Il liberismo e l'ebola secondo Boldrini? Ecco cosa

NE PENSA IL F.M.I.

Il Fondo monetario internazionale risponde alle accuse del presidente della Camera

di Luciano Capone | 21 Novembre 2014 ore 16:24

Nei giorni scorsi, parlando del tic linguistico “è colpa del liberismo” che in Italia e in Europa scatta ogniqualvolta si parla di un qualsiasi problema socio-economico, ci eravamo interessati a una dichiarazione della Presidente della Camera. In un discorso al Programma alimentare mondiale, a proposito dell’epidemia di ebola in Africa occidentale, Laura Boldrini ha affermato che “si è giunti alla situazione estremamente allarmante di oggi” a causa “delle drastiche politiche di risanamento finanziario adottate in paesi in difficoltà, con tagli alla spesa pubblica e privatizzazione dei servizi”. Avevamo fatto notare che non era possibile trarre conclusioni del genere perché, prima di ogni considerazione, erano i fatti a smentire le premesse della Boldrini: i dati della Banca Mondiale (Bm) e dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dimostrano che nei paesi colpiti – Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria – la spesa sanitaria è costantemente aumentata. Quindi niente tagli selvaggi.

La Presidente della Camera ha risposto all’editoriale che conteneva queste osservazioni con una lettera al Foglio in cui dice: “Confermo la tesi parola per parola”. Nella lettera sostiene che “nei paesi più colpiti da ebola, l’incidenza della spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella privata” e che “secondo i dati Oms e Bm, dove la sanità è prevalentemente pubblica i risultati sono migliori”. Dietro questa spinta liberista, secondo Boldrini “c’entrano non poco le politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale”

 Sulla base di queste e altre considerazioni, la Presidente della Camera chiede se non sia il caso di discutere dell’epidemia di ebola “senza inforcare le lenti dell’ideologia” (intendendo che quelle lenti le indossi chi ha criticato la sua tesi) e di “guardare in faccia con realismo gli esiti di determinate politiche”. Per un approfondimento sulle incongruenze logiche, sulle contraddizioni e sulle fallacie argomentative esposte dalla presidente Boldrini si rimanda a questo post. Ma ciò che a questo punto è più rilevante, tra gli argomenti esposti nella sua lettera, è l’accusa di una responsabilità diretta nella diffusione dell’Ebola rivolta al Fmi e alla Bm per le loro “politiche liberiste”. L’affermazione è pesante e autorevole perché proviene dalla terza carica dello Stato e da una personalità che conosce bene le istituzioni internazionali per essere stata a lungo portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. ((lettera della Boldrini al foglio a piè di pagina)

 Abbiamo contattato il Fmi per conoscere la loro posizione rispetto all’accusa di avere delle responsabilità nella diffusione dell’ebola a causa dell’imposizione di tagli alla spesa sanitaria. Da Washington, pur non volendo commentare le dichiarazioni della Presidente Boldrini, hanno risposto al Foglio con una lettera del capo della comunicazione Gerry Rice: “Una recente ricerca del Fmi mostra che la spesa per sanità e istruzione è cresciuta più rapidamente nei paesi con programmi supportati dal Fmi che in quelli senza. Allo stesso modo – prosegue Rice – un altro studio dello staff del Fmi indica che in un periodo di cinque anni, la spesa sanitaria è cresciuta di circa 1 punto percentuale di pil nei paesi a basso reddito con programmi supportati dal Fmi. E questo vale anche per i paesi colpiti dall’Ebola: in Guinea (aumento di 0,7 punti), in Liberia (aumento di 1,56 punti) e Sierra Leone (aumento di 0,24 punti dal 2010 al 2013)”. La lettera del direttore del dipartimento Comunicazione del Fmi prosegue spiegando come la stragrande maggioranza dei paesi poveri assistiti dal Fmi abbia visto crescere investimenti pubblici in scuola e sanità. Parla del grave danno socio-economico che l’ebola sta arrecando a paesi poveri e fragili che avevano iniziato a crescere dopo anni di sanguinose guerre civili. Il Fmi inoltre informa sugli stanziamenti straordinari per arginare l’emergenza e su possibili ulteriori provvedimenti come la cancellazione del debito dei paesi colpiti. Ma questo riguarda più un altro tema, che è il contrasto agli effetti dell’epidemia di ebola.

