1-In carcere con una grave cirrosi, muore 5 giorni dopo l’arresto
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2-- Il Csm riduce la sanzione a Robledo che gridò: “Il re è nudo”
giustiziami, 2.6.2016 di manuela d’alessandro e frank cimini
1-Pericoloso, così pericoloso perché trovato in possesso di un’arma da meritare il carcere, nonostante la difesa avesse implorato di lasciarlo libero perché soffriva di una grave forma di cirrosi epatica.
S.R., che aveva precedenti per reati non gravi, è stato rinchiuso venerdì, sabato e domenica in cella. Sempre più sofferente, con la malattia che gli mangiava il fegato e la vita, finché lunedì è stato autorizzato il colloquio coi familiari e revocata la custodia cautelare “perché a fronte di tale sopravvenuto stato di morbilità sono venute meno le esigenze che giustificavano l’adozione della misura”.
Ieri mattina, è morto. Ne dà notizia la camera penale di Milano che denuncia “l’ennesima vittima di un sistema processuale che consente l’abuso della misura cautelare custodiale, l’ennesima vita umana, uguale a quella di coloro che la perdono in fondo al mare, durante i viaggi della speranza, alle vittime della strada, alle donne che cadono sotto la violenza degli amori assassini, uguale a qualunque altra vita umana”.
La legge che pure è molto chiara e prevede il carcere solo in casi eccezionali quando ci sono severi motivi di salute viene disapplicata ” a causa dell’evidente resistenza culturale della magistratura a vedere limitato il proprio potere discrezionale nell’ottica di una riduzione della custodia cautelare”. Sono 18mila i detenuti in attesa di giudizio o mai condannati in primo grado, un numero enorme, non dissimile da quello precedente alla riforma del 2015 sulle misure cautelari che “ha introdotto aggettivi e avverbi volti a eliminare il potere discrezionale del giudice”. (manuela d’alessandro)
2- Il Csm riduce la sanzione a Robledo che gridò: “Il re è nudo”
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Alfredo Robledo si vede confermare dal Csm il trasferimento a Torino ma recupera la funzione di procuratore aggiunto oltre alla perdita di sei mesi di anzianità. Insomma sanzione ridotta ma resta il fatto che Robledo è l’unico a pagare dazio per lo scontro interno alla procura di Milano con l’allora capo Edmondo Bruti Liberati, una vicenda con la quale la magistratura è riuscita a farsi male da sola e in misura superiore a qualsiasi “delegittimazione” compresa quella operata dall’imputato eccellente per antonomasia.
Robledo con il suo esposto in pratica aveva gridato: “Il re è nudo”. Aveva fatto emergere alla luce del sole che i magistrati fanno valutazioni politiche. Questo tra l’altro mise nero su bianco, rimproverando Bruti pur assolvendolo dall’abuso d’ufficio, la procura di Brescia. Bruti però non ha pagato dazio dal momento che il Csm annunciò il procedimento disciplinare solo quattro giorni dopo il comunicato con cui l’allora procuratore disse che di lì a poco sarebbe andato in pensione.
Sul fascicolo Sea, insabbiato da Bruti e consegnato a Robledo con sei mesi di ritardo quando in pratica non si poteva più indagare non sapremo mai cosa accadde veramente. Francesco Greco che supportò Bruti è stato addirittura premiato come successore al vertice dell’ufficio nonostante una decina di indagini per frode fiscale avocate dalla procura generale e finite con la condanna degli imputati dopo le richieste di archiviazione rigettate dal gip.
Paga solo l’anello debole della catena. Così ha voluto Giorgio Napolitano al Quirinale all’epoca di fatti e misfatti e regista nemmeno tanto occulto dell’operazione, con quel suo richiamo ai poteri pressoché incontrollabili dei capi degli uffici.
Il re era nudo per davvero. Ma la verità non interessava non interessa a nessuno. Basta scorrere le cronache con cui i giornaloni hanno incensato la nomina di Greco, da destra a sinistra passando per il centro. Almeno la smettessero di blaterare di indipendenza e autonomia, di obbligatorietà dell’azione penale a ogni piè sospinto. La smettessero di prendere per i fondelli. Non lo faranno. Impunità garantita per legge. Dal Csm che dovrebbe controllare. Il condizionale è più che mai d’obbligo. (frank cimini)