dedicano alla critica del “Mussolini di governo”.

Guerri, invece, in un’opera scritta in maniera magistrale, si riaggancia a una memorialistica di successo rivolta all’“uomo Mussolini”. Fu un fiume di scritti che smussarono la ferocia della dittatura, come fecero Montanelli ne “Il buonuomo Mussolini” e altri giornalisti-storici in infinite puntate su riviste ad alta tiratura.

Questa produzione “umanizzava” il condottiero capace di sintonizzarsi sulla “lunghezza d’onda dell’uomo comune”, dell’Italiano. Lo sostiene oggi Guerri, ma lo fecero anche molti antifascisti come il grande Gadda: nel Ventennio videro una violazione del buon gusto e del senso estetico piuttosto che un regime liberticida, crudele e razzista.

Ad altri veri antifascisti, come Vittorio Foa, che trascorse molti anni in carcere, questa interpretazione andava di traverso. Ma piaceva ai tanti che con il fascismo convissero tranquilli e piace ancora oggi pur non coincidendo granché con la realtà della tirannia.

RISPOSTA DI FRANCESCO MERLO

Rimane misterioso il successo di ogni ribollita dell’uomo a cavallo, l’uomo nuovo e il maschio virile, l’eros e priapo affacciato al balcone, il dittatore in divisa, il conquistatore delle piazze piene ma agorafobico nelle piazze vuote, il maestro di scuola con una cultura di seconda mano al quale i professoroni giuravano fedeltà, il plebeo romagnolo che aveva inventato il fascismo ma lo pronunziava “fassismo”, il “me ne frego” con il sangue caliente e il perbacco tra le gambe, il Mussolini diavolo, socialista, interventista, capo dei manganellatori, mandante dell’assassinio di Matteotti, duce, mito in fuga travestito da tedesco, il Mussolini fucilato, a testa in giù, il “sacco vuoto” che ciascun italiano, diceva Togliatti, ancora riempie come vuole.

REPLICA DI GIORDANO BRUNO GUERRI A MERLO E SERRI, INVIATA A DAGOSPIA

Mirella Serri regala al mio saggio Benito (Rizzoli) la definizione di “opera scritta in maniera magistrale” (grazie), poi mi mette nella categoria di chi - a partire da Montanelli (grazie, grazie) per arrivare a Gadda (grazie, grazie, grazie) - umanizza Mussolini come il condottiero capace di sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda dell’uomo comune.

La invito a dirci come si possa scrivere la biografia di chiunque – anche di Giuda, anche di Pol Pot – senza esplorare le sue caratteristiche umane, le stesse che determinarono il loro agire, nel bene e nel male.

Trovo eccellente, invece, la definizione di “veri antifascisti”, merito riconosciuto a Vittorio Foa, che vedendo la realtà della tirannia trascorse molti anni in carcere. Ma così Serri mi dà ragione: i veri antifascisti erano pochi, la maggior parte degli italiani, affatto disturbati dalla tirannia, amava non il fascismo, amava Mussolini: convinti di essere fascisti, erano in realtà mussoliniani.

Nella sua risposta Francesco Merlo, dopo avere dichiarato di pensare “benissimo” del mio libro, si chiede come il duce possa avere incantato tanto gli italiani. Credo di averlo spiegato nelle pagine sull’uomo forte che promette, garantisce di risolvere i problemi di tutti e che tutti rappresenta come popolo superiore per dato di fatto, senza bisogno di dimostrazioni.

E’ un male di origini antiche, ho cercato di spiegarlo in Antistoria degli italiani. Da Romolo a Grillo (La Nave di Teseo). Per molti secoli, a differenza degli altri popoli del mondo, siamo stati vigilati, dominati non da uno, non da due, ma da tre poteri: il signore locale, il re o imperatore, il papa.

Se Arlecchino – servitore di due padroni – se la cavava con la mistificazione, l’adulazione, l’inganno, il servilismo, l’astuzia, per sopravvivere gli italiani hanno dovuto moltiplicare quei comportamenti.

Fu così che quando nel Cinquecento venimmo invasi dai francesi – che avevano già un grande stato e un unico re – accettammo volentieri la definizione di “furbi” che ci appiopparono.

Furbo viene dal latino fur e dal francese fourbe, che significano ladro. Fieri di esserlo (“Fatti furbo!”, dice ogni buon padre al figlio), i furbi si impegnano tenacemente ogni giorno per sopraffare i “fessi”, non pagando le tasse, posteggiando in modo indegno, scavalcando le file ecc. Lo scriveva già Prezzolini. Figurarsi nei rapporti con un potere assoluto, che accomunano furbi e fessi in un’adorazione servile.

Mussolini era “il sacco vuoto”, conclude Merlo citando Togliatti, “che ciascun italiano, ancora riempie come vuole”. E’ un rovesciamento di prospettiva, caro Francesco: gli italiani erano il sacco vuoto che il duce credette di riempire come voleva.

Alla caduta, il sacco gli si rovesciò addosso, e così si spiegano i 45 milioni di fascisti diventati 45 milioni di antifascisti, come ci fulminò Longanesi. Basti pensare che ci affidammo alla Democrazia cristiana, al Vaticano, dopo che la Chiesa aveva appoggiato in ogni modo il regime, traendone vantaggi – anche economici – immensi: riportando “l’Italia a Dio”, ebbe a dire Pio XI, il papa del Concordato.

In tutto ciò ho una conclusione ottimistica: come con Serri e Merlo, che considero due amici, pur nella differenza di vedute, sembra ormai possibile, forse anche grazie e questo Benito, parlare con maggiore serenità del fascismo.

Ne ho una prova certa e fresca, ho appena registrato con Corrado Augias una puntata della Torre di Babele, andrà inonda a giorni. Ecco, a memoria, il finale:

Guerri: “Posso rompere un tabù?”

Augias: “Rompa.”

Guerri: “Il fascismo ha fatto anche cose buone. Non si può dire, se lo si dice si viene sbeffeggiati e messi ai margini, ma è così. Anche senza citare le solite Paludi pontine, e rimanendo l’orrore di una dittatura, pensiamo alla lotta alla tubercolosi, che soltanto nel 1918 aveva fatto 78 mila di vittime e che venne in buona parte debellata. Del resto quale governo con poteri assoluti potrebbe non fare anche cose buone, in vent’anni?”

Augias, non sospettabile di simpatie fasciste, senza battere ciglio: “Certo, è vero, penso all’Eur, l’idea oggi copiata nel mondo del centro direzionale portato fuori città e realizzato magnificamente…”

Così si fa, senza essere né furbi né fessi.

Giordano Bruno Guerr

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