No patto, no party, no Renzi
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I Nazareni bisticciano su Mattarella. Ragioni di una scelta (molto elettorale)
di Claudio Cerasa | 30 Gennaio 2015 ore 06:26 Foglio
Cinicamente, verrebbe da dire che con Sergio Mattarella speriamo che ci pensino presto i franchi tiratori, a far ragionare Renzi e a ristabilire ordine nel patto del Nazareno. Non andrà così perché Mattarella ha i numeri per essere eletto domani al quarto turno come presidente della Repubblica. Numeri che ballano, ok, numeri certi ma anche incerti, numeri che si aggirano tra i 560 e i 600 voti se si mettono dentro le truppe di Fitto (diabolico Renzi: il Nazareno senza il gemello del Nazareno ma con il nemico del Nazareno), qualcuno di più se si considerano alcuni voti di Ncd e qualcuno di meno (ma quanti?) se si considerano i franchi tiratori (che di solito sono il 10 per cento, e dunque i numeri ci sarebbero di un soffio). I calcoli li conoscete. Quello che però si conosce meno riguarda un ragionamento elementare che suona più o meno così. Ma Renzi, poi, che diavolo ci fa con un Mattarella al Quirinale e con un patto del Nazareno che, se nulla cambia in queste ore, può trasformarsi al massimo in un patto di non belligeranza? La scelta di Berlusconi di far votare scheda bianca al suo partito alla quarta votazione non è da intendere come una rottura totale con il gemello ma la decisione di Renzi di sfidare Forza Italia, di non seguire per il Quirinale il criterio adottato per l’Italicum, offre un indizio importante su quello che verrà dopo e su quello che ci sarà dopo Mattarella, se i franchi tiratori non ci salveranno. Che ci fa con questa legislatura, Renzi, con qualche grillino in più, un paio di smacchiatori accontentati, e con un Berlusconi in meno?
Bisogna pensare al domani per capire le conseguenze di quello che sta accadendo oggi ed è evidente la ragione che si nasconde dietro la scelta mattarelliana: ricompattare il centrosinistra, ricucire gli strappi, mettere insieme una nuova maggioranza e fotografare una possibile nuova e grande famiglia con cui avvicinarsi, magari, anche alle elezioni. Si litiga dunque e si bisticcia. Renzi e i suoi amici dicono che è stato Berlusconi a rompere il patto, Berlusconi e i suoi amici dicono che il patto lo ha rotto Renzi, ognuno gioca la sua partita, Renzi proverà fino all’ultimo a convincere Berlusconi a convergere sul nome scelto dal Pd, Berlusconi non è convinto ma forse è tentato, sospetta che Renzi gli abbia teso un trappolone, sa però che senza i suoi voti l’elezione di Mattarella potrebbe essere difficile, complicata, e dunque proverà a far sbattere il segretario del Pd, consapevole però che un Quirinale senza Cav. mette a rischio la legislatura. Con una maggioranza di governo diversa da quella delle riforme che a sua volta è diversa anche da quella con cui si elegge il presidente della Repubblica. Può darsi che vincerà Renzi, che riuscirà a non perdere troppi voti per strada (ma occhio), può darsi che sostituire la nuova sinistra con una vecchia sinistra possa consentire a Renzi di avere un suo capo dello stato, e può darsi che sia così, ma senza patto del Nazareno non ci sono le riforme che avevano permesso a Renzi di inventare un nuovo Pd, e senza patto del Nazareno la legislatura inizia a far tic tac. E chissà che non sia proprio quello che Renzi ha in testa da un po’. Tic tac tic tac.