LA MELONI NON GOVERNA PIÙ I SUOI ALLEATI – (Salta la massima unità nel governo)

 I CONTINUI SCAZZI TRA SALVINI E TAJANI (L’ULTIMO SUL VOTO A URSULA VON DER LEYEN) MANDANO FUORI GIRI GLI OTOLITI DELLA SORA GIORGIA,

22.7.2024 dagospia.com lettura4’

CHE QUALCHE GIORNO FA AVEVA CHIESTO “LA MASSIMA UNITÀ” E ORA MINACCIA L’ULTIMATUM: “SE CONTINUANO, PORREMO UNA QUESTIONE POLITICA” – ORA LO SCONTRO SI SPOSTA IN PARLAMENTO: SUL DDL CODICE DELLA STRADA LA MAGGIORANZA RISCHIA - CON FDI TORNATA A DESTRA IN EUROPA, LE BORDATE DEL “CAPITONE” FANNO MENO PAURA. IL VERO PUNTO INTERROGATIVO È FORZA ITALIA, CHE LA FAMIGLIA BERLUSCONI VUOLE “MODERATA” E PIÙ LONTANA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO…

1. L’IRRITAZIONE DELLA PREMIER PER LA BAGARRE TRA I VICE L’IDEA DI UN ULTIMATUM

Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

A Palazzo Chigi c’è aria di ultimatum. Giorgia Meloni è irritata a dir poco per lo scontro tra i due vicepremier, che continua a crescere di intensità. Per la premier la diversità di vedute (e di voti) sulla collocazione in Europa è una ricchezza anche sul piano interno, ma il continuo duello e i toni aggressivi che oppongono leghisti e forzisti rischiano di ripercuotersi sulla tenuta del governo e questo la presidente del Consiglio certo non può consentirlo.

Ad accrescere l’irritazione della premier è il fatto che l’ultima aspra contesa tra Matteo Salvini e Antonio Tajani arriva dopo un severo altolà, che la leader della destra aveva recapitato ai due vice all’indomani del voto di Strasburgo.

«Adesso è più che mai importante non dividersi, lavorare con la massima unità al programma di governo e dare un’immagine di compattezza, evitando polemiche inutili e non prestando il fianco agli alleati», è il senso del messaggio che la premier aveva inviato ad «Antonio» e a «Matteo» dopo il verdetto europeo sulla riconferma di Ursula von der Leyen.

Un voto che ha certificato la spaccatura dell’alleanza. Ebbene, i due leader di Lega e Forza Italia hanno promesso alla premier che avrebbero abbassato i toni, ma appena due giorni dopo la rivalità ha ripreso il sopravvento. Il ministro dei Trasporti non ha digerito l’accusa di essere «irrilevante» in Europa con i Patrioti di Le Pen e Orbán e ha rinfacciato al suo omologo di aver votato «con la Schlein per una poltrona».

 A quel punto Tajani ha colpito duro a sua volta, ricordando a Salvini che gli eurodeputati leghisti si sono espressi, su «Ursula», come i suoi più acerrimi avversari: Ilaria Salis, Nicola Fratoianni e Carola Rakete.

Lo scontro continuerà. E la premier lo ha capito, tanto da aver incaricato il vicecapogruppo di FdI al Senato, Raffaele Speranzon, di lanciare forte e chiaro l’ultimatum dei meloniani: è ora che Salvini e Tajani la smettano di far roteare gli stracci, altrimenti nella sala comandi di Palazzo Chigi metteranno il dito sul tasto «tutti a casa».

[…] A questo punto un vertice a tre Meloni-Salvini-Tajani si impone. A Palazzo Chigi c’è preoccupazione per i tanti decreti ancora da convertire in corsa. Per scongiurare inciampi in Aula su provvedimenti come il Codice della strada, il disegno di legge sulle carceri e il ddl sicurezza, l’alleanza non può perdere pezzi (cioè voti) e deve evitare il continuo sventolio di bandierine che finisce per rallentare i lavori.

[…] Tra i ministri e i dirigenti di FdI la lettura condivisa è che la premier sia «furibonda» soprattutto con Salvini, che l’ha pressata per tutta la campagna elettorale europea e continua a farlo un giorno sì e l’altro pure.

Raccontano che anche Tajani sia a dir poco stufo dei tweet e dei post di leghisti e alleati vari, in cui il leader di Forza Italia viene dipinto come un «traditore che si allea con i comunisti» per aver votato von der Leyen. La competizione elettorale è fortissima.

A sentire un’autorevole fonte di governo, di rito meloniano, «Matteo Salvini ha il problema del generale Vannacci che è stato scaricato dai Patrioti e Antonio Tajani subisce il pressing dei figli di Berlusconi, e quindi per restare in piedi nei sondaggi i due sono costretti a battibeccare». Gli ultimi termometri del consenso danno in crescita Forza Italia e in calo la Lega.

2. S’INFIAMMA LO SCONTRO TRA FI E LEGA E FDI MINACCIA LA VERIFICA DI GOVERNO

Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”

Il centrodestra sull’orlo di una crisi di nervi. Le ripercussioni delle spaccature tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia in Europa sul voto della Commissione a guida Ursula von der Leyen, nonché la competizione politica aperta dal sorpasso di FI ai danni del Carroccio alle Europee, si fanno sentire e rischiano di portare tensioni non solo in Parlamento ma anche a Palazzo Chigi.

[…] C’è già un primo terreno di scontro pronto: il ddl sul codice della strada caro al ministro Matteo Salvini, che lo verrebbe approvato dal Senato prima della pausa estiva. Da Forza Italia è arrivato lo stop del senatore Maurizio Gasparri, un fedelissimo di Tajani: «Ormai ci siamo rassegnati a un monocameralismo di fatto per i decreti perché c’è urgenza, ma almeno sui disegni di legge gli emendamenti chiediamo che vengano discussi ed esaminati», dice il presidente dei senatori azzurri chiedendo modifiche che costringerebbero a rinviare l’approvazione definitiva del provvedimento.

«Ora abbiamo messo a punto una cinquantina di emendamenti — aggiunge Gasparri — e siamo pronti anche a ridurne sensibilmente la portata. Però su questo disegno di legge, così come su altri, vogliamo poter dire la nostra». Intanto ieri sui social dei giovani FI circolavano post con la foto di Salvini con Ilaria Salis, Giuseppe Conte e Carola Rackete e il titolo: «La Lega vota con la peggiore sinistra in Ue contro von der Leyen».

[…] La premier vuole un Parlamento che voti, e in fretta, i sette decreti che vanno convertiti entro la pausa estiva. E guarda ai difficili mesi autunnali della legge di bilancio. Deve compattare la truppa, perché sia pronta a pigiare i bottoni: non la situazione attuale

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