I politici non cercano il voto dei cattolici ma la benevolenza della Chiesa

Per il sociologo delle religioni Franco Garelli senza la presenza della Chiesa l'Italia sarebbe più esposta ai conflitti sociali, e questo molti leader lo sanno bene.

di Alessandro Franzi 3 Giugno 2017 - 08:30 da www.linkiesta.it

Per il sociologo delle religioni Franco Garelli senza la presenza della Chiesa l'Italia sarebbe più esposta ai conflitti sociali, e questo molti leader lo sanno bene. "Ma oggi nel suo complesso il voto cattolico non è particolarmente influente in termini elettorali", dice

"La perdurante attenzione dei partiti politici al voto cattolico, secondo me, non è tanto per attrarre quel voto, ma è un atto di ossequio alla Chiesa cattolica come istituzione. E al Papa, naturalmente. La maggior parte delle forze politiche in Italia sa bene che senza questa presenza nella società, il Paese sarebbe esposto a maggiori conflitti e a maggiori tensioni sociali". Franco Garelli è un sociologo delle religioni, osservatore dei cambiamenti di una società sempre più secolarizzata ma ancorata a una solida tradizione cattolica. E si è fatto un'idea precisa sul perché i leader di partito non abbiano mai smesso, in Italia, di appellarsi al voto cattolico nonostante l'unità politica di questo mondo si sia rotta da moltissimo tempo, forse anche prima della scomparsa della Democrazia Cristiana. I moderati di centrodestra che scendono in piazza al Family Day. I leghisti che si schierano per la difesa delle radici cristiane della società. I grillini che marciano come San Francesco. I candidati segretario del Pd che nell'unico dibattito televisivo rivendicano di aver parlato col Papa. "Ma oggi - risponde Garelli a Linkiesta - nel suo complesso il voto cattolico non è particolarmente influente in termini elettorali".

Da dove partiamo, professore?

Da questo: il voto cattolico è stato lasciato libero, in Italia, nella prima metà degli anni Novanta anche da parte delle gerarchie cattoliche. Dal convegno di Palermo del 1995, il criterio secondo il quale un cattolico deve scegliere sono i principi in linea con la dottrina sociale della Chiesa. Una scelta ampia che non comprende solo le opzioni estremiste.

E come avvenne quella svolta?

L'unità politica dei cattolici è stata sostituita, allora, con un'unità culturale su temi specifici come la vita, la bioetica, il primato educativo, le marginalità. Di fatto si è preso atto di una tendenza che avveniva da tempo. Già la Democrazia Cristiana veniva definita balena bianca perché conteneva dentro di sé diverse anime: quella più conservatrice, quella più moderata e quella che si orientava verso il centrosinistra. Quindi il voto cattolico è plurale e differenziato.

Oggi questo voto quanto conta?

Quella divisione che vedevamo dentro la Dc, oggi la vediamo fuori da un singolo partito. C'è un'area che tende verso i partiti moderati di centrodestra, una più piccola che è rimasta in partiti di centro che richiamano ancora nel nome la loro appartenenza cristiana e c'è infine un'area che vota a sinistra, il Pd o più in là del Pd. Oggi, nel suo complesso, il voto cattolico non è particolarmente influente in termini elettorali.

Spieghiamolo meglio.

Se vogliamo, l'unico movimento impegnato direttamente è quello che ha dato vita al Family Day, ma è una minoranza. Molti altri cattolici non lassisti sono impegnati ma sono impegnati più a livello sociale che non nella battaglia politica diretta.

Già la Democrazia Cristiana veniva definita balena bianca perché conteneva dentro di sé diverse anime: quella più conservatrice, quella più moderata e quella che si orientava verso il centrosinistra. Quindi il voto cattolico è plurale e differenziato

Quindi, perché chiedere il voto cattolico?

