Il patto c’è, i voti pure, il nome quasi

Incontri e messaggi incrociati. Arriva il Cav. Renzi non forzerà

di Claudio Cerasa | 28 Gennaio 2015 ore 06:27 Foglio

Roma. L’obiettivo di Renzi è sempre lo stesso e resta quello di indicare sabato mattina il nome del candidato alla presidenza della Repubblica. Sul nome ieri si è molto romanzato e durante gli incontri avuti dal presidente del Consiglio nel corso della giornata di consultazioni il messaggio arrivato dai vari partiti sondati da Renzi per provare ad allargare il patto del Nazareno è stato lo stesso da tutti: al Quirinale serve un politico, non un tecnico. E’ la posizione di Alfano, capo di Ncd, è la posizione della Lega, che non è escluso possa avere un posto al Nazareno, ed è anche la posizione di Forza Italia. Un politico, punto. Il toto nomi non ci appassiona particolarmente, lo sapete, anche perché in queste ore siamo ancora nella fase dei depistaggi, degli indizi falsi, delle tracce birichine. Ma dietro i messaggi incrociati e criptati fatti arrivare ieri a Renzi ci sono alcune possibili e utili decodificazioni da offrire al lettore. Il nome di Padoan, che fino a ieri era il nome o quantomeno il profilo scelto da Renzi per sottoporlo alle consultazioni, non convince gli alleati.

Alfano chiede di insistere su un politico (che di cognome fa Casini). Una buona parte del Pd chiede di insistere e di provare su un politico apartitico (che di cognome fa Amato). Forza Italia chiede di archiviare l’ipotesi cinquanta sfumature di grigio (Sergio Mattarella) e di insistere su un nome non legato al vecchio Pd e sostiene la candidatura di Amato e Casini. E la Lega nord non sarebbe contraria a convergere su un candidato come Anna Finocchiaro (Renzi non è convinto). La giornata delle consultazioni si è conclusa dunque con una ricognizione dalla quale il presidente del Consiglio ha ricavato alcune indicazioni senza aver ancora maturato un nome preciso. Oggi, quando cominceranno le consultazioni parallele, quelle singole, e quelle più importanti, qualcosa dovrebbe essere più chiaro. Berlusconi ieri ha scelto di non partecipare all’incontro con il Pd (lo aveva anticipato già lunedì a Renzi, poi ieri il Cav. aveva cambiato idea, quindi ha scelto di confermare la sua intenzione, e di lasciare ai capigruppo il compito di presentare la posizione del partito) e incontrerà oggi il presidente del Consiglio, prima di riunire i gruppi parlamentari di Forza Italia, e riceverà anche Angelino Alfano (Ncd e Forza Italia si muovono già come se fossero nuovamente un unico listone di fatto).

Renzi continuerà i suoi incontri, continuerà a sfogliare i petali della margherita, continuerà a valutare altri nomi (registrato ieri straordinario attivismo di Fassino), sapendo che però il candidato si troverà, che è questione di tempo, e che tra la quarta e la quinta votazione si andrà all’incasso (oltre diventa complicato). Alla Camera, ieri, alcuni deputati Pd si sono eccitati conversando con diversi parlamentari del 5 stelle, quando alcuni grillini hanno sussurrato che non è detto che il nome di Romano Prodi non venga fatto nelle prime tre votazioni, quando i nazareni voteranno scheda bianca. E’ la vera incognita, forse l’unica, che potrebbe mettere in discussione il patto tra Renzi e Berlusconi e il ragionamento ce lo offre un deputato del Pd distante da Renzi e vicino alla minoranza del partito, ed è elementare: “Se quei cazzoni a cinque stelle proponessero Prodi alla prima votazione, e raccogliessero almeno 170 voti, Renzi sarebbe costretto a prendere una decisione: o spaccare il patto del Nazareno o spaccare il Pd”. Con ogni probabilità neanche oggi sarà chiaro su quale nome vorrà puntare Renzi. Berlusconi farà un tentativo finale per portare il premier sulla strada di un politico non troppo vicino al Pd. Renzi riunirà, in mattinata, il gruppo Pd. Si tratta e si ritratta. Ma l’impressione è che, al contrario di altri casi (come l’Italicum, ieri approvato al Senato, ora tornerà alla Camera), Renzi non forzerà. Prenderà tempo. Osserverà come andranno le prime tre votazioni. E alla fine comunicherà il candidato. Sapendo che i voti del patto del Nazareno (poco meno di 750) possono arrivare a sopportare anche 200 franchi tiratori. E sapendo che oggi, a meno di sciocchezze, non c’è davvero il rischio di fare la stessa brutta figura fatta un anno e mezzo fa da Pier Luigi Bersani.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata