M5s, così Fico studia la rivincita su Di Maio

Il talebano cavalca la nostalgia delle origini. Ma a Napoli molti si sentono traditi. E qualcuno scommette che sia pronto a fare le scarpe a Di Maio. Lo scenario.

Beppe Grillo con Luigi Di Maio e Roberto Fico.

di Francesca Buonfiglioli | 17 Ottobre 2016 Lettera43

Ma quali correnti: il Movimento 5 stelle è «unito» e «coeso».

Al massimo è lecito parlare di generiche «difficoltà» per le quali però esistono «anticorpi».

Per l'ennesima volta Roberto Fico ha smentito l'esistenza di guerriglie interne.

«SOLO FANTASCIENZA».Il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai ha liquidato la 'presunta' rivolta contro Luigi Di Maio da parte di una buona parte di eletti M5s raccontata da Biondo-Canestrari in Supernova e anticipata da La Stampa come «ricostruzione fantascientifica» e «chiacchiere da bar».

Insomma «si lavora tutti a un obiettivo comune che è quello di cambiare il Paese», ha aggiunto, «e di restituirlo ai cittadini italiani praticando la democrazia diretta. Questo è il percorso a cui tutti abbiamo aderito e che rispetteremo fino in fondo senza indugio. Questa è l'enorme differenza tra il Movimento e tutti gli altri partiti politici. Il Movimento rimane leale a se stesso».

L'importante, dunque, è negare.

NARRAZIONE INCEPPATA. Poco importa se l'esistenza di correnti e l'assenza di trasparenza siano state confermate ampiamente nella gestione romana, cartina di tornasole di malumori che da anni serpeggiavano nella pancia del M5s.

Come se il trionfo capitolino avesse in realtà avesse «rotto la narrazione dei bravi ragazzi che non vogliono fare politica», fa notare un attivista di lungo corso.

E denunciate dalle dichiarazioni al vetriolo dei civil servant e tecnici che hanno lasciato la nave pentastellata della Capitale, appena imbarcati o all'imbarco.

FICO SEMPRE IN PRIMA FILA. Fico, il «talebano», è ancora in prima fila per calmare le acque.

A rassicurare il popolo, a blindare ogni uscita di Beppe Grillo, capo politico. Anche quando queste fanno a pugni con la filosofia del Movimento 1.0.

«Il fine giustifica i mezzi, Roberto ha sempre ragionato così», conferma a Lettera43.it un ex attivista della primissima ora.

Spaccatura tra governisti e fichiani

Le pacche sulle spalle a favore di flash e i post su Facebook difficilmente però potranno rimarginare la spaccatura che si è riflessa all'interno del direttorio tra Fico, la fedelissima Carla Ruocco e Carlo Sibilia da una parte e Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio dall'altra.

LACRIME SUL PALCO.Spaccatura che agli occhi di più di un pentastellato ha trovato una rappresentazione plastica pure sul palco di Palermo.

«Ai governisti Di Maio e Di Battista è stato dato grande spazio», spiega un attivista. «A Fico solo il tempo per una specie di piagnisteo».

Sensazione che si è respirata anche in occasione dei funerali milanesi di Dario Fo.

Ormai l'asse Di Maio, Di Battista e Davide Casaleggio si è consolidato. Ruocco non pervenuta.

«GRILLO NON HA VISIONE». Beppe Grillo? Un capo politico di facciata, costretto a tornare e fare la voce grossa per tenere insieme la sua creatura.

«È un ottimo comunicatore, un frontman eccezionale», fa notare un altro pentastellato. «Ma non ha alcuna visione politica. Quella l'aveva qualcun altro. E chi lo ha sostituito....».

E Fico il talebano? Sarà isolato, schiacciato dalla linea governista di Di Maio oppure tenterà una controscalata ai vertici?

«FARÀ LE SCARPE A DI MAIO».Vincenzo Russo, ormai ex attivista di Pianura (Napoli), non ha dubbi: «Fico la spunterà, farà le scarpe a Di Maio. Anche perché è il pupillo di Grillo».

«Mentre sapevamo che Di Maio era una volpe, un politico nato, Fico ci ha traditi», continua Russo. «E traditi è un termine fin troppo blando... Appare come un santone, ma alla fine tiene solo alla sua poltrona».

Per di più ora Di Maio, sotto fuoco incrociato a causa dei rimborsi e della mancata comprensione delle mail, si è indebolito.

Le accuse sono pesanti: dall'aver sfasciato lo storico MeetUp napoletano all'aver proceduto con espulsioni ingiustificate, poi ritenute nulle dal tribunale.

Dall'aver 'svenduto' Napoli a Luigi De Magistris alle Amministrative 2016 fino ad aver abbandonato molti attivisti a loro stessi.

Napoli è 'cosa' di Roberto

Napoli del resto è 'cosa' di Fico.

Qui il deputato è cresciuto e si è fatto le ossa. Mentre Di Maio arriva dalla provincia. Da Pomigliano D'Arco, dove il vice presidente della Camera ha il suo fortino elettorale

Non è un dettaglio.

«Un Di Maio a Napoli sarebbe stato o stroncato o cooptato dai cosiddetti talebani».

Tradotto: non avrebbe avuto la luce per crescere e farsi strada a livello nazionale, e farsi notare da Gianroberto Casaleggio che lo ha preso sotto la sua ala protettrice.

METAMORFOSI ISTITUZIONALE. Il MeetUp di Napoli citato anni fa come esempio di efficienza in tutta Italia alla fine, stando ai delusi, è stato occupato dai fichiani.

Che avrebbero chiuso ogni porta al confronto e al dialogo.

In principio il clima era diverso. «Quando non c'era nemmeno l'ombra della possibilità di entrare nelle istituzioni, Fico dava l'idea di crederci davvero», conferma un ex attivista emiliano.

A dirla tutta era lo stesso Grillo che all'inizio di istituzioni e palazzi non voleva nemmeno sentire parlare. Puntava a  «rimanere Movimento di piazza, informale, anarchico».

SOLUZIONE VERTICISTICA. Poi però le cose sono cambiate.

Una volta in parlamento, nelle Regioni e nei Comuni strutturarsi è diventata una necessità: tutto dipende dalla strada che si imbocca.

E per molti attivisti i capi hanno optato per una soluzione verticistica e opaca.

I 'ribelli' a Napoli leggono così la parabola di Fico, che ora col ritorno di Grillo può cavalcare l'ondata del ritorno alle origini.

«Roberto predica bene, ma razzola male», spiega un altro attivista. «È talebano sì, ma solo a parole. E a casa degli altri».

OPPOSIZIONE INTERNA. Non è un mistero che in città abbia sempre trovato davanti a sé una opposizione interna coesa, cocciuta.

Che ha cercato di silenziare, è l'accusa. Tanto che accanto al MeetUp è nato Napoli Libera in Movimento.

Che non solo non molla, ma rilancia. «Chiediamo la convocazione di un'assemblea nazionale del M5s», dice Luca Capriello.

L'obiettivo è quello di fornire basi inattaccabili al Movimento. Quelle che la votazione online legalmente non può assicurare.

Twitter @franzic76

Categoria Italia

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