L’Italia, rigorosa sui conti, ma dietro la lavagna dell’Ue
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Francia, Spagna, Belgio e Olanda vogliono e (hanno) sconti sull’austerity.Roma ha
zero deficit, ma poca stabilità. Bruxelles. "Senza una “prospettiva Monti”, il paese primo della classe per risanamento dei conti e riforme è nuovamente dietro alla lavagna dell’Eurogruppo. Ieri, mentre sui mercati tornavano a circolare voci di un possibile declassamento dell’Italia causa ingovernabilità, e malgrado una situazione di bilancio molto più rassicurante di buona parte dei partner europei, il nostro paese è tornato in cima alle preoccupazioni dei ministri delle Finanze della zona euro riuniti a Bruxelles. “Il risultato delle elezioni in Italia ha creato incertezza sui mercati e ora molto dipende da quanto rapida sarà la formazione del nuovo governo”, ha dichiarato il ministro delle Finanze finlandese, Jutta Urpilainen. L’auspicio è che “le riforme avviate dal governo Monti proseguano”, ha spiegato il lussemburghese Luc Frieden. Il sogno inconfessato è di una grande coalizione, cui Bruxelles sarebbe pronta a fare “qualche concessione sugli obiettivi di bilancio, se porterà avanti l’agenda Monti”, dice al Foglio una fonte comunitaria.
Sconti e rinvii sono all’ordine del giorno dopo la pubblicazione delle previsioni economiche invernali della Commissione. Per l’Italia le brutte notizie sulla crescita sono compensate dai conti pubblici: il responsabile degli Affari economici, Olli Rehn, a fine aprile dovrebbe chiudere la procedura per deficit eccessivo avviata nel 2009. Le previsioni della Commissione indicano un disavanzo al 2,8 per cento nel 2012, sotto la soglia del Patto di stabilità, e il pareggio di bilancio in termini strutturali alla fine del 2013. Finora solo Germania, Lussemburgo, Finlandia, Malta ed Estonia sono riusciti a rientrare nei ranghi. Alcuni rigoristi a tripla A – come Austria e Olanda – ci metteranno più dell’Italia. Quasi tutti, Francia in primis, premono per ottenere deroghe e ritardare la cura di austerità. L’Eurogruppo deve discutere sul “buon equilibrio tra riduzione del deficit e sostegno collettivo alla crescita”, ha annunciato il francese Pierre Moscovici, usando il caso delle elezioni italiane per giustificare le richieste di Parigi: occorre “evitare di aggiungere austerità alla recessione, perché ucciderebbe la crescita e creerebbe una perdita di fiducia nell’Europa”. Con un disavanzo al 3,7 per cento nel 2013, la Francia dà per scontato che la Commissione le concederà un anno in più di tempo per rientrare nei limiti. Il Belgio è a rischio multa per aver superato il 3 per cento nel 2012 e chiede lo stesso trattamento di favore. Così anche la Spagna che fa i conti con un deficit al 6,7 per cento. Il Portogallo ha ottenuto, con l’Irlanda, uno sconto sul rimborso del bailout da 78 miliardi. L’Olanda s’attende un anno in più per il deficit.
Dentro l’Eurogruppo la fazione del rigore è ancora forte. “Le regole per rafforzare il Patto di stabilità vanno applicate strettamente”, ha detto il lussemburghese Frieden. Ma la politica europea deve fare i conti con i governi nazionali e difficilmente la Commissione può permettersi di infliggere multe a Parigi o all’Aia. Così, con il sostegno della Germania, Rehn ha messo a punto una formula per garantire un po’ di respiro, senza rinnegare nulla: gli sconti temporali ci saranno, ma solo per i paesi che si impegnano a sforzi di bilancio strutturali e riforme economiche nel biennio 2013-2014. Per l’Italia ingovernabile, ora, il problema è un altro. “Il risultato delle elezioni fornisce una fotografia complicata”, ha ammesso il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem: il prossimo governo deve contribuire “alla responsabilità che abbiamo tutti della stabilità della zona euro”. Ma della responsabilità a intermittenza cancellerie e mercati non si fidano, così ieri il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha inviato una lettera “all’onorevole Pier Luigi Bersani, all’onorevole Silvio Berlusconi e al signor Beppe Grillo”, in qualità di leader delle coalizioni rappresentate nel nuovo Parlamento, per invitarli a Palazzo Chigi “in distinti incontri”, in vista del Consiglio europeo del prossimo 14 marzo “sulle priorità per la politica economica europea per l’anno 2013”.
di David Carretta, 5/3