LeU sempre irrilevante perché gioca tra nostalgia e risentimento
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Le linee ispiratrici di questa formazione affondano le radici nelle ideologie del Novecento,
di Sergio Soave 7.2.2018 www.italiaoggi.it
Liberi e Uguali, la confederazione di partitini presieduta da Pietro Grasso, fa capire che cosa sarebbe il Partito democratico se non fosse stato rifondato da Matteo Renzi. Le linee ispiratrici di questa formazione affondano le radici nelle ideologie del Novecento, si caratterizzano per una visione sociale egualitaria e da una concezione politica costruita sull'antifascismo, con l'aggiunta «moderna» del giustizialismo.
Non c'è da stupirsi se questa offerta politica di carattere sostanzialmente nostalgico ottenga poco più del consenso raccolto in passato dalle varie sigle postcomuniste (e in un passato più lontano da quelle postfasciste). Può comunque esercitare una funzione politica? Questo è l'obiettivo di Massimo D'Alema, che in questa formazione rappresenta l'anima manovriera, cioè quella che cerca di dare una prospettiva concreta a un'impresa nata sullo spirito del risentimento.
L'idea di fondo è quella, nel caso in cui il centrodestra non ottenesse una maggioranza autosufficiente, di dar vita a una coalizione «antifascista» di tutti gli altri, dal movimento 5 stelle al partito democratico, naturalmente «depurato» dalla leadership renziana. Non è un'ipotesi puramente ipotetica: in Portogallo c'è un governo di questo tipo, che ha unito socialisti comunisti e protestatari per evitare un nuovo governo del centrodestra, che alle elezioni aveva mancato di poco la maggioranza.
Un governo, va detto, che sta lavorando bene, in sintonia con l'Europa e senza gli strappi politici e istituzionali, come l'uscita dall'Euro e dalla Nato, che erano stati propugnati dalle componenti più di sinistra della maggioranza. Però alla guida di questo governo, peraltro monocolore, c'è un economista socialista di formazione anticomunista, che somiglia più a Renzi che a Grasso.
Una soluzione di questo tipo in Italia dovrebbe superare la contrarietà dei 5 stelle a sostenere una maggioranza che non sia incentrata sulla sua leadership, o, la contrario, ottenere l'appoggio, assai improbabile, del Pd a un governo a 5 stelle. Questo rende l'ipotesi dalemiana piuttosto difficile da realizzare, il che non toglie che sia l'unica prospettiva non puramente propagandistica che circola a sinistra.
Grasso lamenta spesso che i commentatori si occupino più delle esternazioni di D'Alema che delle sue e rivendica il suo ruolo di leader della formazione, che però è di tipo «presidenziale», anche per la sua difficoltà a articolare un ragionamento politico che non sia una pura elencazione pastorale di valori e di principi. Anche questo fattore spinge LeU nell'irrilevanza, che viene in sostanza recepita come tale da un elettorato che non riesce a superare la soglia del voto di nostalgia e di testimonianza, almeno a considerare i dati provenienti dai sondaggi e dalla poche prove elettorali parziali cui LeU ha preso parte.