Appalti senza concorrenza. La corruzione, certo.
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Ma le imprese preferiscono la consociazione
Raffaele Cantone, che Matteo Renzi ha inviato a Milano come capo di una task force anticorruzione, è un magistrato esperto e stimato e farà senza dubbio del suo meglio. Vi è però un aspetto di carattere generale che è stato trascurato dalle analisi relative all’inchiesta sugli appalti per Expo 2015 e la Città della salute: ed è l’attitudine delle imprese del settore costruzioni e impiantistica a preferire i rischi della consociazione occulta a quelli della concorrenza. Eppure questo è il vero elemento di continuità che collega gli episodi di oggi a quelli della fase conclusiva della Prima Repubblica, mentre l’altro versante, quello del sistema dei partiti consorziato in una sorta di cupola che si coordinava al sistema delle imprese colluse per ottenere finanziamenti illeciti, non esiste più ed è sostituito da un agglomerato tra lobbisti e alti burocrati carrieristi. Il parallelo istituito da molti osservatori, da questo punto di vista, è dunque forzato.
Quello che invece sembra restato immutato è l’interesse delle aziende, anche di aziende assolutamente competitive, a evitare la concorrenza, anche ora che non esistono cupole politiche univocamente potenti. Probabilmente la ragione di questo fenomeno è nel carattere particolare del mercato delle costruzioni e dell’impiantistica pubblici, soprattutto nel settore delle grandi opere. Qui la concorrenza non agisce come nel settore dei beni durevoli, per esempio le automobili, in cui si esprime con modifiche percentuali delle vendite a vantaggio dell’offerta più convincente. Nelle grandi opere in teoria un competitore più agguerrito potrebbe aggiudicarsi tutto, mentre altri potrebbero essere espulsi dal mercato in una volta sola. E’ anche per evitare effetti così traumatici, e la spinta suicida al ribasso delle offerte al di sotto dei costi, che si è instaurato il sistema della collusione inter-aziendale, che per funzionare ha bisogno della collaborazione retribuita dell’alta burocrazia. Nel momento in cui il governo cerca di arginare i fenomeni corruttivi, varrebbe la pena di esaminare anche questa radice, che può essere estirpata se i meccanismi di gara vengono commisurati alla realtà di questo specifico mercato, creando una concorrenza possibile.
© - FOGLIO QUOTIDIANO, 13.5.2014