Nel fortino degli statali

La promessa di Renzi su valutazione, merito e licenziamenti nella Pa

di Redazione | 30 Dicembre 2014 ore 06:27 fOGLIO

Matteo Renzi ha confermato di aver eliminato lui dal Jobs Act la norma che ne escludeva esplicitamente gli effetti a statali e affini. E ha rinviato alla riforma della Pubblica amministrazione seguita dal ministro Marianna Madia la parificazione tra dipendenti pubblici e privati, inclusi eventuali licenziamenti per motivi economici e disciplinari. I maliziosi dicono che il premier “butta la palla in tribuna”, cioè al Parlamento.

Eppure Renzi ha rotto anche ieri alcuni tabù. Innanzitutto quello del refrain ipocrita, gettonatissimo dai difensori dell’esistente (dall’alta burocrazia ai sindacati che ieri l’hanno immediatamente rispolverato), refrain secondo il quale le norme sul merito, sanzioni comprese, “esistono già e vengono puntualmente applicate”. Ma quando mai? Il capo del governo ha detto che punire un dipendente pubblico è oggi praticamente impossibile, e questo per la tendenza della magistratura a interpretare in senso super-protettivo lo status dell’assunzione per concorso. Ecco, ha aggiunto, il primo nodo da sciogliere, e quindi il tabù da abbattere, per non dare ai giudici poteri ancora maggiori, e per centrare l’obiettivo di agire anche qui secondo merito e secondo i bisogni dei servizi pubblici, a loro volta commisurati alle necessità di cittadini e imprese: “Cioè valutare, premiare, punire”. Renzi, che ha promesso una “lotta violenta” alla burocrazia – compresa la drastica riduzione delle aziende controllate dagli enti locali, adesso però rinviata anche quella alla delega parlamentare sulla Pa – non può inchinarsi a privilegi feudali e verità di comodo noti a tutti. Del resto norme e giurisprudenza recenti (compreso un certo loro uso mediatico) vanno nel senso che vincere un appalto pubblico, ottenere una carica elettiva, occupare una poltrona di vertice, comporta responsabilità maggiori, non minori. Perché non deve essere così per chiunque lavori per lo stato? Mentre Spagna, Germania e Grecia, per non dire dei paesi anglosassoni, hanno eliminato l’intoccabilità degli statali. Ma soprattutto ora che è stato abbattuto l’articolo 18 per i privati non è più decente perpetuare un mercato del lavoro spaccato tra figli e figliastri. Dunque Renzi, avendoci più volte, e ancora ieri, messo la faccia, va preso in parola; e messo alla prova.

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