In tutti i paesi dell'Europa c'è, e funziona, il monocameralismo

Continua la manovra per stravolgere il referendum con lo scopo di far cadere Renzi.

 di Gianfranco Morra  Italia Oggi 15.10.2016

Continua la manovra per stravolgere il referendum con lo scopo di far cadere Renzi. Fra i motivi per i quali anche l'ultrasinistra del Pd giustifica il suo «no» c'è la difesa della democrazia. Se la riforma costituzionale passerà, dicono, tutto il potere andrà ad un uomo solo. Sarà vero oppure no? Le priorità della riforma sono l'eliminazione del bipolarismo identico e il rafforzamento del potere esecutivo. Due finalità che rafforzerebbero il parlamento e il governo: non a caso richieste da decenni un po' da tutti i partiti. Purtroppo Renzi non è riuscito a cancellare il Senato, come sarebbe stato meglio, ne ha solo fortemente limitato le funzioni e il potere. Crollerà con ciò la democrazia? Difficile pensarlo, dato che in Europa dovunque prevalgono il monocameralismo e il bicameralismo non identico.

Ma non c'è il pericolo che il potere del premier divenga troppo forte? In nessun modo. La riforma non introduce né il presidenzialismo, né il semipresidenzialismo. E non cambia i poteri del premier, né le garanzie di controllo: non lo chiama neppure «premier», ma «presidente del consiglio dei ministri», continua a essere nominato dalla Camera dei deputati e controllato dagli organi di garanzia, non ha nessuna facoltà di sciogliere il parlamento. Il premio porta il partito vincitore a 340 deputati, che non sono poi tanti rispetto alla maggioranza di 316. Ciò che accentua il suo potere, ma così poco da essere quasi niente, è l'introduzione per alcune leggi del voto conclusivo a scadenza (70-85 giorni).

Ma, dicono ancora i sostenitori del «no», la riforma costituzionale, unita alla nuova legge elettorale (elezioni dei capolista imposti dal segretario e forte premio di maggioranza), porterà un uomo solo al potere. Ma quando mai? L'Italicum serve a produrre, con un sistema proporzionale ma corretto dal ballottaggio, una maggioranza di governo stabile. E Renzi si è dichiarato disponibile a rivederlo, anche se solo dopo il referendum: prima votiamo le norme generali di una Costituzione rigidissima, subito dopo occupiamoci di una legge che con facilità si può cambiare.

Eppure i suoi oppositori, anziché cogliere una occasione buona, dato che sarebbe utile cambiare alcun punti nella legge elettorale, hanno rifiutato con sdegno la proposta. Hanno seguito il metodo delle escort: prima paghi (cambi l'Italicum), poi il resto (voteremo «sì»). Ma la sinistra del Pd, D'Alema e Bersani insieme con i loro più giovani seguaci, pochi in verità, di fronte all'offerta di Renzi si sono trovati a disagio e hanno rifiutata la proposta. Cosa del tutto logica, hanno solo confermato quello che, dietro le manfrine delle difesa della Costituzione, a loro unicamente interessa: non la riforma della costituzione, ma il licenziamento del nemico e usurpatore.

Categoria Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata