I parroci di Germania, scontro con la chiesa

In 800 chiedono dialogo tra pari, dove “il sacerdote può contraddire

il vescovo”. Divorziati, celibati e altro

Dopo i vescovi, tocca ai parroci. In ottocento, tra sacerdoti e diaconi tedeschi riuniti in quella Iniziativa parroci che qualche anno fa, tra Austria e Germania, chiese l’abolizione del celibato sacerdotale e il via libera all’ordinazione delle donne, si sono ritrovati nell’abbazia benedettina di Münsterschwarzach. Hanno chiesto ancora una volta che la chiesa cattolica apra alle riforme, a cominciare dal riaccostamento dei divorziati ai sacramenti, specie alla comunione. Non si tratta di ritocchi più o meno profondi alla macchina curiale o di accorpamenti tra dicasteri, come si sta discutendo in questi giorni a Santa Marta, in occasione del secondo incontro degli otto consultori chiamati da Francesco a riformare la curia. Iniziativa parroci vuole molto di più.

Gli ottocento ribelli hanno discusso “molto apertamente” – dice chi era presente alla riunione – del concetto di disobbedienza nella chiesa. Dopotutto, ha chiarito il loro portavoce, don Karl Feser, “la linea di demarcazione tra l’obbedienza e la coscienza è molto sottile. Ecco perché c’è necessità di creare un’atmosfera di dialogo e fiducia tra i vescovi e i parroci”. Si lamentano dello scollamento tra vertice e base, tra ciò che viene deciso a Roma e ciò che viene vissuto nelle parrocchie di città o campagna giorno dopo giorno. La volontà è di arrivare a un dialogo tra pari, dove “il sacerdote può contraddire il vescovo” in quanto “ciascuno deve seguire la strada che gli è indicata dalla coscienza”. A garantire la bontà della via intrapresa, c’è sempre la misericordia che lava da ogni peccato e tutto perdona.

Disobbedire al proprio pastore, dunque è legittimo, secondo Iniziativa parroci.

Dal Vaticano è già arrivato l’altolà del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Müller, che ha accusato gli ottocento sacerdoti di volersi costruire una propria chiesa, “secondo i propri gusti e in sintonia con lo spirito del tempo”. Don Feser, il portavoce, rispedisce al mittente i severi ammonimenti del custode dell’ortodossia cattolica: “La nostra intenzione è solo quella di chiarire che le strutture non sono qualcosa di prefissato, bensì si costruiscono”.

Anche le strutture della chiesa, dunque, “si possono cambiare, perché l’unica cosa importante è il messaggio di Cristo”. Già nel 2010, Iniziativa parroci aveva promosso un sondaggio tra i preti austriaci sull’abolizione del celibato del sacerdozio: ben l’ottanta per cento aveva risposto favorevolmente. L’anno dopo, duecentocinquanta sacerdoti firmavano un appello in cui si chiedeva l’ammissione delle donne all’ordine sacro e già allora, anticipando il dibattito serrato di queste settimane tra l’episcopato tedesco, si dicevano pronti a concedere la comunione ai divorziati. Una sfida aperta nei confronti di Roma, con l’allora portavoce, Helmut Schüller, che tuonava: “Il Vaticano non può imporre le proprie convinzioni ai preti austriaci”.

Anche allora, Iniziativa parroci mostrava i dati di una consultazione secondo la quale il cinquantadue per cento dei parroci ammetteva di pensarla in modo diverso da Roma su “importanti questioni di fede e pastorale”. Non si trattava solo di celibato sacerdotale o di donne prete, possibilità per altro già escluse più volte da Francesco nelle sue interviste e nell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”. Quasi la totalità dei sacerdoti austriaci invocava anche più attenzione alla “formazione umana” dei preti in seminario, i quali avrebbero dovuto dimostrare di essere pronti a rapportarsi con maggior fiducia e più apertura al mondo moderno. Sulla pastorale matrimoniale, poi, non si fatica a scorgere punti di contatto con i propositi dei combattivi vescovi tedeschi, decisi a imprimere un’accelerazione decisiva all’approvazione delle nuove linee guida su famiglia e matrimonio già in occasione dell’assemblea plenaria del prossimo marzo.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Matteo Matzuzzi   –   @matteomatzuzzi

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