Giusta la prudenza di Giorgetti sulla Manovra, ora la spieghi a Salvini
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Non è vero che Christian Greco, il direttore del Museo egizio di Torino, è razzista: possono visitarlo anche Matteo Salvini e il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa.
23 SET 2023 lettere Direttore ilfoglio.it lettura2’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
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Al direttore - Non è vero che Christian Greco, il direttore del Museo egizio di Torino, è razzista: possono visitarlo anche Matteo Salvini e il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa.
Michele Magno
Al direttore - Per diverso tempo, rispetto all’eventuale introduzione, nelle regole europee, di una “golden rule” per gli investimenti o, meglio, per determinate categorie di questi – sostenuta pure da personaggi non certo lassisti – si opponeva, a Bruxelles, che vi era il rischio che si facessero passare per spese di investimento quelle che erano spese correnti. Tutto sommato, la regola in questione sarebbe stata anche un modo per valorizzare l’autonomia della politica economica nazionale che fu una delle assicurazioni date all’allora ministro del Tesoro Guido Carli quando firmò il trattato di Maastricht, mentre, come poi disse, gli tremava la mano. Oggi quell’obiezione non si sente più, mentre, almeno a parole, il ministro Giorgetti si dice preoccupato delle risposte dei mercati, più che della Commissione e sostiene la necessità di prudenza, avendo capito che non basta allinearsi alle regole se queste non fossero ritenute adeguate, per esempio, dagli investitori. Allora, il tema della “golden rule” nella revisione del Patto di stabilità non è così stravagante, anche perché la flessibilità del Patto proposta dalla Commissione Ue è, sì, un passo avanti, ma presuppone una forza negoziale, nelle “trattative” con la Commissione stessa, che certamente non vede tutti i paesi sullo stesso piano. In ogni caso, in una revisione del Patto, non sarebbe affatto fuor di luogo inserire una regola aurea. Ciò che milita per superare l’ottusità delle regole e dei comportamenti a cui ha fatto riferimento il capo dello stato Sergio Mattarella va sostenuto, considerato per di più, e non per ultimo, che autorevoli giuristi in passato hanno osservato che il Patto confligge con i trattati fondativi.
Angelo De Mattia
Giancarlo Giorgetti (22 settembre 2023): “Sulla Manovra no a prebende che illudono”. Giancarlo Giorgetti (20 settembre 2023): “Serve una politica prudente e compatibile con il livello del debito”. Giancarlo Giorgetti (19 settembre 2023): “A me non fa paura la Commissione europea, a me fanno paura le valutazioni dei mercati che mi comprano il debito pubblico”. Giancarlo Giorgetti (29 agosto 2023): “La finanziaria, la più politica delle leggi”, dovrà essere “seria”, “concentrando gli interventi con rigore e attenzione all’equilibrio del bilancio dello stato”. Dichiarazioni perfette. Ma per essere sicuro di non correre rischi piuttosto che spiegarlo alla stampa non basterebbe spiegarlo a Salvini?
Al direttore - Un tempo la Fiera del Levante, inaugurata sempre dal presidente del Consiglio, era il grande evento che riapriva l’anno commerciale e politico dopo le vacanze. Non è più cosi dal 2013, quando il professore sudista che ci spiega la secessione dei ricchi, Gianfranco Viesti, messo da Vendola alla presidenza della Fiera, si dimise con bilanci scricchiolanti. Quest’anno Giorgia Meloni ha disertato i padiglioni insieme a Raffaele Fitto, ritirando anche l’annunciata presenza del ministro Adolfo Urso e lasciando fosse Salvini ad abbracciare Michele Emiliano, rafforzando l’accordo locale tra i due. Ma quella che era la vetrina per il mondo delle industrie del sud si è ridotta a un mercato rionale, autosalone e banchetto di ciarpame da spiaggia. A detta di tutti i visitatori, nonostante il biglietto di ingresso costasse meno del parcheggio. Sul sito non c’è neanche l’elenco degli espositori, tanto erano esigui e insignificanti. L’unica attrazione è stata il concerto di Albano, e i soliti due comici finanziati dalla regione come il 90 per cento dei convegni e dei padiglioni espositivi. “La fiera della vanità di Emiliano e Decaro”, l’hanno chiamata i consiglieri di Fratelli d’Italia mostrandone il degrado, mentre Forza Italia ha anche sottolineato “la improvvida presenza di stand istituzionali, tra cui Esercito, Aeronautica, Polizia e Guardia di Finanza, che poco hanno a che fare con una fiera commerciale”. Tra gli imprenditori l’unico ad avere il coraggio di esporsi contro il ben oliato sistema regionale è stato Enzo Divella, che di fronte ai numeri inverosimili decantati dal management ha detto: “Sono numeri che non interessano noi imprenditori. Riguardano chi va in Fiera per assaggiare la merendina, fare lo struscio, visitare gli stand di collanine. Se è quello a cui puntano, avanti così. Io non partecipo da decenni e non ci metto piede fisicamente da quattro anni”. La soluzione a questo disastro, emblema del sud sussidiato che ammazza l’autonoma forza dell’impresa, arriva da Nuccio Altieri, esponente della Lega amico di Emiliano e Decaro, nominato da Salvini presidente di Invimit e nel cda di Leonardo, che ha proposto di statalizzare la Fiera del Levante proprio attraverso Invimit. La prossima settimana parte la due diligence, mentre alla prossima Pontida grideranno “Bari Ladrona”.
Annarita Digiorgio