Dove infilare il bisturi dopo le elezioni. Ok gli 80

euro, ma senza frustate all’economia i consumi non ripartono

Dopo la frenata di marzo, le stime sulla produzione industriale di aprile sono corrette al rialzo (più 0,3 per cento) dal Centro studi Confindustria. E in realtà come Veneto e Piemonte la ripresa è di tre punti. Ripartono anche i mutui: l’Assobancaria dichiara un più 20 per cento grazie anche al calo degli interessi. Al tempo stesso l’Istat segnala l’ennesima discesa delle vendite al dettaglio: meno 3,5 per cento a marzo su base annua. In sintesi: i buoni segnali ci sono, ma i soldi non vanno ancora in beni di consumo, quanto in quelli durevoli come la casa. O restano parcheggiati nelle banche dove, stando al dossier di Unimpresa su statistiche della Banca d’Italia, la situazione è clamorosa: 15,4 miliardi di maggiori risparmi delle famiglie negli ultimi dodici mesi. Dunque si conferma giusta l’iniziativa del premier Matteo Renzi di mettere più soldi in busta paga da spendere in consumi. Da qui, però, deve ripartire l’agenda renziana del dopo europee, facendo anche tesoro delle raccomandazioni degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: cioè mobilità del mercato del lavoro, sostituendo l’indennità di disoccupazione alla cassa integrazione, che tiene in piedi imprese inefficienti accanto ad altre competitive, accelerazione sia della spending review sia dei tagli alla burocrazia senza remore verso questo o quel santuario; privatizzazioni e liberalizzazioni vere (quella ipotizzata per le Poste con la distribuzione di azioni ai dipendenti appare un regalo ai sindacati). Il ritorno allo spirito e allo sprint iniziale non soltanto favorirà la crescita, ma permetterà di negoziare con l’Europa le risorse per finanziarla.Dopo la frenata di marzo, le stime sulla produzione industriale di aprile sono corrette al rialzo (più 0,3 per cento) dal Centro studi Confindustria. E in realtà come Veneto e Piemonte la ripresa è di tre punti. Ripartono anche i mutui: l’Assobancaria dichiara un più 20 per cento grazie anche al calo degli interessi. Al tempo stesso l’Istat segnala l’ennesima discesa delle vendite al dettaglio: meno 3,5 per cento a marzo su base annua. In sintesi: i buoni segnali ci sono, ma i soldi non vanno ancora in beni di consumo, quanto in quelli durevoli come la casa. O restano parcheggiati nelle banche dove, stando al dossier di Unimpresa su statistiche della Banca d’Italia, la situazione è clamorosa: 15,4 miliardi di maggiori risparmi delle famiglie negli ultimi dodici mesi. Dunque si conferma giusta l’iniziativa del premier Matteo Renzi di mettere più soldi in busta paga da spendere in consumi. Da qui, però, deve ripartire l’agenda renziana del dopo europee, facendo anche tesoro delle raccomandazioni degli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: cioè mobilità del mercato del lavoro, sostituendo l’indennità di disoccupazione alla cassa integrazione, che tiene in piedi imprese inefficienti accanto ad altre competitive, accelerazione sia della spending review sia dei tagli alla burocrazia senza remore verso questo o quel santuario; privatizzazioni e liberalizzazioni vere (quella ipotizzata per le Poste con la distribuzione di azioni ai dipendenti appare un regalo ai sindacati). Il ritorno allo spirito e allo sprint iniziale non soltanto favorirà la crescita, ma permetterà di negoziare con l’Europa le risorse per finanziarla.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 24 maggio 2014 - ore 06:59

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