Ciò che è rilevante, rispetto alle parole della presidente della Camera, sono invece le cifre sulla spesa sanitaria in costante aumento nei paesi colpiti che contraddicono la sua affermazione sui “tagli alla spesa pubblica”. Non è quindi possibile, stando ai dati del Fmi, che fino a prova contraria si presumono veri e affidabili, dimostrare alcun nesso di causa-effetto tra tagli alla spesa e ebola, semplicemente perché questi tagli non ci sono stati. Oltre alla Bm e all’Oms lo dice anche il Fmi. I dati sono lì, basta togliere “le lenti dell’ideologia” per vederli e per guardare con realismo a come sia più efficace risolvere un’emergenza sanitaria, sociale ed economica in paesi che stavano iniziando a vedere finalmente un po’ di crescita e sviluppo.

Ebola politicam“Mi criticate in modo ideologico,

sulle politiche sanitarie e il morbo ho ragioni da vendere”

di Laura Boldrini | 18 Novembre 2014 ore 06:30

Caro direttore, il suo giornale ha ironizzato sul modo in cui ho recentemente parlato del nesso tra Ebola e politiche liberiste, come fossi stata mossa da cieco furore ideologico. Io avrei “uno strano tic”, mentre “la realtà la pensa diversamente dalla Boldrini”. Allora vediamola, questa realtà: che conosco anche per l’esperienza diretta fatta in zone dell’Africa nelle quali talvolta l’ospedale allestito nel campo-profughi è l’unica forma di assistenza sanitaria anche per la popolazione locale.

Nel discorso all’assemblea del World Food Programme, ho detto che “si è giunti alla situazione estremamente allarmante di oggi anche perché abbiamo assistito al progressivo indebolimento dei sistemi di ricerca, prevenzione e intervento sanitario nei paesi interessati dall’epidemia. Una conseguenza, questa, delle drastiche politiche di risanamento finanziario adottate in paesi in difficoltà, con tagli alla spesa pubblica e privatizzazione dei servizi”. Confermo la tesi parola per parola. Non vale a smontarla, infatti, l’argomento che il Foglio mi oppone, quando ricorda che “i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Banca Mondiale dicono che nei paesi maggiormente colpiti dall’epidemia la spesa sanitaria è costantemente cresciuta”. Questa obiezione trascura di specificare se la spesa è destinata al pubblico o al privato. Infatti il costo complessivo della sanità non è mai, da solo, un indicatore sufficiente di efficienza e di qualità.

Secondo i dati Oms e Bm, dove la sanità è prevalentemente pubblica (circa 80%), prevede l’accesso universale e costa meno – come in Svezia o in Francia – i risultati sono migliori, ad esempio nell’aspettativa di vita e nella mortalità infantile, di quelli degli Stati Uniti, che pure spendono di più ma destinano al pubblico meno risorse. Nei paesi più colpiti da Ebola, l’incidenza della spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella privata: 28,1% in Guinea, 29,8 in Liberia, 16,6 in Sierra Leone. In questa spinta verso il privato c’entrano non poco le politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. Nella maggior parte dei paesi africani, secondo la stessa Oms, “i Programmi di Aggiustamento Strutturale [cioè quelli voluti da Fmi e Bm] hanno frenato i miglioramenti, o provocato un peggioramento, dello stato di salute delle persone nei paesi che le hanno applicate. I risultati registrati includono un peggiore stato nutrizionale dei bambini, una accresciuta incidenza delle malattie infettive e tassi più alti di mortalità infantile e materna”.

Tralascio di citare, per brevità, i molti analisti internazionali che collegano gli scarsi investimenti pubblici in sanità alle politiche restrittive imposte dagli organismi finanziari mondiali. Ma vale la pena di leggere quello che ha scritto ad agosto The Economist, certo non sospettabile di pregiudizio antiliberista: “Non è un caso che i paesi ora colpiti da Ebola siano alcuni tra i peggio governati del mondo. Lì la sanità pubblica non è una priorità, ed è questa la ragione per la quale ci sono voluti mesi per prestare attenzione a ciò che stava accadendo… Una lezione che viene dai recenti successi contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi è che la vittoria arriva solo quando è sostenuta l’intera infrastruttura della sanità, incluso il coinvolgimento attivo della popolazione locale”. E il nesso sembra essere ora chiaro allo stesso Fondo Monetario Internazionale, visto che ad ottobre di quest’anno ha concesso ai tre paesi centroafricani di aumentare il proprio debito.

Su queste basi, direttore, sono io che le chiedo: non sarebbe meglio discutere di un tema così serio come la diffusione di Ebola senza inforcare le lenti dell’ideologia, e guardare in faccia con realismo gli esiti di determinate politiche?

Cordiali saluti

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