delendaroma. La minaccia del sindaco Marino
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dopo il ritiro del decreto "Salva Roma": "Da domenica blocco
la città, le persone dovranno attrezzarsi perché Roma si ferma"
ASCA) - Venezia, 27 feb 2014 - ''Il sindaco di Roma Marino ha detto che, senza decreto Salva Roma, vengono messe a repentaglio le santificazioni di due papi. A me sembra, invece, che continuando cosi' quella che e' messa a repentaglio e' la vita stessa del paese''. Cosi' il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia sul decreto ''Salva Roma''. ''Stiamo discutendo in queste ore - ha concluso Zaia - di un provvedimento che rende necessario trovare risorse per continuare a sprecare''. Fdm Con quei soldi si metterebbe a posto il Veneto!!!!
"Da domenica blocco la città, le persone dovranno attrezzarsi perché Roma si ferma". Questo l'annuncio del sindaco della capitale, Ignazio Marino, intervenuto questa mattina alla trasmissione 'Mix 24' su Radio 24. "Il governo – ha detto Marino rispondendo alle domande di Giovanni Minoli sul ritiro del decreto 'Salva Roma bis' – mi deve dare gli strumenti legislativi per poter risanare la città una volta per tutte, restituendo quei soldi che sono dei nostri cittadini". "Non ha senso chiedermi se me ne vado o no, se questi soldi non dovessero essere ridati – ha aggiunto Marino – io sono arrabbiato, e lo sono anche i romani. Dovrebbero inseguire la politica con i forconi. E' giunto il momento dei fatti. Io voglio governare responsabilmente Roma, dopo che per 50 anni sono stati dissipati dei denari. Io il mese prossimo non posso non pagare gli stipendi a migliaia di dipendenti comunali, non posso vendere Acea...".
Il ritiro del decreto "Salva Roma bis" a 48 ore dalla scadenza preoccupa "estremamente" il sindaco della Capitale Ignazio Marino che ha avverito: "Da lunedì, in assenza di interventi strutturali, saremo obbligati a fermare la città. Ma io non ci metto la faccia". E chiarisce: "Se il mio compito dev'essere licenziare quattromila dipendenti comunali, vendere Acea ai privati, liberalizzare trasporti e rifiuti, e non fare nessuna manutenzione in una città che ne ha un disperato bisogno, allora dovrà occuparsene un commissario liquidatore, non io". Ha osservato il sindaco: "Il 27 aprile si terrà a Roma un evento planetario, la santificazione di due papi, e io ho promesso a papa Francesco che avrei preparato tutto con cura. Se non ci sono le condizioni per farlo, dirò al governo che non ci sono le condizioni per fare il sindaco ".
"Non so se si troverà una soluzione – ha spiegato il primo cittadino di Roma – io ho avanzato delle proposte e sia a palazzo Chigi che al Tesoro ho colto attenzione e comprensione dei miei argomenti. Adesso faranno le loro valutazioni e poi decideranno". Nel mirino delle polemiche era finito soprattutto il trasferimento da 485 milioni che arrivava dal commissario che dal 2008 si è fatto carico dei vecchi debiti: "Ma quelli non sono soldi che vengono chiesti in più agli italiani – ha insistito Marino – sono soldi che Roma ha trasferito al commissario del governo per iniziare a pagare i debiti. Dopo di che il governo ha chiesto ai romani e alle romane di fare un ulteriore sacrificio aumentando anni fa, durante la gestione Alemanno, l'Irpef dello 0,4 per cento e imponendo una tassa di imbarco all'aeroporto di Roma di 1 euro per ogni passeggero. Ora questi 485 milioni non sono più necessari al commissario. Allora perché non restituirli alla città e permetterle di investire nel rilancio economico i propri soldi?".
Marino ne ha per tutti. Per il sindaco "in Parlamento si èparlato troppo e fatto poco. E forse – ha osservato ancora, polemico – il Movimento 5 stelle ancora una volta non si è reso conto che sono classe dirigente eletta dal popolo. Non sono partecipanti ad una partita di risiko data in diretta dai telegiornali".
LE REAZIONI DI PALAZZO CHIGI - La minaccia di bloccare Roma fatta oggi dal sindaco Ignazio Marino non è stata ben accolta a palazzo Chigi. Le dichiarazioni del sindaco, a quanto riferito da fonti parlamentari alle agenzie,sarebbero state lette con "irritazione". Lo stesso premier, Matteo Renzi, avrebbe chiamato Marino per manifestargli il suo disappunto in una conversazione descritta come piuttosto energica. Già domani, al consiglio dei Ministri, dovrebbe essere varato un testo con le norme più urgenti già contenute nel dl "Sava Roma"
Il Foglio, 27 febbraio 2014 - ore 13:52