Il nuovo bipolarismo senza girarci attorno

Dimenticate il dibattito sulla legge elettorale, concentratevi sulle vere divisioni della politica e scoprirete perché il mostro grillin-salviniano sarà archiviato non con una rivoluzione demagogica, ma con la forza tranquilla della ragione

di Claudio Cerasa 3 Giugno 2017 alle 06:12    www.ilfoglio.it

Non sappiamo quando si voterà, come si voterà, con quale legge si voterà, in quale mese si voterà, con quali collegi si voterà, con quali candidati si voterà, con quali liste si voterà ma sappiamo che a prescindere dai dettagli, dai tecnicismi, dalle soporifere soglie di sbarramento, quando arriveremo alle elezioni (presto, speriamo) la scelta che ciascuno di noi farà, di fronte alla scheda elettorale, sarà diversa rispetto a quella che ci verrà suggerita da tutti i partiti che in un modo o in un altro oggi si trovano in competizione l’uno con l’altro. E la scelta, può piacere o no, sarà una scelta doppia, e sarà più sullo stile del Giano Bifronte che sullo stile della vocazione maggioritaria.

Il perché è facile da spiegare. Il centrodestra unito, almeno a livello nazionale, non esiste più e non esisterà più. Ed è sufficiente ascoltare cosa dice (non solo in privato) Berlusconi di Salvini per capire che la separazione delle carriere tra Forza Italia e la Lega Nord non è transitoria, ma definitiva. Dall’altra parte, il centrosinistra unito potrebbe ancora esistere se la sinistra uscita fuori dal Pd fosse qualcosa diverso da una federazione di micro accozzaglie tenute insieme solo dal doppio sputo dell’anti renzismo e dell’anti berlusconismo, ma al momento non c’è alcuna ragione per credere che le sinistre italiane possano ottenere un risultato diverso rispetto a quello incassato nel 2013 e nel 2008 dalle altre autorevoli sinistre che si sono presentate alle elezioni fuori dal tradizionale partito di sinistra (zeru tituli).

Né il centrodestra né il centrosinistra, dunque, hanno vere speranze di poter tornare al governo con i propri vecchi alleati e la questione non è legata solo ai numeri offerti dai sondaggi ma a dinamiche che riguardano le traiettorie delle varie offerte politiche. Diciamoci la verità. Può un partito che si ispira al centrodestra sul modello Merkel (pur tra mille aggiustamenti e mille tattici palleggiamenti) essere compatibile con un partito che si ispira al modello Le Pen? Può un partito che si ispira a una sinistra sul modello Macron essere compatibile con un partito che si ispira a una sinistra sul modello Mélenchon? Ovviamente no. In questo senso, le convergenze parallele tra un centrosinistra che si ispira al modello Macron (il Pd) e un centrodestra che si ispira a un modello Merkel (Forza Italia) sono convergenze che in uno scenario di frammentazione esasperata diventano naturali. E seppure sul tema dei diritti centrosinistra e centrodestra siano ancora differenti l’uno con l’altro, è evidente che sul tema dei doveri (economia, Europa, politica internazionale, lotta al terrorismo) la distanza che esiste tra un Renzi e un Berlusconi è infinitamente minore rispetto alla distanza che esiste tra un Renzi e un Fassina o tra un Berlusconi e un Salvini.

Articolo completo su il foglio,it

Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata