La Germania «esporta» anziani in fuga dalla crisi
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La Germania «esporta» anziani in fuga dalla crisi verso gli ospizi dell'Europa dell'Est . Dal
nostro corrispondente PAOLO LEPRI , Corriere 28/12 . BERLINO - Renate Apel, pensionata, settantaquattro anni, ha lavorato tutta la vita ad Amburgo, prima in uno di quegli stand dove si arrostiscono salsicce e poi in una fabbrica di sigarette. Adesso, con il suo assegno mensile, non riesce più a tirare avanti. Per sopravvivere, bussa ogni settimana alla porta della Hamburger Tafel, una «banca del cibo» che distribuisce alimenti recuperati nei supermercati e ristoranti. «Non posso nemmeno fare visita a mia figlia che vive a nord di Hannover. Essere poveri fa sentire anche più soli», ha detto a Der Spiegel , che ha raccontato recentemente il suo caso simbolo. Ma il suo è un problema di tanti, destinati a diventare ancora di più. Secondo i dati del ministero del Lavoro e degli Affari sociali, guidato dalla cristiano-democratica Ursula von der Leyen, saranno infatti centinaia di migliaia i tedeschi che dopo aver lavorato trentacinque anni percependo un salario lordo di 2.500 euro riceveranno una pensione di circa 688 euro, ritenuta inferiore ai livelli minimi di sussistenza. E a essere colpiti da un drastico abbassamento del livello di vita saranno tutti i cittadini, non solo casalinghe, lavoratori part-time e coloro che hanno gli stipendi più bassi, come ha chiaramente indicato Ursula von der Leyen attirandosi le critiche di molti colleghi di governo.
Queste cifre si riferiscono a proiezioni sul 2030, ma il problema della povertà nella fascia più anziana della popolazione è un'emergenza tra le più discusse già oggi in Germania. Per sua fortuna, Renate Apel sta bene. Ma tanti suoi coetanei, in cattive condizioni di salute, sono costretti a trasferirsi all'estero, dove l'assistenza alle persone che ne hanno bisogno è meno costosa. È un nuovo esodo, di cui ha parlato per primo il quotidiano popolare Bild , che ha smesso di descrivere la vita spensierata dei pensionati tedeschi che scelgono paesi esteri dove il tempo è più buono e la vita è meno cara per parlare invece dei tanti «profughi della salute» che vengono curati lontano dalla loro patria.