Il Cav., Santoro e la cronaca parallela di due teatri

che si parlano tra loro. Euro Visioni

Il dopo Anno Zero, lo show dall’Annunziata, la recita di Grillo e la ricerca impossibile del famoso “paese reale”

Il paese reale, il paese reale!”. Tutti a parole lo inseguono, il cosiddetto e forse a questo punto inesistente “paese reale” che scappa sotto il naso come il coniglio di Alice nel paese non reale delle Meraviglie. “Che cosa chiede il paese reale?”, è la domanda retorica tipica del talk-show pre-europee. Ma poi siamo quello che andiamo in scena, e la cosa non ci piace: “Questo è solo spettacolo, informazione distorta, solite facce, solite polemiche”, dicono gli spettatori là fuori. E si può sempre dire, magari, che non era “paese reale” l’alternanza con tempi da par condicio tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che parla di riforme e il finto leone Chewbacca di “Guerre Stellari” sul palco di “Che Tempo che fa”, chez Fabio Fazio, domenica 4 maggio, su Rai 3 (ci sono le europee, ma è anche lo “Star Wars day”). E si può sempre dire che non era “paese reale” il Silvio Berlusconi che, davanti a uno schermo che lo riproponeva in diretta (teatro nel teatro?), al cospetto di Lucia Annunziata, durante “In mezz’ora”, su Rai 3, rifaceva allegramente il verso non solo al se stesso del 2006 che dallo studio dell’Annunziata se ne andava offeso (stavolta invece resta oltre il limite orario, facendo da spalla alla conduttrice durante la successiva intervista a un Matteo Salvini ovviamente oscurato). Fa il verso pure al se stesso dell’anno scorso, Berlusconi, e riadatta al luogo i tempi comici di quando andava da Michele Santoro a “Servizio pubblico” e spolverava la sedia su cui si era seduto Marco Travaglio – zic, zac, colpo di fazzoletto. Solo che stavolta invece del fazzoletto ha un foglio bianco agitato come fosse una bacchetta magica mentre dice cose sulla rabbia inesistente (la sua: “Non provo questi sentimenti”, dice, sono “fatto per far del bene agli altri”). Ma il giorno dopo la teatrale rappresentazione di sé diventa spicchio di realtà politica: durante la conferenza stampa per il lancio di “Anno uno”, lo spin-off di “Servizio pubblico” condotto da Giulia Innocenzi, in onda da giovedì 8 maggio, i giornalisti chiedono a Michele Santoro prima di tutto di lui, dell’ex Cav. che anche oggi tenta la rimonta in ologramma, e il convitato di pietra torna a essere lui. Involontariamente virtuale è pure la domanda sulla futura trasmissione, che allude a qualcosa d’altro: ma non sembrerà il Grande Fratello?, si chiede a un certo punto un cronista (anche la conferenza stampa diventa teatro nel teatro, con i giornalisti seduti al tavolo assieme all’ex conduttore che si vuole improvvisare, in “Anno Uno”, “telecronista all’americana”, e alla neo-conduttrice in pectore). Giulia Innocenzi ha appena detto che ci saranno ventiquattro giovani, nel suo talk-show, e un politico alla volta, accerchiato dal loro dibattito e dalle loro domande. Giovani assortiti, con “vite” molto diverse: il professore, quello con la quinta elementare, l’imprenditore. “Sembriamo il Grande Fratello, forse sì”, dice, “ma perché siamo abituati a vederli nei reality, i giovani”, e vedendoli così “quello pensiamo che siano”: gente che canta e che balla. In attesa dei giovani “veri”, virtuale è il contesto di discussione: “Dipende come te lo giochi, questo teatro”, dice il Santoro che ripensa al Berlusconi mattatore e intanto risponde a distanza a un Beppe Grillo non in carne e ossa che l’ha insultato sul suo blog, dopo aver recitato se stesso nell’intervista a Sky Tg 24 dalla casa di Marina di Bibbiona, su sfondo di mobilia (un caminetto). Sono solo un comico sbattuto qui a commentare questa roba, è la (solita) tiritera. E uno allora ripensa a Piero Pelù che fa “solo” il cantante grillino vestito da Pirata dei Caraibi sul palco del concerto del Primo maggio, e poi dà di “boyscout di Licio Gelli” a Matteo Renzi, irreale come oggi è la realtà.

FQ, di Marianna Rizzini 6 maggio 2014 - ore 09:04

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