Perché Forza Italia non avrebbe alcun vantaggio
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a mandare Renzi a quel paese. Il fatto che Berlusconi rimarrà dentro, che non romperà il patto, che continuerà a fare le riforme con Renzi, non è una mossa scellerata
di Claudio Cerasa | 02 Febbraio 2015 ore 15:16 Foglio
Andrà così perché è l’unica alternativa, perché è l’unica strada, perché non c’è molto da discutere. Ma il fatto che andrà così, che Berlusconi rimarrà dentro, che non romperà il patto, che continuerà a fare le riforme con Renzi, che continuerà a rimanere sul treno del Nazareno, non è, come vorrebbero far credere i campioni dello sfascismo post berlusconiano, una mossa scellerata, un modo di chiudere un occhio di fronte a un tradimento, una tecnica per fischiettare e far finta che non sia successo nulla al Quirinale. Le cose non stanno così e bisogna dire una volta per tutte che se è vero che Renzi ha un suo vantaggio strategico nel poter far leva su Forza Italia per portare avanti il processo delle riforme anche Forza Italia, e non solo Berlusconi, ha un suo vantaggio importante nel decidere di partecipare insieme con Renzi al processo di riforme.
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La questione riguarda ciò che è accaduto ieri e ciò che potrà accadere domani e ancora una volta è politica, non è una questione di affari segreti, di scambi misteriosi, di patti tra logge massoniche. Rimanere sul treno di Renzi è vitale per un paio di questioni non proprio secondarie (e prima o poi bisognerà convincersi che l’errore sul Quirinale è stato forse più di Forza Italia, che doveva dire subito sì, che di chi cercava l’accordo con Renzi). La prima questione, forse la più banale, è che il presidente del Consiglio ha tre diverse maggioranze con cui portare avanti le riforme e se Forza Italia pensa che questo sia un problema per Renzi non ha fatto bene i calcoli: avere una maggioranza in più rispetto a prima significa che Renzi le cose può farle anche senza Forza Italia. E conviene a Forza Italia lasciare che Renzi faccia le riforme con qualcun altro? Conviene che sia solo Renzi a raccogliere i benefici che gli arriveranno nei prossimi mesi anche dalla positiva congiuntura economica? Conviene non avere voce in capitolo, e non poterne raccogliere i frutti, su riforme importanti come la legge elettorale (che solo gli sciocchi possono credere che sia una riforma che non convenga a Forza Italia), la riforma costituzionale, la riforma del titolo V, e tutto il resto? Se la politica è l’arte dell’agire con l’idea di spostare ogni settimana uno zero virgola tre nei sondaggi, a Forza Italia converrebbe mandare tutti al diavolo, nominare Raffaele Fitto re dell’universo e incassare un paio di punti gentilmente offerti da Pagnoncelli nel giro di qualche mese. Ma ha senso, per un partito che nel suo futuro ha il compito di contendere a Renzi il centro dell’elettorato italiano, fare quello che già fanno, con successi tutti da verificare, Matteo Salvini e Beppe Grillo? Ovvio: non ha senso.
Bisogna aspettare. Avere pazienza. E incassare, con calma, i dividendi significa anche questo. Significa agire con il cervello, non con la pancia. E con la buona notizia (che ovviamente non c’entra nulla con il Nazareno) che il giudice di Sorveglianza di Milano ha concesso oggi la liberazione anticipata, di 45 giorni, a Berlusconi, nell'ambito dell'affidamento in prova ai servizi sociali di un anno, Forza Italia avrà certo il modo di ragionare in modo più sereno su un fatto elementare: che rimanere nel perimetro del Nazareno non è un favore che fa a Renzi ma è un favore che fa a Forza Italia.