La febbre del sabato a Fiat Pomigliano

Servono nuove Panda,  si deve lavorare di più. D’accordo?

La notizia che Fiat ha chiesto alle rappresentanze sindacali dello stabilimento di Pomigliano d’Arco il consenso a due sabati di recupero nell’area A – anche con nuovi operai – per fare fronte a una commessa di nuove Panda da parte di una grande compagnia di noleggio auto ha avuto nei media un modesto risalto. Ma è un evento che comporta una prima verifica del rapporto fra sindacati aziendali e Fiat, in relazione al “contratto Marchionne” che è stato proposto per la prima volta proprio a Pomigliano. La cessazione della produzione di vetture di qualità, le Alfa, aveva suscitato diffidenze e portato a vertenze sindacali. Queste sono state particolarmente aspre con la Fiom soprattutto per il nuovo contratto aziendale, che essa rifiuta. Rimasta in minoranza, nel referendum interno, la Fiom è stata esclusa dalle rappresentanze sindacali aziendali, sulla base del nuovo contratto. Ciò contrasta con l’accordo nazionale fra Cgil e Confindustria, che questa non ha ancora disdetto, ma essendo Fiat uscita da Confindustria non è vincolata da tale accordo. Ora saranno i delegati aziendali di Fim, Uilm, Fismic e Ugl a rispondere alla Fiat. E’ prevedibile che diranno sì alla richiesta, che costituisce una dimostrazione della validità del nuovo contratto.

Eppure non sono mancate le polemiche: gli operai hanno già lamentato orari di lavoro più pesanti per via di nuovi ordini (apriti cielo, lavorare stanca!). In quest’epoca in cui le imprese convocano i sindacati soprattutto per le procedure di cassa integrazione, di cui Fiat in particolare si sta avvalendo, il fatto che le rappresentanze sindacali debbano invece occuparsi della richiesta di lavoro al sabato, è in realtà una piacevole novità. Una notizia che dà la sensazione di potersi paragonare (un po’) a quelli della Volkswagen, dove lavorare di sabato è diventato quasi la regola. Fiom non potrà affermare che la nuova procedura genera la disgregazione dei sindacati, perché le altre sigle hanno chiesto a Fiat un paio di giorni di riflessione per consultarsi con le segreterie territoriali. Agiscono cioè d’intesa con le organizzazioni di cui fanno parte. Con la differenza che, con questo contratto, chi sta in fabbrica non subisce le decisioni dei vertici. Il 23 maggio quando le rappresentanze sindacali di Pomigliano risponderanno all’ad di Fiat, Sergio Marchionne, si saprà se l’Italia è un po’ più tedesca, almeno nei rapporti di lavoro. Il Foglio, 22.5

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