ADDIO, FIGLI DI TROIKA - TEDESCHI E OLANDESI TEMONO
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CHE LA VITTORIA DI TSIPRAS PERMETTA AI PAESI EURO-INDEBITATI DI SFUGGIRE AL RIGORE - LA POLITICA DI AUSTERITY MESSA KO GRAZIE AL VOTO DI DUE MILIONI DI GRECI (L’1% DELLA POPOLAZIONE UE) - -
Del resto se un messaggio arriva dalla Grecia è quello che di troppa austerità si muore; o almeno muore politicamente chi governa, schiacciato ad esempio dal peso dei 300 mila cittadini che su una popolazione di 11 milioni di persone non possono più permettersi l’energia elettrica…
Francesco Manacorda per “la Stampa” 26 GEN 2015 09:43
Se tra i primi a commentare gli exit poll greci c’è un banchiere centrale tedesco come il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann - ovviamente per ricordare ad Atene che deve rispettare i suoi impegni - la dimostrazione che il corto circuito europeo rischia di mandare in tilt il sistema istituzionale è lampante.
In soli quattro giorni - da mercoledì scorso a ieri sera - il centro geografico e tradizionalmente politico dell’Europa - pare improvvisamente messo ai margini. Berlino ha dovuto incassare prima il via libera della Banca centrale europea alla manovra «monstre» che da marzo immetterà sui mercati 60 miliardi di euro il mese.
Una manovra che molti in Germania - non solo banchieri centrali, ma anche politici ed elettori - considerano un pericoloso salvacondotto che consentirà ai Paesi con i conti pubblici più disastrati (Italia compresa) di sfuggire al rigore e quindi, si ragiona, al risanamento.
Ieri, poi, il voto greco, che supera le aspettative della pur annunciata vittoria di Syriza, mitigato solo dalla scarsa affluenza alle urne. Sono circa due milioni i greci che a conti fatti hanno scelto Tsipras. Meno dell’1% della popolazione europea. Ma nel gioco della democrazia e delle democrazie che hanno scelto l’Unione il loro voto «Rock the Casbah»; mette scompiglio negli assetti tradizionali, come canta la canzone dei Clash che forse non a caso il leader ha usato per chiudere il suo primo comizio da uomo di governo.
Quei due milioni, così, non solo agitano lo spettro - a Berlino e in parte anche a Bruxelles - di un nuovo governo che getti a mare le imposizioni della troika e le politiche di austerità dettate, ma vengono già accolti dalla sinistra radicale in tutta Europa come il segno - anzi l’annuncio salvifico - di un cambiamento possibile.
E del resto se un messaggio arriva dalla Grecia è quello che di troppa austerità si muore; o almeno muore politicamente chi governa, schiacciato ad esempio dal peso dei 300 mila cittadini che su una popolazione di 11 milioni di persone non possono più permettersi l’energia elettrica.
Germania in arrocco e Grecia in attacco, dunque. E il resto dell’Europa? Le prossime mosse di Tsipras - forse addirittura sotto un monocolore Syriza - creano in eguale misura ansia ed aspettative a seconda della latitudine da cui le si guardano. La faglia greco-tedesca è destinata a ricomporsi o invece ad aprirsi, terremotando quella moneta unica che è il risultato più avanzato e assieme il meno compiuto dell’Unione? Pochi pensano che alla fine la Grecia di Tsipras uscirà dall’euro. I più ritengono che il risultato sarà invece di mediazione, portando a un allungamento a tempi più lunghi per il rimborso del debito greco.
Saranno trattative lunghe e complesse, quelle dei prossimi mesi. Ma Tsipras è qui per «Rock the Casbah» europea e difficilmente ogni cosa - a partire dall’ortodossia sul rigore dettata dallo spartito tedesco - resterà come prima.