L’Euro sotto attacco. Cosa succede se cade
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Come le situazioni cambiano nel giro di 2 anni
Questo è un articolo di Libero del 26.11.2011, da noi pubblicato agli inizi della nostra iniziativa he ha raccolto 1.114 visite. Ora l’uscita dall’euro raccoglie invece diverse adesioni OPACT
Ripercussioni - Inevitabile chiedersi quali ripercussioni avrà sulle nostre tasche, sui nostri conti, l'ipotesi peggiore: il fallimento dell'euro. La prima, immediata, conseguenza è la perdita dei valore dei nostri beni mobili e immobili. Gli stipendi, il valore delle case, i conti correnti subirebbero un'inevitabile contraccolpa dal passaggio dall'euro alla lira.Altrettanto irrimediabile sarà lo spostamento di ingenti somme di capitali dall'Italia verso Paesi considerati "sicuri" come la Svizzera con una perdita ulteriore per l'economia. Il sistema bancario sarebbe definitivamente messo in crisi da uno scenario simile: gli istituti di credito sarebbero costretti ad ottemperare agli impregni internazionale con la moneta forte, mentre sarebbero alimentate da quella debole. Unici che potrebbero trarre vantaggio sono le imprese esportatrici che avrebbero quindi degli incassi in euro mentre pargherebbero tasse, affitti, salari degli operai in lire.
I costi - L'eurocrac costerebbe 10mila euro a italiano L'uscita traumatica dall'euro di alcuni Paesi, quelli il cui debito sovrano è sottoposto al tito incrociato della speculazione è ben più che un'ipotesi fantapolitica. La rottura dell'attuale equilibrio monetario ha dei costi che si spalmerebbero un po su tutti. E non soltanto nei cosiddetti Paesi Piigs, l'acronimo con cui gli analisti hanno accomunato Portogallo, Irlanda, Italia Grecia e Spagna, giocando sull'assonanza con la parola “Pigs”, vale a dire maiali. Uun gruppo di analisti della sede londinese di Ubs ha quantificato i costi. Su ogni italiano peserebbe una cambiale di circa 10mila euro l'anno per almeno un decennio. Se invece dovesse saltare tutto il sistema della moneta unica i costi scenderebbero.
La nuova lira La nuova lira partirebbe svalutata del 50% rispetto al cambio attuale. Così per fare un euro ci vorrebbero circa 3.000 lire. Poco meno per comprare un dollaro. Gli effetti del deprezzamento delle nostre merci che renderebbero convenientissimo il Made in Italy su tutti principali mercati europei verrebbero però azzerati da dazi doganali di almeno il 50% che i i Paesi del Nord Europa imporrebbero subito. In compenso ci troveremmo a pagare carissimo il petrolio che importiamo (tutto) e questo scatenerebbe un'inflazione a due cifre. Sicuramente superiore al 10%. Diventerebbe insostenibile per le nostre finanze anche il perso dei titoli del debito pubblico emessi in euro, destinati a rimanere in circolazione. Senza contare gli interessi, pure questi non inferiori al 10%. Gli analisti di Ubs non escludono l'insorgere di violenti disordini sociali che potrebbero portare addirittura a alla guerra civile.
26.11 Libero
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