Breccia renziana. Meno tasse e meno spesa,

con le solite resistente dei burosauri

Matteo Renzi ha mantenuto l’impegno del bonus ai redditi medio-bassi e del taglio dell’Irap per le imprese. Tra le coperture figurano il raddoppio della tassazione sulle plusvalenze realizzate dalle banche con la rivalutazione delle quote in Bankitalia, la riorganizzazione delle municipalizzate, e altro, ma soprattutto i tetti retributivi dei dirigenti pubblici: compresi i magistrati, e quindi il mitico primo presidente della Cassazione dovrà scendere dai 311 ai 238 mila euro del capo dello stato. Da lì si vedrà (la questione è rinviata alla riforma della Pa) se dovranno in proporzione ridursi i trattamenti più ingiustificati di altre alte toghe. Stessa cosa per Bankitalia, autorità indipendenti e servizio sanitario: benché qui si sia rinunciato a un più robusto intervento sugli sprechi del sistema. La magistratura si barrica dietro lo slogan dell’“attentato all’indipendenza”. Slogan che ieri Renzi ha respinto al mittente affermando che l’indipendenza non ha a che vedere con le retribuzioni, tanto più quando le medie sono già alte. Le sigle sindacali denunciano “la gravità di una iniziativa unilaterale che, senza alcun confronto con le categorie, proceda a una redistribuzione strutturale delle retribuzioni”. Avvertivano a futura memoria che “il taglio sarebbe uno dei primi interventi dell’esecutivo sulla giustizia”. Ebbene un giovane magistrato dopo l’esame prende 45 mila euro, più di ogni altro dipendente pubblico di pari livello. Ha la certezza che dopo 28 anni di carriera tutta centrata su progressioni automatiche prenderà quanto un giudice di Cassazione: 160 mila euro, senza nessuna valutazione esterna del suo rendimento. Per non parlare della Corte costituzionale: 550 mila al presidente e 458 ai giudici (da qui l’alternanza alla presidenza), rispetto ai 235 mila degli inglesi e ai 166 mila della Corte suprema americana. Oltre a telepass, pc, cellulare, utenze domestiche e auto blu. Il risultato è che la magistratura italiana costa il triplo di quella americana, inglese, tedesca; e funziona peggio. Alle nostre toghe la lezione orwelliana “tutti gli animali sono uguali ma qualcuno è più uguale degli altri” non ha insegnato nulla. Con l’aggravante che il principio della legge uguale per tutti loro dovrebbero applicarlo.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 18 aprile 2014 - ore 21:30

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