IL CORRIERE TRACCIA IL SOLCO, LA GIUSTIZIA LO DIFENDE

DAL '94 AD OGGI, TUTTE LE CANNONATE  A BERLUSCONI

Dall'invito a comparire recapitato a Napoli nel '94 all'altolà alla Cassazione di ieri, il Corsera ha cannoneggiato Berlusconi per vent'anni, soprattutto ad opera di Paolo Mieli - Fu sua la firma sull'endorsement per Prodi nel 2006, mentre la Sarzanini “scoprì” il caso D'Addario...

T.M. per "Libero"

In principio fu l'invito a comparire anticipato a mezzo stampa mentre Silvio Berlusconi presiedeva a Napoli una conferenza internazionale sulla criminalità. Era il 22 novembre 1994 quando il Corriere della Sera, direttore Paolo Mieli, sparò in prima pagina la notizia che la procura di Milano, nella persona di Antonio Di Pietro, era sulle tracce dell'allora presidente del Consiglio nell'ambito del procedimento sulle presunte tangenti pagate ad alcuni ufficiali della Guardia di Finanza.

Sette anni dopo, la corte di Cassazione avrebbe assolto Berlusconi «per non aver commesso il fatto » per tutti e quattro i capi di imputazione. Nel frattempo, però, sull'onda di quella mossa giudiziaria, il primo esecutivo dell'allora leader di Forza Italia sarebbe naufragato di lì a poco per il ribaltone di Umberto Bossi, leader leghista.

L'«attenzione» del quotidiano di via Solferino nei confronti del Cavaliere è proseguita negli anni successivi. Affiancando alle indiscrezioni provenienti dagli uffici giudiziari, dichiarazioni di voto in favore degli sfidanti di Berlusconi alle elezioni.

Come l'8 marzo 2006, quando Mieli (ancora lui) prese apertamente posizione a favore di Romano Prodi, candidato dell'Unione di centrosinistra. «Il risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare quanto mai incerto», fu la premessa del direttore. «È questo», aggiunse Mieli, «un buon motivo perché il direttore del Corriere della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché il nostro giornale auspica un esito favorevole ad una delle due parti in competizione: il centrosinistra». E via con un panegirico sulle qualità dei leader della coalizione: da Prodi a Francesco Rutelli, passando per Fausto Bertinotti e Piero Fassino.

L'Unione, anche grazie a quell'endorsement, vinse le Politiche con poco più di 140mila voti di scarto. Poi arrivò Patrizia D'Addario. Perché è l'inviata Fiorenza Sarzanini, all'epoca si vociferò su suggerimento di Maddalena Tulanti, direttore del Corriere del Mezzogiorno, cugino pugliese del Corsera, a dare il via al "caso escort" intervistando la donna.

«Incontri e candidatura, ecco la mia verità», il titolo dell'articolo del 17 giugno 2009 nel quale D'Addario rivelava di aver trascorso due notti a Palazzo Grazioli grazie ai buoni uffici di «un certo Gianpaolo». Gianpaolo Tarantini, alias «Gianpi».

L'imprenditore che, si scoprirà due anni più tardi sempre grazie all'abilità del Corriere della Sera , gestiva la lista delle invitate nella residenza romana del Cav. «Quelle richieste al telefono di Berlusconi a Tarantini: chi mi porti stasera?», titolò il quotidiano il 16 settembre 2011.

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