Archivio simofin.com Bentornate élite, ma ora difendetevi. Partito della nazione o della ragione?(Attorno a Salvini o contro Lega e M5s ?)
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Negli ultimi anni, le classi dirigenti, le élite, sono diventate gli alibi per i politici incompetenti e in un’epoca in cui si cercano più capri espiatori che soluzioni
Lettere Direttore 9.5. 2018 ilfoglio.it lettura2'
1-Al direttore - E se cominciassimo a ipotizzare che è intorno a Salvini e al programma di centrodestra (depurato, reso più realistico ma comunque centrato su ripresa del lavoro, dello stato di diritto e della sicurezza) che può prendere corpo il partito della nazione?
Massimo De Angelis
E se invece cominciassimo a ipotizzare che è contro Salvini e contro il programma del Movimento 5 stelle che può prendere corpo il partito se non della nazione quantomeno della ragione?
2-Al direttore - Bentornate élite. Abbiamo sentito la vostra mancanza. E ce l’eravamo vista brutta.
Giuliano Cazzola
Negli ultimi anni, le classi dirigenti, le élite, sono diventate gli alibi per i politici incompetenti e in un’epoca in cui si cercano più capri espiatori che soluzioni avere un capro espiatorio è comodo e aiuta a dire qualcosa anche se non si ha nulla da dire. La differenza tra l’Italia e molti altri paesi del mondo dove le élite sono sotto attacco è però una: ci sono paesi in cui le élite vengono processate e dove le élite si difendono; poi ci sono paesi in cui le élite vengono processate e le élite creano le condizioni per farsi processare senza neppure difendersi. Indovinate a quale delle due categorie appartiene l’Italia.
3-Al direttore - Alimenta ancora suggestioni la proposta del reddito minimo garantito soprattutto nel sud; anzi c’è malumore diffuso: si ritiene che la promessa fatta, stia già per sfumare. I cittadini già se la prendono o con chi non avrebbe mantenuto la promessa, o con chi, contrario, ostacolerebbe questa attesa provvidenza. Ma è davvero una emergenza elargire denari pubblici, senza il corrispettivo di un impegno di lavoro? Le tesi principali di chi sostiene da decenni il reddito garantito, poggiano ideologicamente su almeno 3 punti: la irreversibile perdita dei posti di lavoro procurata dalla rivoluzione digitale; il diritto comunque di ogni persona ad avere un reddito; l’aspirazione dell’uomo di affrancarsi dal peso della fatica. Il primo punto è posto male, in quanto se è vero che la rivoluzione digitale spazza via ogni professione e mestiere, nel passaggio definitivo ai nuovi lavori, se ne creano altrettanti, come è già accaduto negli ultimi 3 secoli con le rivoluzioni industriali. Il problema, dunque, non è obbligarci alla mummificazione dei progressi passati, ma accelerare con istruzione e formazione, la conquista delle abilità professionali nuove. Il secondo punto è molto ambiguo, giacché se è fondamentale che ogni persona abbia un reddito capace di offrirgli sostentamento, il fatto stesso che gli sia dato al di fuori di una logica economica, che presuppone che a ogni reddito ci sia una produzione di ricchezza, nega la garanzia nel tempo del reddito stesso. Prendiamo il caso tra tanti altri del Venezuela: il regime di Chávez e ora di Maduro, hanno prelevato a piene mani dalle casse dello stato, redditi di cittadinanza per accattivarsi le simpatie dei poveri, ma in un ventennio il Venezuela è stato condotto alla bancarotta, e i poveri sono ancora più poveri di prima. La dittatura che si è retta sul questo patto con il popolo, ha distrutto in pochi anni l’economia più fiorente del Sudamerica, con l’adozione di innumerevoli soluzioni anti economiche. Il terzo punto, è il più innaturale per la persona. L’uomo non nasce per oziare; se fosse stato così, non avremmo avuto evoluzioni, l’avremmo privato dell’unico scopo che ha; di soggetto che pensa e che crea. L’esistenza del mondo poggia proprio sul desiderio positivo dell’uomo di migliorare la sua condizione con il lavoro, e attraverso questa spinta di contribuire collettivamente a dare forza al motore della storia.
Raffaele Bonanni
4-Al direttore - L’articolo di Giuliano Ferrara sul Foglio del 07/05 mi sollecita a porre un interrogativo: nel riscontro elettorale prossimo venturo, con quali modalità si può sperare di affermare un bipolarismo vero (populismo vs riformismo) di contro a un bipolarismo falso (populismo di destra vs populismo di sinistra) nel contesto di un sistema di voto che, ahimè, resterà proporzionalistico? D’accordo con l’Elefantino che sul lato destro dell’arco politico ci sarà un polo a guida Salvini con il contrappeso di Berlusconi FI. Sul lato sinistro, invece, il problema si pone nel modo seguente: il nodo è lo stato di esistenza e il ruolo del Pd. Diciamocela tutta fino in fondo la verità: coloro che nel Pd si riconoscono in Franceschini, Orlando, Martina, Veltroni e Fassino entreranno sempre più in un vortice di assorbimento, gravitazione e finale confluenza nel M5s; l’area renziana, per converso, potrà aspirare, in un diverso e aperto contenitore, a essere il polo riformista del bipolarismo vero. Non credo che tale passaggio chiarificatore interno ai democratici possa essere evitato o ritardato sine die, senza pagare il prezzo altissimo dell’affermazione dell’alternativa populista di sinistra (M5s) del bipolarismo falso. Dunque la sinistra riformista deve avere come punto di attacco e riferimento della polemica elettorale non lo scugnizzo Di Maio, ma Salvini, il nuovo dominus del polo di centrodestra.
Alberto Bianchi