Lettere al Direttore Il Foglio 28.1.2015
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Grazie. L’elefantino resta nel branco, ai confini della foresta
1-Al direttore - Ciao.
Maurizio Crippa
Veramente sono ancora vivo. Ciao ormai si dice ai funerali. In casi come questi meglio dire addio, indispensabile Crippino.
2-Al direttore - Vorrei inserirmi nell’istante, magico ma infinitesimo, in cui al Foglio ci sono due direttori per essere il primo (velleità senili) per dire: Giuliano grazie, Claudio auguri.
Riccardo Ruggeri
3-Al direttore - Mai notizia fu più amara di quella della sua abdicazione. Un grazie di cuore per aver fatto il miglior giornale degli ultimi venti anni, come pochi in grado di stimolare ancora un qualche amplesso dei miei stanchi neuroni. Ma soprattutto per essere stato, in alcuni casi in totale, o quasi, solitudine e sempre in controtendenza rispetto al mainstream culturale, una voce autorevole – laicissima nel metodo e cattolicissima nella sostanza, molto più di tanto cattolicesimo che di cattolico ha solo il nome – a difesa di quei valori su cui negoziare proprio non si può. Lunga vita all’elefantino.
Luca Del Pozzo
Grazie a tutti. L’elefantino resta nel branco anche se passeggia lungo i confini della foresta. E’ contento di questi vent’anni e prodigiosamente fiducioso nei prossimi venti.
4-Al direttore - Con Casini veramente FI è finita, perché chi tradisce una volta tradisce sempre. Fini è finito e di Casini gli elettori hanno esperienza del suo trasformismo democristiano. In politica conta la fedeltà, perciò è un terreno in cui non si disputa sulla verità. Se si ricerca la verità allora è possibile che l’errante si redima, ma chi partecipa alla lotta politica lo fa come un giocatore d’azzardo, si vince o si perde ed esce di scena (in democrazia vivo, in dittatura morto).
Luca Sorrentino
5-Al direttore - Mi chiedo: ma alla fine, il 27 gennaio 1945, i sovietici hanno veramente liberato Auschwitz o ne hanno semplicemente allargato i reticolati fino alla Cortina di ferro? Sarebbe da chiederlo ai polacchi.
Giacomo Dolzani
6-Al direttore - Matteo Renzi sta ad Alexis Tsipras come “House of Cards” sta al “Dittatore dello stato libero di Bananas”. Con tutto il rispetto per il caudillo democratico (e per Woody Allen).
Paolo Priolo
Lei è un geniaccio.
7-Al direttore - Leggo sui vari quotidiani del patto di Nazarakis (Gramellini) o dei Nazareniki (elefantino) e deduco che i due innamorati italiani stanno facendo proseliti; e più che altri hanno già messo su famiglia in Grecia e chissà che non spuntino figli legittimi o illegittimi anche in giro per altri stati.
Roberto Carletti
8-Al direttore - Nemmeno il tempo di gioire un attimo e che ti combina quello? Si allea con la destra: in un amen, dalla brigata Kalimera alla corazzata Potemkin. Con stima.
Massimiliano Perri
Anche lei è un talentaccio umoristico.
9-Al direttore - A proposito del “plain packaging”. A quando i preservativi “anonimi” anch’essi?
Gaetano Paterniti Martello
10-Al direttore - Mario Monti è tra i politici italiani degli ultimi 30 anni di gran lunga quello che si colloca più a sinistra, nell’unico vero significato che la parola sinistra può avere: innanzitutto la difesa delle condizioni di vita dei lavoratori e dei ceti sociali deboli, che sono minacciate in primo luogo dal dissesto finanziario dello stato e dalla enorme spesa per il servizio del debito. Purtroppo Bersani e Camusso non lo hanno capito, e l’unica prospettiva proposta dalla sinistra ufficiale pare quella di inseguire le sirene americane dello sviluppo basato su un indebitamento ulteriore, senza una Cina che ci assicuri l’acquisto dei titoli di stato, con sempre maggiori risorse pubbliche impegnate per pagare gli interessi sul debito, in una spirale catastrofica in primo luogo per i più deboli.
Paolo Cragnolini
Monti è un tecnocrate intelligente, un politico di risulta, un uomo ricco di vanità come siamo tutti, molto spesso ha ragione. Di sinistra, poi. Comunque tenetemi da conto Monti, Berlusconi e Renzi.