Previsioni dell’intelligence militare israeliana 2015
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Un rapporto spiega che il medio oriente si sta disintegrando e per ora nessuno ha la forza di prendere decisioni
di Daniele Raineri | 30 Dicembre 2014 ore 06:03 FOGLIO
Roma. Ogni fine anno l’intelligence militare di Israele scrive un rapporto che tenta di prevedere le minacce più grandi dell’anno seguente. Il rapporto è stato presentato ai leader politici e ai comandanti dell’esercito, in quella che è diventata ormai un’occasione quasi cerimoniale, e il sito del quotidiano Yedioth Ahronot ne ha pubblicato un riassunto.
Sul rapporto pesano questa volta due incertezze. La prima è che il governo di Israele cambierà dopo le elezioni di marzo, e quindi arriva alla vigilia di una transizione: potrebbe esserci un nuovo primo ministro al posto di Benjamin Netanyahu, ci saranno un nuovo governo, un nuovo capo di stato maggiore e forse un nuovo ministro della Difesa. Ma il resto del mondo “non aspetterà l’estate, che è più o meno quando il nuovo esecutivo si sarà insediato”. La seconda incognita è che la situazione in medio oriente è troppo complessa, tanto che gli analisti dell'intelligence non se la sono sentita di fare previsioni “con alto grado di certezza” per l’intero anno e si fermano ai primi mesi.
Uno dei temi principali è che il medio oriente e il nord Africa si stanno disintegrando in territori più piccoli e che non c’è più un landlord, un padrone con la forza di prendere e imporre decisioni. La Libia si sta di fatto dividendo in (almeno) tre parti e in un futuro prossimo potrebbe toccare anche a Siria, Iraq e Yemen. Gli Stati Uniti si sono comportati “da solisti” in medio oriente per anni ma adesso non fanno più una mossa se non sono dentro a una coalizione. In Siria hanno fatto una lega con gli arabi. In Iraq, hanno creato un’alleanza con altri paesi occidentali. Senza una coalizione alle spalle, sostiene il rapporto, Barack Obama non avrebbe cominciato la lotta contro lo Stato islamico e sarebbe rimasto a guardare, senza aiutare i curdi a Erbil e Kobane e i sunniti moderati ad Aleppo.
I russi, che sono accorsi in aiuto della Siria in molte battaglie importanti contro i ribelli, hanno perso le speranze nell’esercito siriano. Esperti siriani e iraniani, che lavorano fianco a fianco sul campo, sono già arrivati alla conclusione che l’esercito non riuscirà a ottenere risultati e a rovesciare la situazione.
Per questo Mosca tenta di lavorare a un compromesso tra i ribelli e il regime di Bashar el Assad che porterà a una divisione dei poteri nel paese – e gli americani stanno facendo lo stesso. Questo non impedisce ai russi di scaricare ogni settimana una nave piena di armi per l’esercito di Assad – dai proiettili per i kalashnikov ai razzi – nel porto di Tartus.
La Siria non c’è più: esiste ancora la “piccola Siria” di Assad, che controlla il 20-30 per cento del paese. Il resto è ormai formato da cantoni indipendenti che si fanno la guerra l’un l’altro e a Israele interessa in particolare quello che succede sulle alture del Golan.
Per ora gli israeliani stanno dando aiuto umanitario ai ribelli siriani moderati dall’altra parte del reticolato sul Golan, che consiste soprattutto in cure mediche per i feriti. L’obiettivo è creare e conservare una zona cuscinetto che separi il confine israeliano dal contatto diretto con gruppi come Jabhat al Nusra (che è al Qaida in Siria) e lo Stato islamico.
Sul Golan però c’è anche Hezbollah, che gode dell’appoggio dell’esercito di Assad. Il gruppo armato libanese è nemico di al Qaida ma anche di Israele. Uno dei reparti in quella zona è agli ordini del figlio di Imad Mughniye, che è stato uno dei nemici più temuti da Israele perché organizzava attentati all’estero (fu ucciso in circostanze non conosciute a Damasco nel 2008). Un altro reparto è agli ordini di Samir Kuntar, un comandante di Hezbollah che fu liberato da Israele in cambio dei corpi di due soldati catturati sul confine libanese (è interessante che Tel Aviv faccia uscire questi dettagli, come a sottolineare che vede cosa succede dall’altra parte del confine).
Armi chimiche e minaccia atomica
Il rapporto dell’intelligence militare dice anche che il problema delle armi chimiche in Siria non sarà risolto nemmeno nel 2015. Nota che l’organizzazione che se ne occupa, l’Opcw, deve ancora dichiarare chiuso il dossier e che ci sono ragioni per credere che il regime di Assad stia ancora nascondendo agenti chimici.
Lo Shin Bet è contrario all’accordo americano con Teheran sul programma nucleare militare, anche se non è sicuro che l’America e l’Iran arriveranno effettivamente a firmarlo. Se lo firmano sarà un male per Israele, ma in caso contrario potrebbe anche succedere che le sanzioni e il basso prezzo del petrolio inneschino una spirale negativa e fuori controllo, che porterà alla deposizione del presidente Hassan Rohani e all’ascesa al potere delle Guardie rivoluzionarie.