Grillo e i figliocci della questione morale. Come
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la cultura sinistra del moralismo ha regalato praterie ai grillini
In questi giorni, di fronte alle indagini che hanno coinvolto a vario titolo alcuni politici legati più o meno indirettamente al mondo del centrodestra e al mondo del centrosinistra, i massimi dirigenti del Partito democratico hanno mostrato una certa indignazione e una certa insofferenza nei confronti di quegli autorevoli esponenti del Movimento 5 stelle che hanno cavalcato senza pietà l’onda anomala generata dalle inchieste delle procure (Siete tutti ladri! Siete tutti mafiosi! Vinciamo noi! Andrete tutti a casa!) e che hanno provato a trasformare in bottino elettorale gli arresti dei vari Claudio Scajola e dei vari Primo Greganti. Sintesi del pensiero dell’elettore medio del Pd: vergognatevi, schifosi, puzzoni: come vi viene in mente di speculare sulle indagini di un magistrato, di cavalcare gli arresti di una procura, di giocare con la pelle delle persone per raccogliere un piccolo consenso elettorale e di utilizzare un’inchiesta giudiziaria per dimostrare, in modo irresponsabile, che l’arresto di un politico legato a questo o a quel partito sia non un caso isolato ma il sintomo di un malessere più generale, di un partito che in fondo non può che essere stato costruito a immagine e somiglianza di Primo Greganti (il Pd) e di Claudio Scajola (Forza Italia)?
Ci permettiamo di fermarci un attimo, di osservare la reazione del democratico medio con un po’ di distacco e di sorridere di gusto nello scoprire che improvvisamente la sinistra italiana, la stessa che per anni ha cresciuto il suo elettorato a pane e manette, a mortadella e inchieste, a salamelle e procure, oggi non si rende conto che il tic grillino, quello di utilizzare le inchieste giudiziare per spostare voti e infangare un partito, non è un’invenzione dei fenomeni a cinque stelle ma è il frutto cresciuto dal seme del moralismo chiodato piantato negli ultimi anni dalla sinistra sul terreno della politica. Oggi, da un certo punto di vista, i professionisti dell’anti mafia e i campioni nell’affiancamento delle procure sembrano diventati dei nemici del centrosinistra (que viva Fiandaca!) e non può che far piacere ascoltare dirigenti del Pd indignati con i ragazzi a cinque stelle per la strumentalizzazione dello scandalo Expo e per l’insostenibile leggerezza degli ayatollah dell’anti mafia. Si potrebbe dire che la bandiera della questione morale – Do you remember Eugenio Scalfari? Do you remember Enrico Berlinguer? – è stata per anni l’anima intorno alla quale si è andata a formare l’identità del centrosinistra e da questo punto di vista scoprire che il Pd oggi prova a sbarazzarsi di quella vecchia cultura politica non può che far piacere. La lezione dovrebbe essere chiara. Ogni moralizzatore prima o poi troverà sulla sua strada un moralizzatore che sarà ancora più moralizzatore di lui. E solo quando la sinistra riuscirà ad emanciparsi dal moralismo chiodato – e solo quando la sinistra la smetterà di inseguire Grillo sul suo terreno, prendete il caso Genovese – sarà in grado di esprimere una forza capace di rottamare davvero i nuovi moralismi a 5 stelle.
© - FOGLIO QUOTIDIANO, 22 maggio 2014 - ore 06:59