PRO E CONTRO. I NEMICI DI NAPOLITANO? ERANO TUTTI A SINISTRA PIETRO INGRAO
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- QUANDO NAPOLITANO ANDO’ ALLO SCONTRO CON BERLINGUER..avvisò IL PCI DAI PERICOLI DEL SETTARISMO E DELL'ISOLAMENTO
23,9.2023 dagospia.com lettura3’
-I NEMICI DI NAPOLITANO? ERANO TUTTI A SINISTRA – NEL PCI EBBE DURISSIMI SCONTRI CON PIETRO INGRAO E CON I COMPAGNI
LO ACCUSAVANO DI ESSERE “AMICO DI CRAXI” - IL GRANDE FREDDO CON BERSANI NEL 2011. – LE RUGGINI CON RENZI SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE…
QUANDO, CON LA CADUTA DEL GOVERNO BERLUSCONI, INVECE DI MANDARE L’ITALIA A ELEZIONI ANTICIPATE (CON I SONDAGGI CHE DAVANO IL PD LARGO VINCITORE) INSEDIÒ MARIO MONTI A PALAZZO CHIGI – LE RUGGINI CON RENZI SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE…
Estratto dell’articolo di Federico Geremicca per “la Stampa”
[…] Giorgio Napolitano […] non è stato mai davvero amato dal "popolo del Pci". "Migliorista" è forse la definizione più accettabile (coniata dal filosofo Salvatore Veca) che accompagnò lui e altri dirigenti come Amendola, Chiaromonte e Macaluso, per almeno due decenni. "Miglioristi", sì, perché teorizzavano – appunto – il possibile miglioramento dall'interno delle società capitaliste, attraverso riforme socialdemocratiche e non per mezzo di impossibili rivoluzioni.
Durissimi furono gli scontri con dirigenti del peso di Pietro Ingrao. E spesso al termine "miglioristi" si aggiungeva un'accusa che, ai tempi, doveva risultare per un comunista sommamente offensiva: amici di Craxi...
[…] Giorgio Napolitano è stato il primo e fin'ora unico Presidente della Repubblica proveniente da un partito comunista. Ed è stato anche il primo ad esser addirittura rieletto dopo un primo mandato. Ma è stato anche il primo ex comunista a occupare (1996, governo Prodi) la delicatissima poltrona di ministro dell'Interno ed il primo a ottenere (col Pci ancora in vita e grazie all'aiuto di Giulio Andreotti) il visto d'ingresso per gli Stati Uniti: vi andò per svolgere conferenze ad Aspen ed Harvard, e fu più o meno in quel tempo – nella seconda metà degli anni'70 – che per Henry Kissinger Giorgio Napolitano divenne «My favorite communist».
[…] per Napolitano è stata da sempre non discutibile: prima il Paese e le sue istituzioni e poi il Partito, Pci o Pd che si chiamasse. Origina da qui, per esempio, il grande freddo che calò con Pier Luigi Bersani nel terribile autunno-inverno del 2011 quando, piuttosto che far precipitare il Paese verso elezioni anticipate (con i sondaggi che davano il Pd largo vincitore...) insediò Mario Monti a Palazzo Chigi per tentare di arginare la tempesta economica che stava travolgendo il Paese e il governo di Silvio Berlusconi. E non diverse sono le ragioni che lo hanno poi portato in rotta di collisione – ed è storia più recente – con Matteo Renzi.
In verità, pochi immaginavano che i due potessero intendersi, troppo diversi per generazioni, riferimenti e perfino modo d'interpretare l'azione politica. E invece, tra il più anziano dei Presidenti e il più giovane premier della storia repubblicana, scattò una scintilla. O meglio: Napolitano decise di sostenere il tentativo innovatore dell'ex sindaco di Firenze […]
Ma per il Presidente […] l'avvio della campagna per il referendum costituzionale segnò un progressivo ed evidente distacco da Renzi, potente premier-segretario. A quel comunista atipico e pignolo, le riforme costituzionali proposte sembravano contraddittorie e confuse. E non apprezzò – sopra ogni altra cosa – l'estrema personalizzazione che caratterizzò quella battaglia politico-istituzionale. Suggerì prudenza, ascolto delle ragioni degli altri, tentò possibili mediazioni. Ma Renzi tirò dritto: e per il referendum (e tra i due presidenti) finì come finì[…]
- COMPAGNO, TIE’! - QUANDO NAPOLITANO ANDO’ ALLO SCONTRO CON BERLINGUER - SU "L'UNITÀ", NELL'AGOSTO DEL 1981, NAPOLITANO CONTESTÒ IL MODO IN CUI IL SEGRETARIO COMUNISTA AVEVA POSTO “L'ORGOGLIOSA RIAFFERMAZIONE DELLA NOSTRA DIVERSITÀ” METTENDO IN GUARDIA IL PCI DAI PERICOLI DEL SETTARISMO E DELL'ISOLAMENTO - BERLINGUER SE LA PRESE E INCHIODÒ PER MOLTE ORE UNA RIUNIONE DELLA DIREZIONE DEL PCI, ALLO SCOPO DI "CONDANNARE" CHI LO AVEVA CRITICATO PUBBLICAMENTE - LA DISCUSSIONE FU COSÌ ASPRA CHE NAPOLITANO, ALLA FINE, SI DIMISE DALLA PRESIDENZA DEL GRUPPO PARLAMENTARE…
Estratto dell’articolo di Fabio Martini per “la Stampa”
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QUANDO SFIDÒ BERLINGUER
Allievo di Giorgio Amendola, negli anni Settanta Napolitano diventa il punto di riferimento della destra del Pci, un'area che si differenziò per il suo europeismo, per l'apertura a tutte le tradizioni della sinistra europea e per il dialogo col Psi. Una linea politica che porta Napolitano a criticare pubblicamente le scelte di un leader carismatico e "intoccabile" come Berlinguer.
Su L'Unità, nell'agosto del 1981, contestò il modo in cui il segretario aveva posto «l'orgogliosa riaffermazione della nostra diversità», mettendo in guardia il Pci dai pericoli del settarismo e dell'isolamento. Berlinguer se la prese e inchiodò per molte ore una riunione della Direzione del Pci, allo scopo di "condannare" chi lo aveva criticato pubblicamente.
Ha raccontato Miriam Mafai: «Da Nilde Iotti, allora presidente della Camera, Berlinguer pretendeva un atteggiamento di condiscendenza o sostegno nei confronti dell'azione di ostruzionismo nella quale era impegnato il gruppo comunista. A difesa dell'operato della Iotti si schierò Napolitano. La discussione fu così aspra che Napolitano, alla fine, scrisse una lettera per dimettersi dalla presidenza del gruppo parlamentare».[…]