Il Tour potrebbe diventare cinese
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Attenti, l'opa cinese è in agguato. Non su qualche colosso industriale o finanziario, ma
su un grande evento del ciclismo come il Tour de France. A lanciare l'allarme, in un'intervista rilasciata alla stampa transalpina, è Cyrille Guimard, 65 anni, ex ciclista francese, che ora dirige la squadra Lille-Roubaix-Métropole e che in passato ha guidato campioni come Bernard Hinault e Laurent Fignon.
La vera rivoluzione dello sport delle due ruote, secondo Guimard, sarà di natura finanziaria. La somma a disposizione di una squadra è mediamente di 20 milioni di euro. Nel momento in cui paesi asiatici come la Cina, l'India e perfino l'Iran saranno raggiunti dal virus della bicicletta, la spesa e l'audience quintuplicheranno. Il percorso è già stato avviato con il Giro del Qatar e con l'organizzazione di gare in Australia. Il ciclismo è sottovalutato dal punto di vista economico, ma un giorno diventerà come il tennis, con un circuito mondiale.A questo punto ci si domanda se questa evoluzione sia in grado di minacciare la classica della bicicletta. Per l'ex campione, il Tour è in pericolo in quanto entità francese. Ciò non ha niente a che vedere con la competenza degli organizzatori, ma resta il fatto che la corsa non è al riparo da un'opa, un'operazione di acquisizione.
Se gli sceicchi hanno comprato la squadra di calcio del Paris-Saint-Germain, significa che ogni società ha un prezzo. Ed è sbagliato pensare che il Tour sia intoccabile. I punti di forza della manifestazione sono le ferie lavorative dei francesi, pagate dal 1936, e il mese di luglio. Se la corsa si svolgesse in maggio, nessuno la seguirebbe. Il Tour, quindi, è fragile. Se tra qualche anno i cinesi ottenessero le vacanze in luglio e decidessero di dar vita a un Giro nello stesso periodo, con un miliardo di potenziali spettatori, ci sarebbe di che preoccuparsi.
In questo momento i numeri dell'audience sono buoni, argomenta ancora Guimard, ma la gente guarda la televisione soprattutto per i monumenti e i paesaggi. Difficile dire se questo sia inquietante. Fatto sta che tra i giovani la capacità di entusiasmarsi è fugace: è la generazione dello zapping. Bisognerebbe adattare i sistemi di corsa, creando moduli più brevi. D'altra parte, quando le nazioni non iniziate al ciclismo scopriranno il Tour, per loro sarà qualcosa di meraviglioso. Ma anche, c'è da giurarci, di potenzialmente rischioso per la tradizione del duro itinerario delle due ruote che si snoda nel caldo clima estivo.
Resta da capire, ma questo Guimard non lo dice, che ruolo giocherà il forte senso di appartenenza nazionale dei francesi. Un colpo di reni, un improvviso scatto di orgoglio potrebbe, chissà, rispedire al mittente anche un'offerta economicamente allettante. Di Massimo Galli – 7.7.2012