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Il 4 marzo può esserci il salto dalla padella alla brace
di Domenico Cacopardo, 15.2.2018 www.italiaoggi.it
Si dirà: «È facile, ora». Tuttavia, lo scrivo egualmente: ero certo che prima del 4 marzo sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe sputtanato i 5Stelle, Beppe Grillo, Davide Casaleggio e soprattutto l'impresentabile Luigi Di Maio, e il variegato e vasto mondo dei quadri di quel partito.
Ormai, era chiaro a tutti che l'incapacità e l'ignoranza non potevano essere supplite dal moralismo senza morale di cui si riempivano la bocca gli esponenti del movimento e alcuni dei giornalisti più organici a esso. Tuttavia, ancora ieri sera, incontrando un mio giovane conoscente geniale, di quelli che dal nulla e per capacità imprenditoriali hanno creato un piccolo impero, l'ho sentito sostenere con stupore che con i grillini «almeno si cambia». Per fortuna m'è venuta in mente la riflessione in questi giorni ripresa da vari colleghi: «Se un malato ha necessità di un delicato intervento, cerca di essere operato dal miglior chirurgo della città. Non si chiede se è una persona dalla moralità specchiata. Si chiede soltanto se è bravo nel mestiere che esercita». E gliel'ho detto. Ho aggiunto che l'Italia è un malato grave che non può essere curato da infermieri e da gente senza arte né parte, ma solo da bravi medici, collaudati ed esperti. Così, l'ho lasciato, per fortuna, senza parole: il mio conoscente, a quel che so, non ha interessi politici personali.
Ora, il ludibrio che s'è riversato sui 5Stelle, non per qualche «operazione giudiziaria» di quelle in cui noi italiani siamo specialisti (e che hanno incredibilmente risparmiato i 5Stelle -un caso? - le estorsioni praticate nei confronti degli eletti, o lo statuto palesemente contrario ai principi costituzionali), ma solo per la mancata osservanza dei precetti di Casaleggio e Grillo (non semplici distrazioni, ma vere e proprie truffe praticate dai parlamentari rispetto all'impegno declamato di versare una parte delle loro retribuzioni a un fondo - privato - sociale: gli interessati, infatti, presentavano ai loro capi le ricevute di bonifici che poi venivano revocati).
E tutto ciò non basta: c'è il pasticcio delle candidature, proposte e accettate da una serie di soggetti non in regola con lo statuto nonstatuto del movimento, a testimonianza di un'operazione (quella di definizione delle liste e della scelta dell'uninominale) svoltasi non solo nell'opacità più opaca ma anche con criteri casuali, come quello che ha portato alla vigilia della presentazione dei candidati di un ammiraglio in quel momento in carica come consigliere comunale Pd. E di tanti casi come quello del signore (si fa per dire) fotografato in compagnia di un noto mafioso di Ostia e che, assegnatario di una casa d'ente pubblico, pagava 7 euro al mese di canone. E qui lo scandalo non sono i 7 euro (non solo) ma che questo affitto simbolico derivava da un'autocertificazione di indigenza, falsa, nel senso che l'interessato, nient'affatto indigente, l'aveva sottoscritta, per ottenere casa e canone agevolati.
I casi emersi e sotto la lente d'ingrandimento dell'opinione pubblica sono tanti. E vanno coniugati con i pasticci romani della sindaca Virginia Raggi, dei suoi tutor dei suoi impiegati e consiglieri, con le inattese deficienze del sindaco di Torino Chiara Appendino e con i tanti guai combinati in giro per l'Italia da amministratori grillini. Insomma, dopo l'Italia dei valori e il suo deragliamento, è in corso il deragliamento dei 5Stelle. Con un unico grande «ma».
Prima di mettervelo su carta, un'avvertenza: sono convinto che da qui al 4 marzo, ne verranno fuori altre (e di belle) sul movimento 5Stelle. Del resto, inventato da un comico finirà seppellito da una risata, a meno che non riesca a trasformarsi in tragedia nazionale. Ecco il «ma»: non è detto che i pasticci emersi e quelli che verranno nei prossimi giorni scalfiscano l'autolesionistica propensione degli italiani a votare i grillini. Da un lato un'organizzazione molto impermeabile all'informazione indipendente, dato che la comunicazione aziendale (della Casaleggio) avviene via web. Dall'altro, l'avversione per la politica tradizionale e i suoi esponenti. Terzo, i media e la stampa (anche grande) troppo teneri se non schierati a favore del grillismo. Bastano questi tre ingredienti per far passare in cavalleria lo spettacolo indecente messo in scena dai grillini e al quale i normali cittadini italiani, quelli non obnubilitati dall'odio sociale e politico, assistono?
Anche se sono personalmente fiducioso sulla saggezza dell'elettorato (sulla quale non bisogna poi contare troppo, visto il passato) la risposta la vedremo il 5 marzo, quando i risultati saranno ufficializzati.
Ps: non date retta ai sondaggi. Sono fuorvianti.
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