LETTERE Perché è giusto occuparsi delle cattive maestre con la spranga rossa
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Attenzione:un popolo aggredito non ha il dovere di difendersi dal suo aggressore perché qualsiasi forma di difesa trasforma inevitabilmente l’aggredito nel vero aggressore..
03 FEB 2024 lettere Direttore ilfoglio.it lettura3’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
L'unica domanda che conta è se un indagato possa sfilare incatenato
Al direttore - Sono trascorse centouno settimane dall’invasione russa dell’Ucraina. E per almeno centouno volte due ospiti fissi di un salotto televisivo serale, uno storico dell’arte e il direttore di un quotidiano, ci hanno raccontato che Zelensky deve fare pace con Putin (cioè arrendersi all’autocrate del Cremlino), pena la distruzione del suo paese. Ovviamente, si guardano bene dal sostenere la stessa tesi nel conflitto tra Hamas e Israele. I due “neoerasmiani” a loro insaputa (“La pace più ingiusta è preferibile alla guerra più giusta”, Erasmo da Rotterdam, “Querela pacis”, 1517) sembrano, più che opinionisti, teatranti di una commedia farsesca. Uno dei personaggi della “Nausea” di Jean-Paul Sartre, l’Autodidatta, legge le opere che trova in biblioteca per ordine alfabetico d’autore, rinunciando a qualsivoglia criterio selettivo. “L’uomo senza qualità” di Robert Musil narra come il generale Stumm von Bordwehr catalogasse le principali correnti filosofiche alla stregua di eserciti contrapposti: su un fronte gli empiristi, sull’altro i razionalisti; di qua gli idealisti, di là i materialisti. Ma le idee, poiché non obbediscono a ordini e schieramenti, si prendono gioco di lui. L’Autodidatta e il generale sono con ogni probabilità altrettanti omaggi a Bouvard e Pécuchet, i protagonisti del romanzo omonimo di Gustave Flaubert. Come loro, ce la mettono tutta per farsi passare per competenti, ma di fatto restano due splendidi idioti.
Michele Magno
Sono più o meno gli stessi, caro Magno, che sostengono da mesi che un popolo aggredito non ha il dovere di difendersi dal suo aggressore perché qualsiasi forma di difesa trasforma inevitabilmente l’aggredito nel vero aggressore. E’ sempre la solita storia: è colpa dell’occidente, bellezza.
Al direttore - Secondo Maurizio Crippa lo stato di diritto finisce là dove c’è una pessima maestra col manganello nello zaino. Più o meno la filosofia con cui 45 anni fa il pm Calogero fece la retata del 7 aprile contro Negri Pace Picerno e Ferrari Bravo. Lì cominciò il divorzio della sinistra dal garantismo. Erano pessimi maestri e dunque si doveva chiudere tutti e due gli occhi di fronte ai diritti calpestati. Invece il punto è un altro: che per quanto imbecille un imputato possa essere il suo diritto a un equo processo rimane intatto e viene prima di tutto. In Ungheria ciò non è possibile perché i giudici sono sotto il controllo governativo e non possono applicare i princìpi dei trattati e delle convenzioni europee sui diritti umani se in contrasto con le leggi interne. Ecco perché Ilaria Salis non ha diritto neanche alla traduzione degli atti. Qualcuno sa per caso quali sono i fatti e i reati contestati? E non preoccupa questo? Ossequi.
Cataldo Intrieri
Caro Intrieri, l’articolo di Crippa era splendido, centrava un punto unico e lo faceva su un tema interessante: le maestrine con la spranga rossa che sono una tipologia diffusa così come diffusi sono i casi di docenti d’ogni ordine e grado che “dal ruolo di educatori inclusivi e aedi dei valori costituzionali passano repentini all’azione, violenta o d’indole violenta, sulla cima della barricata”. Lo stato di diritto noi sappiamo dove inizia e dove non deve finire. Ma una volta affermato questo principio non penso sia un delitto occuparsi delle cattive maestre con la spranga rossa. E sarebbe preoccupante non parlarne. Un caro saluto a lei.
Al direttore - Ora la Bce teme l’effetto di un aumento dei salari sull’inflazione e attende di verificare i dati (probabilmente a primavera) per decidere o no sul taglio dei tassi di riferimento. Inizia così una seconda fase, dopo i costi dell’energia, i problemi nelle catene di valore e i rischi geopolitici. Questo e altro sembrano ora passati in secondo piano. Adesso tutto dipenderebbe dai salari. Ma, ammesso che fosse fondata questa previsione, perché non avviare un confronto per uno schema di politica dei redditi che riguardi però tutti i redditi e coinvolga la fiscal policy, i salari, i profitti, le rendite, qualcosa, insomma, che imiti, sia pure alla lontana, dati i grandi mutamenti poi sopravvenuti e il fatto che il riferimento sarebbe oggi all’Eurozona, la concertazione di Ciampi presidente del Consiglio? O si deve attendere e prevedere, di volta in volta, quale potrà essere lo sviluppo dei diversi fattori produttivi per decidere? Viste le previsioni a suo tempo della Bce sull’inflazione transitoria, non sembra alta la credibilità in questi campo.
Angelo De Mattia