Voucher, le alternative sul tavolo del governo

Dopo aver eliminato i buoni lavoro, l'esecutivo pensa ai "sostituti". Allo studio soluzioni per famiglie e imprese. Sul modello dei Tese francesi. E potrebbero saltare i vincoli sul job call.

FRANCESCO PACIFICO, 17 marzo 2017 da LETTERA43

Escono dalla porta (pur di evitare il referendum) ma rientreranno molto presto dalla finestra. Il governo ha eliminato con un decreto legge i voucher, perché – spiegano dalla maggioranza – «con una semplice modifica la Cassazione avrebbe comunque dato il via libera alla consultazione referendaria voluta dalla Cgil. Questa sì che sarebbe una iattura maggiore dei voucher stessi: avrebbe spaccato ancora di più il centrosinistra. E il già traballante governo Gentiloni sarebbe stato spazzato via».

SI STUDIANO SOLUZIONI PER LE IMPRESE. Eppure fatta la legge, si lavora per trovare l’inganno. E lo sperano sia Confindustria sia ampi pezzi del sindacato. Al ministero del Lavoro e Palazzo Chigi avrebbero già individuato le direttrici sulle quale muoversi. «Per la famiglie servono strumenti nuovi sull’onda del modello francese», ha spiegato al Quotidiano nazionale Tommaso Nannicini, già a capo del nucleo per le riforme a Palazzo Chigi e padre del Jobs Act, adesso estensore del programma del Pd alle prossime Politiche. Ma si starebbero studiando soluzioni anche per le imprese.

Certo è, invece, che c’è tutto il tempo necessario per farlo (il decreto legge istituisce una fase transitoria fino al 31 dicembre 2017). Non manca neppure il tavolo (quello sul welfare) dove trattare con i sindacati e intervenire. Il tutto in tempi non rapidi, altrimenti la Cassazione potrebbe essere spinta a mantenere il referendum.

 

IL MODELLO FRANCESE DEI TESE. Sul versante dei servizi alla persona si vuole riproporre il modello francese dei “Tese”, Titre emploi service entreprise: voucher statali, utilizzati per assumere e retribuire lavoratori occasionali nel campo del babysitteraggio o dell’assistenza agli anziani. «Se però si segue questa strada», spiega l’ex sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa, che ha presentato una proposta di legge proprio per andare in questa direzione, «bisogna cambiare anche il welfare. In Francia il sistema dei Tese è uno strumento che guarda soprattutto alla conciliazione».

Funziona in maniera molto semplice: «Lo Stato finanzia con dei buoni i servizi basilari per la famiglia, che il singolo nucleo non riesce a garantire nella cura di bambini e anziani. Soprattutto i Tese hanno una forte valenza nella lotta al sommerso: fanno sì che i pagamenti a babysitter o badanti non vengano effettuati in nero». Parallelamente si studiano strumenti per il lavoro accessorio nelle imprese. Nannicini ha parlato di un’allargamento del lavoro a chiamata. «Che però», nota Dell’Aringa, «è un rapporto che comunque impone un vincolo contrattuale, che il voucher non aveva».

SALTANO I VINCOLI SUL JOB CALL? Il governo starebbe studiando di far saltare gli attuali vincoli sul job call, come i limiti di età o quelli temporali. «La stessa Cgil poi», ricorda l’ex sottosegretario al Lavoro, «nella sua Carta dei diritti parla di regolamentazione di lavoro accessorio, istituendo una tessera magnetica che si scala quando le aziende chiedono di usufruire a ore di determinati servizi». La tessera è collegata all’Inps, «quindi garantisce sia la rintracciabilità sia il pagamento dei contributi. Ma anche questo caso si chiama di fronte a un lavoro subordinato. Da questo, dopo l’abolizione dei vecchi voucher, non se ne esce».

Categoria Italia

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