Docenti in esubero con i giorni contati.
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Giorni contati per i docenti in esubero. Sono circa 10 mila e il governo ha deciso, pur
di non tenerli inoccupati, che copriranno le cattedre vuote, anche se non hanno la necessaria abilitazione per insegnarvi. Potranno anche essere utilizzati per le supplenze brevi nell’ambito di tutta la regione di appartenenza. Niente più indugi poi sui prof inidonei all’insegnamento per motivi di salute: oltre 4 mila docenti che saranno trasferiti d’ufficio tra il personale tecnico e amministrativo. Sono alcune delle novità del decreto legge di revisione della spesa pubblica per il settore della scuola. Decreto che taglia anche i distacchi e i comandi dei prof all’estero e manda in soffitta dal prossimo settembre le iscrizioni e le pagelle cartacee. Andrà tutto on line. È sfumato invece il taglio del 50% dei posti di bidello.
Il decreto di spending review non ha applicato al settore della scuola, già vessato dai tagli di tremontiana memoria (-8 miliardi di euro di spesa in tre anni), la riduzione del 10% dei dipendenti deciso invece per tutte le altre amministrazioni. Tagli che nello stato, grazie alle procedure di uscita previste dallo stesso provvedimento, Funzione pubblica e Tesoro hanno stimato non dovrebbe portare a nessun licenziamento: perché le piante organiche in alcuni casi sono più capienti dei dipendenti, e dunque si può tagliare posti senza tagliare teste, e poi perché i meccanismi di pensionamento e di prepensionamento appositamente studiati consentiranno di accompagnare «dolcemente» fuori dalla pubblica amministrazione il personale di troppo. Senza ricorrere alla messa in mobilità: l’80% di stipendio per due anni e poi la risoluzione del rapporto di lavoro. Il rischio licenziamento invece esisteva, in base alle norme previgenti, per i docenti di ruolo della scuola, finiti in soprannumero dopo la riforma Gelmini.
Ora il decreto prevede che chi è in eccesso, rispetto alla propria classe di concorso, se non trova piena ricollocazione in sede di mobilità annuale, dovrà essere assegnato a posti o cattedre disponibili per i quali possieda il titolo di studio di accesso. Anche se non hanno l’abilitazione specifica. E così potrà accadere che un docente di economia aziendale (classe A017), se ha la laurea prevista per insegnare geografia (A039), potrà essere assegnato per un anno su una cattedra di geografia invece che di economia aziendale. Oppure, se si tratta di una maestra elementare, l’amministrazione potrà tentare anche la ricollocazione nella scuola dell’infanzia. Il tutto con assegnazioni d’ufficio. L’insegnante potrà anche essere collocato sui posti di sostegno purché abbia almeno frequentato un corso di formazione specifico. Se non dovesse essere possibile avere un posto pieno, dovranno essere assegnati a coprire le frazioni orarie libere e, in ultima istanza, a fare le supplenze brevi e saltuarie in tutta la regione di iscrizione.
Nel caso in cui l’assegnazione avvenga in una scuola di grado inferiore, con stipendi dunque più bassi, si salverà lo stipendio originario. Se invece il grado è superiore, la differenza ce la metterà la scuola. A disciplinare le operazioni saranno gli uffici scolastici regionali. L’operazione consentirà anche risparmi grazie al fatto che non si ricorrerà a supplenti sulle cattedre coperte dai colleghi in esubero, si stima un risparmio annuo di circa 350 milioni. Che fine faranno? Concorreranno al raggiungimento degli obiettivi di risparmio fissati dalla manovra Tremonti (decreto legge 112/2008), che per l’anno in corso per esempio non sono stati pienamente conseguiti. Si evita così la mannaia della clausola di salvaguardia: blocco alla fonte dei trasferimenti all’Istruzione, fino a raggiungimento del mancato risparmio. Il decreto chiarisce anche che, per le mansioni superiori svolte, i prof nulla avranno a pretendere dallo stato, al massimo dal fondo di istituto.
Trasferimenti d’ufficio anche per i docenti di ruolo non più idonei per malattia alla docenza: le procedure per il trasferimento nei ruoli dei tecnici e degli amministrativi erano già state avviate dal precedente governo, ma senza molto successo, ora si stabilisce un trasferimento forzoso entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto legge, prioritariamente sui posti vacanti della provincia di appartenenza o comunque richiesta dall’interessato. Stessa sorte per i docenti tecnico-pratici. Ridotti poi i posti per i docenti all’estero, scendono da mille a 624, i comandati presso istituzioni del ministero dell’estero da 100 a 30: circa 400 prof torneranno in Italia a insegnare. È invece saltata, nella lunga notte del consiglio dei ministri, tra giovedì e venerdì, il taglio del 50% dei bidelli. A partire dal prossimo settembre infine le iscrizioni a tutte le scuole si potranno fare solo on line, così come l’invio delle pagelle. Le famiglie avranno però la facoltà di chiederne gratuitamente una copia cartacea. Di Alessandra Ricciardi – Italia Oggi