Marcello Veneziani, la verità sul 2 giugno: "Le tre cose che non vi dicono mai sulla Repubblica"

la Repubblica è nata sui partiti, e non viceversa e che in tanti vivano al di fuori (o contro) lo Stato.

2 Giugno 2017 da www.liberoquotidiano.it

Una Festa piena di paradossi e verità non dette. Marcello Veneziani, sul Tempo, demolisce in tre soli punti le ipocrisie del 2 Giugno e la retorica della Repubblica che sfila, parole sue, "sotto gli occhi di triglia del Presidente Mattarella".

Al di là dell'esito del referendum che vide vincere di misura la Repubblica sulla Monarchia (e molti storici hanno parlato apertamente di brogli, di truffa), molti italiani forse non sanno che i primi due presidenti, Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, avevano votato per la Monarchia. Piuttosto ironico, non c'è che dire.

Com'è ironico, continua Veneziani, che la Repubblica anti-fascista sia nata "grazie al voto (e al non voto) decisivo dei fascisti". Vale a dire tutti i reduci mussoliniani che hanno preferito punire "il Re disertore" e i "Savoia traditori", anche a costo di far nascere uno Stato che li avrebbe esclusi dai giochi per decenni.

Il paradosso più grave, però, secondo Veneziani è un altro: la Repubblica è nata sui partiti, e non viceversa. E questo spiega perché il mito repubblicano sia rimasto sostanzialmente estraneo agli italiani, a differenza di quanto accaduto in Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Questo, nota l'editorialista, è il "peccato originale e sostanziale della nostra Repubblica". Gli italiani "non si riconobbero in un'istituzione super partes come la Repubblica, non ritennero comuni i valori repubblicani e non legarono l'amor patrio all'appartenenza repubblicana. Ma la loro lealtà, la loro appartenenza, il loro senso comunitario lo affidarono ai partiti; e così il loro sistema di valori era legato alla fede politica nel comunismo, nel socialismo, nella democrazia cristiana, via via fino ai monarchici e ai missini". Ecco perché per molti anni molti hanno preferito festeggiare l'America, la Russia o il Vaticano. E perché ancora oggi la festa della Repubblica sia una festa per pochi, e che in tanti vivano al di fuori (o contro) lo Stato.

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