Nessuno collabora con nessuno. Fino al voto

L'insistenza di Matteo Salvini e, ancor più, di Giorgia Meloni nel negare qualsiasi accordo postelettorale di larghe intese

di Marco Bertoncini, 7.2.2018 www.italiaoggi.it

L'insistenza di Matteo Salvini e, ancor più, di Giorgia Meloni nel negare qualsiasi accordo postelettorale di larghe intese, propagandisticamente bollato come inciucio, costringe periodicamente Silvio Berlusconi a insistere sulla futura vittoria del centrodestra, che sarebbe autosufficiente. Siccome le dichiarazioni in tal senso sono, in fondo, scontate, ma le pressioni degli alleati-antagonisti non si placano, ecco che il Cav se ne salta fuori postulando perfino nuove elezioni, qualora le urne non diano una maggioranza. Per la precisione, le sue parole suonano: «Non ci sarà nessuna possibilità di andare a fare una coalizione con questo Pd; se non ci sarà, sarebbe necessario ritornare alle urne».

Matteo Renzi pare conformare: «Se non ci sono i numeri, è giusto che sitorni a votare, mi trova d'accordo». Cautamente, però, limita l'affermazione: «Il Pd con gli estremisti non governerà mai». Così, il tema delle larghe intese procede carsico nella polemica politica.

Tutti sanno che sia il Cav sia Renzi sarebbero disposti a tornare a un rinnovato patto del Nazareno, a condizione che non esistesse alcuna diversa maggioranza, che i numeri fossero solidi, che le indicazioni provenienti dal Quirinale costringessero gli avversari a deporre le armi. Altrettanto si sa che il M5s accetterebbe qualsiasi alleanza, purché teoricamente alle proprie condizioni; che la Lega non disdegnerebbe un fronte protestatario; che in LeU non manca chi propenderebbe a sostenere una grande coalizione.

Nessuno può confessare simili riserve mentali, perché in un'elezione gli stessi alleati sono concorrenti da battere, a maggior ragione gli avversari. Tutti, dunque, continueranno a smentire, fino al 4 marzo; il 5 marzo, si vedrà.

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