La perdurante attenzione dei partiti politici, secondo me, non è tanto per attrarre il voto cattolico, ma è un atto di ossequio alla Chiesa cattolica come istituzione. E al Papa, naturalmente.

Perché la gerarchia cattolica conta ancora molto in Italia...

Conta perché è attiva nella società e perché è presente nel dibattito pubblico. La gerarchia cattolica in Italia ha un rilievo sociale.

Su quali temi la politica può tenere buoni rapporti con la Chiesa?

Iniziamo dalla fine: ci sono alcuni campi in cui i partiti politici non hanno timori a prendere le distanze dalla Chiesa. Guardiamo la Lega sul tema dell'immigrazione. O certe posizioni anche provocatorie di Grillo. In una certa area di centrodestra e nel Pd sono invece molto più cauti, perché essendo state a lungo forze di governo anche a livello locale sanno quanto pesano le forze e le risorse della Chiesa per la tenuta del Paese.

Per esempio?

Per esempio nei servizi alla persona, nella scuola, nel volontariato. La Chiesa gestisce gli oratori. E lavora moltissimo nel campo dell'integrazione. Quindi la maggior parte delle forze politiche in Italia sa bene che senza questa presenza nella società, il Paese sarebbe esposto a maggiori conflitti e a maggiori tensioni sociali.

Però ci sono temi su cui ormai la politica non tiene più conto della Chiesa. Per esempio quello delle unioni civili.

La Chiesa capisce che la società è cambiata. Il problema delle famiglie 'irregolari' riguardano anche quelli che si considerano cattolici culturalmente impegnati.

L'avvento del papato di Francesco quanto ha cambiato nei rapporti con la politica italiana?

Che Francesco sia molto più distaccato dalle vicende italiane, lo si vede anche dal fatto che la Conferenza episcopale intervenga con più cautela e meno proclami. Il Papa è per sua formazione convinto che serva dare più forza alla fede che chiedere tutele specifiche da parte dello Stato.

Ci sono alcuni campi in cui i partiti politici non hanno timori a prendere le distanze. Guardiamo la Lega sul tema dell'immigrazione. O certe posizioni anche provocatorie di Grillo. Ma chi è stato al Governo anche a livello locale sa quanto pesano le forze e le risorse della Chiesa per la tenuta del Paese

E quali sono le aree di riferimento culturale per i cattolici in Italia?

Rimane un associazionismo vitale, vivace e ben ramificato. Ci sono i gruppi più spirituali, come i neocatecumenali o i focolarini, che sono su posizioni più identitarie dal punto di vista religioso. Poi ci sono gruppi più impegnati sui temi della vita e della bioetica, che entrano nel dibattito di una società plurale in cui c'è confronto fra opzioni diverse. Infine c'è un'area dell'associazionismo impegnato nel sociale, il volontariato, il pacifismo, il terzomondismo, un'area che è meno culturalmente identitaria. Tutte queste tipologie possono orientarsi politicamente in maniera diversa.

L'unità politica dei cattolici che non c'è più.

E' una questione di metodo. Più che pensare ad esprimere un soggetto politico tendenzialmente unitario, mi sembra invece trasversale a questi gruppi l'idea che i cattolici debbano tornare in qualche modo protagonisti. Il cattolicesimo politico graffia poco nelle vicende nazionali contemporanee. Guardiamo in Parlamento, dove i i deputati cattolici sono sparsi dietro leadership laiche.

Evidentemente non ci sono leader cattolici spendibili o di largo respiro, non è così?

Diciamo che mancano dei leader rispetto al passato. Servono leader capaci di mediare fra i grandi principi della dottrina sociale della Chiesa e la progettualità richiesta dalle emergenze sociali che dobbiamo affrontare in questi tempi I cattolici devono tornare a dare l'indirizzo perché ci sia un Paese più egualitario. Ma non bastano gli appelli, le leadership non possono essere create a tavolino. O mandate dall'alto.

@ilbrontolo

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