Le lezioncine di Nature su Stamina

La situazione creata dai giudici e la politica  incolpevole

Che il metodo Stamina di Davide Vannoni (terapie a base di cellule staminali modificate) sia screditato nella comunità scientifica internazionale è un fatto al quale la rivista Nature ha dato solo nuovo rilievo. Ma quello che Nature non dice è che governo e Parlamento hanno autorizzato a maggio una sperimentazione a tempo del metodo – nel rispetto di protocolli riconosciuti dagli organi di controllo europei – perché costretti, nei fatti, da una serie di pronunciamenti della magistratura italiana. Diversi giudici, sollecitati dai pazienti e dalle loro famiglie (si parla di circa duecento ricorsi), hanno imposto con ordinanze la prosecuzione delle cure secondo il metodo Stamina, nonostante molti scienziati lo ritengano insicuro e inefficace. E’ logico che la comunità scientifica insorga contro la concessione di deroghe che, a suo giudizio, non garantirebbero abbastanza i pazienti o li illuderebbero. Assai meno chiaro è perché quella stessa comunità se la prenda con la politica italiana, obbligata dall’ennesima attività di supplenza della magistratura a cercare di mettere un punto fermo attraverso una sperimentazione autorizzata secondo protocolli verificabili. Stamina non può pretendere che valgano per il suo metodo regole ad hoc, diverse da quelle europee, ma alla politica non è consentito ignorare né le ordinanze né le norme sulla buona sperimentazione. Può invece agire, come ha fatto, per evitare che la vicenda rimanga appesa ai singoli provvedimenti dei tribunali, non di rado contraddittori. Nature sbaglia obiettivo e premesse: l’Italia non è affatto terra di deregulation nella sperimentazione clinica. Ha altri problemi.

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