Si consumano vendette antirenzi sulle spoglie

del Porcellum.L’apparato del Pd ringrazia la Consulta

e si coccola il proporzionale. Letta vago, D’Alema sfotte sulle primarie

Si guardano in cagnesco, gli uni festeggiano, gli altri mugugnano, si scagliano accuse, “volete impaludare tutto”; “no, siete voi che volete le elezioni anticipate”. E così, mentre il Parlamento si anima d’una strana febbre, con la Camera che contende al Senato la precedenza nei lavori sulla riforma elettorale, la sentenza della Consulta che tutto ha fatto detonare si trasforma in uno strano randello, un contundente sampietrino, uno sputo schiumoso scagliato da una parte all’altra dei corridoi del Partito democratico. “Le elezioni si allontanano, il discorso di Civati e Renzi adesso perde di significato”, dice Massimo D’Alema, arricciato attorno a se stesso e ai suoi baffi come chi mastica solitario uno strano e crepuscolare sentimento di vittoria; l’intero apparato del Pd è pervaso da una sinistra letizia e Anna Finocchiaro, che mercoledì sera è riuscita con un blitz a trattenere a Palazzo Madama l’iter della riforma elettorale (“per impaludarla”, insinua Roberto Giachetti), si aggira per i corridoi del Senato con orgoglio e stanchezza, senza tentare una battuta pungente, ma offrendo un sorriso trionfale.

“La decisione della Consulta”, insiste D’Alema, quasi gioioso, “aiuta a capire qual è la partita delle primarie, cioè l’elezione di un segretario e non del candidato premier”. E’ la vendetta delle ombre. Eppure le primarie sono un imperioso luccichio nella tenebra, si vota dopodomani, e Matteo Renzi coltiva il presentimento d’un’assunzione, d’una fuga verso l’alto, miracolosa, totale, persino proterva. “Letta non ha fatto un granché”, insiste bullesco, “dopo la Corte costituzionale, le primarie sono l’unica occasione per cambiare verso all’Italia”. E insomma è ancora tutto da vedere, occupato il trono si possono ancora giocare molti giochi, “e sulla riforma della legge elettorale è già pronta una maggioranza diversa da quella del governo per sostenere il Mattarellum”, mormora Giachetti mentre si diffondono ricostruzioni più o meno fantasiose su come sarebbero andate le cose mercoledì sera, tra i giudici costituzionali. Indecisi se ripristinare il Mattarellum o inclinare verso un effetto proporzionale della loro sentenza, i giudici supremi avrebbero messo ai voti la scelta: 8 a 7 contro il Mattarellum.

“Ci sono dei nostalgici che puntano a tornare alla legge proporzionale del 1992”, dice Paolo Gentiloni, che ovviamente tifa per Renzi e dunque avverte con allarme la stranissima flemma che sembra avvolgere l’ala ministeriale del suo partito, i tramatori democristiani di Pier Ferdinando Casini e gli uomini di Angelino Alfano. “Alcuni interpretano la sentenza della Corte come una garanzia che obblighi il paese a larghe intese per sempre”, dice Gentiloni, riferendosi a un’intervista del ministro Gaetano Quagliariello, “ma da lunedì potrebbe esserci un segretario capace di sbloccare la situazione”.

Eppure nessuno sa davvero cosa accadrà dal 9 dicembre, chiusi i seggi e proclamata l’elezione, nemmeno Renzi. E già il sindaco di Firenze s’immagina, una volta scippata la toga del trionfo, d’essere presto avvolto dalle lusinghe e dalla carezzevole diplomazia di Enrico Letta, di Napolitano e della banda governativa. Il sindaco non spera, ma sa che accadrà, e allora, arrivato a quel punto, come comportarsi? Davvero Renzi potrà accettare quello che in Forza Italia, partito delle lingue di fuoco, Maurizio Gasparri chiama “improvvido colpo di mano”? Forse no. Ma attorno a Renzi già s’imbastisce tutto un acquitrino parlamentare, “il Parlamento italiano è capace di sopire ogni cosa, anche una riforma elettorale”, dice al Foglio un senatore del partito di Alfano, e i gruppi del Pd non rispondono a Renzi, ma al proporzionalista Dario Franceschini e a ciò che rimane di Pier Luigi Bersani. Dunque il clima è letale, una palude, una nera pozza nella quale, se non sta attento, s’affoga ogni Rottamatore anche se unto nel consenso e fresco di vittoria.

FQ. di Salvatore Merlo   –   @SalvatoreMerlo, 6 dicembre 2013 - ore 06:59

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