Semplificazione fiscale, è soltanto propaganda

È da diversi anni che in tutte le manovra economiche c'è un capitolo dedicato proprio alla semplificazione fiscale: pura propaganda, risultati zero

di Marino Longoni, 31.1.2018 www.italiaoggi.it

La semplificazione fiscale, insieme alla riduzione delle tasse, è un ingrediente fisso delle promesse elettorali e dei programmi di tutti i partiti. Evidentemente la riduzione della complessità del sistema tributario è un tema che attira consenso. Ma è una pia illusione. È da diversi anni che in tutte le manovra economiche c'è un capitolo dedicato proprio alla semplificazione fiscale: pura propaganda, risultati zero. La confusione è in continuo aumento. Insieme al numero delle imposte e degli adempimenti richiesti ai contribuenti. Addirittura dal 2017 sotto la voce «semplificazioni fiscali» si è introdotto l'obbligo dello spesometro, che per molti professionisti è stato un vero e proprio calvario.

La semplificazione fiscale è una chimera, un'utopia, un palliativo. Una società sempre più complessa non può avere un sistema tributario semplice. A meno di rassegnarsi all'iniquità. In un paese dove tutti fossero allevatori di pecore il fisco potrebbe coniugare semplicità ed equità imponendo un prelievo commisurato al numero dei capi di bestiame posseduto. Per esempio una pecora ogni dieci. Semplice ed equo. Man mano che le attività economiche cominciano a differenziarsi l'esigenza di giustizia fiscale, scolpita nella costituzione con l'obbligo di pagare le imposte in base alla propria capacità contributiva, richiede un'imposizione differenziate sui redditi, sul capitale, sui consumi, sulle successioni, sui servizi e così via. Si pongono delicati problemi legati all'accertamento, alla lotta all'evasione, all'uso del sistema tributario per stimolare certe attività e disincentivarne altre.

La semplificazione radicale sarebbe l'imposta capitaria, con importo fisso, uguale per tutti, non certo l'aliquota unica (che sarebbe anzi fonte di ulteriori complicazioni). Ma questo significherebbe che Berlusconi pagherebbe, in ipotesi, diecimila euro, mentre la sua colf, con tre figli, ne pagherebbe 40 mila. Inaccettabile. Se si vuole applicare il criterio della capacità contributiva, la complessità del sistema tributario è inevitabile.

Una società di beduini, trenta secoli fa, poteva essere governata con i 10 comandamenti, oggi non ne bastano 10 mila. Nonostante ciò, da qui al 5 marzo, tutti continueranno a promettere la semplificazione.

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